Costume

Herbalife Nutrition, la fotografia in Italia della donna che lavora in proprio

Eduardo Cagnazzi

Una ricerca realizzata da One Poll e promossa dall'azienda leader mondiale del network marketing. La carriera al femminile meno veloce rispetto agli uomini

Una nuova ricerca promossa da Herbalife Nutrition, azienda leader mondiale del network marketing, su un campione di 9mila donne in quindici Paesi, tra cui 500 in Italia, ha rilevato come, a livello globale, la maggioranza di esse (72%) aspiri ad avere un'attività in proprio. L’indagine “Women and entrepreneurship” -realizzata dalla società di ricerca One Poll- ha preso in esame non solo le molte difficoltà che le donne affrontano, spesso, sul posto di lavoro ma anche le motivazioni profonde che spingerebbero molte di esse a cambiare la propria situazione, diventando di fatto imprenditrici di sé stesse. A questo proposito, non stupisce che un nuovo contesto professionale, in grado di offrire anche una maggiore autonomia di gestione del proprio tempo-lavoro in quanto capo di sé stesse, sia la principale motivazione che spingerebbe sei donne su dieci, in tutto il mondo, ad avviare un’attività in proprio. Mentre implica necessariamente una riflessione il fatto che il 62% delle intervistate vorrebbe avviare un'attività autonoma a causa di un trattamento ingiusto, subìto nei precedenti ruoli lavorativi.

Volendo approfondire questo argomento, dai risultati della survey emerge -sempre a livello global- che le donne hanno dovuto affrontare maggiori ostacoli nel loro percorso professionale, rispetto ai colleghi uomini. Tra le principali difficoltà evidenziate a riguardo dalle intervistate ci sono il dover rimandare la nascita di un figlio per evitare conseguenze sulla carriera (43%), le minori opportunità di promozione (33%), la mancanza di parità retributiva (31%), oltre alle discriminazioni subite durante gravidanza (25%). Non è un caso, quindi, che il 72% del campione ritenga che le donne debbano lavorare molto di più per avere le stesse opportunità degli uomini in ambito lavorativo. Un “soffitto di vetro”, quindi, ancora ben al di là da rompersi, volendo utilizzare la metafora più comune per indicare ogni situazione in cui l'avanzamento di carriera di una persona in una organizzazione lavorativa o sociale, o il raggiungimento della parità di diritti, viene impedito per discriminazione e barriere, che si frappongono come ostacoli di natura sociale, culturale, psicologica apparentemente invisibili anche se insormontabili.

“I risultati di questa survey internazionale documentano, anche a livello italiano, un quadro ancora troppo lento a cambiare -precisa Federica Viganò, sociologa esperta di tematiche del lavoro presso la Libera Università di Bolzano- in cui le donne continuano a essere penalizzate, a livello di carriera, per ragioni di maternità e di cura della famiglia, che include anche a genitori anziani o familiari bisognosi. Tuttavia, negli ultimi anni il tema della conciliazione vita privata/lavoro è passato dall’essere un tema periferico rispetto ai temi cardine dell’economia italiana, ad essere tema piú sentito, e si è compreso quanto sia intrinsecamente legato alle dinamiche del mercato del lavoro in termini di partecipazione delle donne alla forza lavoro e di produttività complessiva del sistema. Che occuparsi di tutela delle differenze di genere rappresenti una pratica di responsabilità sociale delle organizzazioni o no, occorre considerare che spesso tali pratiche si collegano a migliori performance economico/finanziarie. Oltre ad effetti che possono essere “contabilizzati”, ve ne sono altri di tipo intangibile, immateriale, difficilmente quantificabili in un bilancio ma assolutamente rilevanti per le persone. Comunque, nell’ottica della conciliazione vita privata/lavoro, anche il network marketing può costituire una valida opportunità, e non soltanto per le donne, consentendo di lavorare, dalla propria casa e nel proprio territorio, e soprattutto di sovvertire la logica e la cultura del presenzialismo in favore del lavorare per risultati e obiettivi”.

