Costume
Coronavirus, il nuovo senso dell'abitare: così cambia la casa post Covid-19
L'intervista di Affari a Donatella Caprioglio, psicoterapeuta e scrittrice
Qual è il nuovo senso dell'abitare dopo questo lungo lockdown? Come cambia la casa post Coronavirus? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Donatella Caprioglio, psicoterapeuta e scrittrice, autrice del libro "Nel cuore delle case" (Ed. Il punto di Incontro).
Come è stata vissuta la casa durante il confinamento?
"La casa al tempo del coronavirus è stata un presidio per proteggerci da un nemico invisibile e dall'ansia che questo accadimento impensabile ci scatenava. E' stata il teatro delle nostre paure e dei meccanismi difensivi per sorpassarle. L'abbiamo pulita con amore o furore, risanata, alleggerita dalle nostre pene. Attraverso lei abbiamo capito la difficile arte della sottrazione e l'immenso piacere di sperare di arrivare all'essenziale. E' servita magnificamente come un oggetto, direi meglio, soggetto terapeutico per eccellenza.
Ci siamo conosciuti abitandola, a volte odiandola anche per differenti e personali ragioni, occupando i vari spazi con esigenze nuove, riparative e rassicuranti diverse da quelle conosciute. La cucina ha avuto la meglio come stanza simbolica di prima assistenza ai bisogni primari, il bagno come luogo sacro per purificare e rilassare attraverso l'acqua un corpo contratto e garantire la solitudine, il corridoio per sgranchirsi le gambe, gli armadi per controllare attraverso l'ordine, il disordine dei pensieri, il balcone, terrazzo o giardino per collegarsi ad una prospettiva altre noi stessi. Guardare oltre la siepe e mettere le mani dentro la terra per collegarci al mondo, vederlo attraverso la natura, cambiare, germogliare, trasformarsi. Vivere un ritmo regolare".
Cosa abbiamo imparato da questa potente metafora della nostra identità?
"Prima di tutto a conoscere i nostri bisogni e le nostre manie, i rituali necessari, gli spazi preferiti, la ricerca di soddisfare bisogni essenziali quali il nutrirsi, lavarsi, dormire, ma anche socializzare, isolarsi, astrarsi e lasciarsi andare. Abbiamo visto il da farsi per migliorare lo spazio forse troppo esiguo, poco comodo, mal pensato per darci un benessere che in cattività diventa cura. Abbiamo imparato a capire il senso dell'abitare e sognare uno spazio ideale".
Quali sono i parametri essenziali delle case dopo Covid-19?
"Spazi che bilancino condivisione ed intimità, cucine capienti, salvifiche in certi momenti di ansia, stanze che garantiscano la riflessione personale e altre la riunione conviviale, terrazze che producano l'idea di un supplemento di vita, che diano la possibilità di coltivare un fiore, un orto. Giardini, quando si può, pergole che creano una transizione tra privato e sociale, gradini per stare fuori e tra una casa e l'altra per socializzare con la dovuta distanza. E sopratutto, verde e alberi per respirare perché senza la natura, abbiamo capito e studiato, che non si può stare. Dal passato abbiamo esempi che dimostrano l'attenzione ai bisogni umani di silenzio e di convivio, di natura contemplata e natura operata. Uno fra i tanti, i conventi con i chiostri ne sono l'esempio, ognuno la sua cella con il suo spazio interiore, con i fiori o alberi profumati, il porticato per camminare riparati dalla pioggia, gli orti conclusi per provvedere alla sussistenza.
In scala moderna non dovremmo abbandonare questo concetto filosofico e architettonico di armonia tra il pieno e il vuoto, tra il bisogno di privatezza e la necessità di un confronto, tra odori e stagioni mutanti che ci riaggancino ad un ritmo universale. Abbiamo imparato a vivere anche con meno, purché funzionale. Aumentiamo la qualità del nostro interno con soluzioni di minor dispendio energetico, di maggior afflusso di luce, di materiali di ottima qualità il più possibile naturali e nostri, di buoni letti per riposare e stanze da bagno per rigenerare e connessioni ottimali per poter permettersi di fermarsi in casa a lavorare. Non senza uno sguardo all'esterno, alla foglia avvizzita eliminata, alla pausa di tanto in tanto per contemplare e dare aria al cervello.
Abbiamo beneficiato del gesto del vicino, della solidarietà che dà una gratificazione maggiore all'abbondanza del vuoto di un'emozione. Che questa lezione che tutti noi abbiamo praticato, ci serva a capire il senso del nostro abitare. E' questo il tempo giusto per iniziare a pensare di cosa ha bisogno l'uomo, per continuare a respirare".