Imprenditoria al femminile: cosa ne pensano le italiane?                                                                                Poter avere un’attività in proprio è sicuramente aspirazionale anche per molte donne italiane. Il 50% delle intervistate di casa nostra ha, infatti, dichiarato di desiderare un’attività autonoma, soprattutto se attualmente inoccupata (44%), ma solo il 25% ha intrapreso almeno i primi passi per avviarla. Tra le motivazioni che spingerebbero a mettersi in proprio c’è la volontà di seguire le proprie passioni (55%), di avere un’occupazione più flessibile (31%), di cambiare carriera (29%), ma anche di diventare un supporto economico per la propria famiglia (29%). Quello che emerge chiaramente è anche la consapevolezza che il successo imprenditoriale sia tutto fuorché scontato e che, per raggiungere i propri obiettivi, siano necessari impegno, dedizione e costanza. Quindi, così come sono chiare le motivazioni che spingerebbero al cambiamento, altrettanto esplicite sono le principali remore legate al fare questa scelta. In particolare, a livello italiano, preoccupano i costi di avviamento dell’attività (52%), %), la mancanza di finanziamenti e di supporto, oltre che una scarsa conoscenza del mercato (42%), il timore che l’attività non sia redditizia (38%) ed eventuali ostacoli derivanti da barriere legali e normative (28%). Infine, è davvero molto significativo il fatto che -avendone la possibilità- le donne italiane avvierebbero un’attività in proprio per offrire ad altre donne opportunità di parità retributiva (50%), di seguire le proprie passioni (44%), di dimostrare le proprie potenzialità (40%) ma anche per diventare un modello per le donne più giovani (32%). Anche in Italia, Herbalife Nutrition punta a creare occupazione, soprattutto per le donne, attraverso la modalità della vendita diretta un modello che negli ultimi anni ha ottenuto importanti risultati nel nostro Paese e nel Mondo. Il modello commerciale di Herbalife Nutrition, conosciuto anche come “network marketing”, si basa infatti sullo sviluppo e sulla valorizzazione delle capacità individuali unite a un forte spirito di collaborazione.

“Al prodotto di altissima qualità -rileva in proposito Rebecca Varoli Piazza, country director Italy  (nella foto)- si unisce il modello di business, ossia la vendita diretta o network marketing,  all’avanguardia e soprattutto alla portata di tutti. Si tratta di un'importante opportunità di crescita, anche per l'occupazione femminile e rappresenta una soluzione ottimale, sia grazie a un investimento iniziale contenuto, sia perché il nostro modello di vendita consente a ciascun Distributore indipendente di creare una propria rete che collabora con lui nello sviluppo del business. In Italia, Herbalife Nutrition è da sempre impegnata a preservare la natura etica del settore, attraverso precise protezioni dei consumatori Gold Standard e il rispetto delle normative nazionali”.

Il panorama del lavoro in Italia.                                                                                                                                    Se il 2019 si era chiuso, secondo le statistiche ufficiali Istat, con un numero di occupati in Italia al massimo storico, pari cioè a circa 23,4 milioni di unità, gli ultimi mesi hanno creato uno shock che ha coinvolto sia l’offerta (si pensi alla sospensione delle attività delle imprese), sia la domanda (contrazione di consumi e redditi). Molti posti di lavoro sono scomparsi e, come ha evidenziato l’Organizzazione internazionale del lavoro, l’attuale crisi economica influenzerà prevalentemente alcune categorie di lavoratori: i giovani, gli ultracinquantacinquenni, gli immigrati, le donne e le categorie non protette (tra cui lavoratori autonomi ed occasionali). Oltre al crollo degli occupati, a seguito della chiusura delle attività produttive, l’Istat ha rilevato anche un forte aumento degli inattivi, frutto presumibilmente di uno scoraggiamento degli italiani rispetto alla possibilità di trovare un posto di lavoro, che ha comportato il crollo delle persone in cerca di un impiego (-23,9% pari a -484mila unità), che riguarda soprattutto le donne (-30,6%, pari a -305mila unità) rispetto agli uomini (-17,4%, pari a -179mila), con un calo in tutte le classi di età.