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Costume
Matteo Cambi: "Dal carcere al ritorno a Guru. Vi svelo la mia rinascita"

Di Giordano Brega

“Il momento più difficile? E’ legato al declino dell’azienda, quando mi stavo rendendo conto che era in grande difficoltà malgrado avessi attuato un piano di ristrutturazione. Capii che difficilmente sarei riuscito a venir fuori da questo tunnel di indebitamento. Lì ho iniziato a soffrire moltissimo, lasciandomi andare. Stiamo parlando della fase che va dall’estate del 2007 sino al luglio 2008 quando ci fu l’arresto. Un periodo molto buio”. Parla ad Affaritaliani.it, Matteo Cambi. L’inventore del brand G U R U.

Lo abbiamo visto di recente in tv tra i naufraghi dell’Isola dei Famosi. E in queste settimane sta lanciando il suo libro – edito da Mondadori – e scritto con Gabriele Parpiglia “Margherita di spine – Ascesa e caduta dell’inventore di Guru”. 

A 29 anni l’imprenditore emiliano sta ricostruendo, giorno dopo giorno, la sua ‘seconda vita’.

Ma prima di guardare al futuro facciamo un passo indietro. C’è qualche episodio di cui non va particolarmente fiero in quel periodo buio di cui parlava?
“Ce ne sono diversi. Ero molto chiuso. Non volevo vedere nessuno, non facevo entrare in casa neanche mia madre, che voleva solo sapere come stavo. Avevo comportamenti molto difficili da giustificare. Dettati anche da una lucidità non totale e costante che caratterizzò quella fase della mia vita”.

Lei dice che tutto è nato dal declino della sua azienda.  Quale fu il suo errore?
“Io sbagliai su una cosa fondamentale. Però prima le faccio una premessa".

Dica...
"L’azienda andava sempre molto bene. Il problema grosso era l’indebitamento, ma i fatturati non mancavano".

E dunque quale fu l'errore?
"Essendo Guru una mia creatura, realizzata a 24 anni - io sbagliai nel non scindere mai quello che era l’azienda dai miei vizi, il mio esagerare nelle spese. La trattai come fosse una cosa unica con me, secondo la logica del 'l'hai fatta tu, puoi farne un po' quello che vuoi'. Il grande imprenditore invece sa bene la differenza sostanziale tra sé e l'azienda. E come non abusare di un patrimonio che alla fine non ti appartiene completamente, ma che è anche di soci, dipendenti, fornitori e via dicendo”.

Il periodo del carcere, trascorso in isolamento, cosa le ha lasciato?
“Un ricordo drammatico, ma di grande umanità. Un’esperienza dura, che rimarrà per la vita. Mi ha fatto bene”.

Ma se ripercorre nella sua testa i giorni in carcere, che flashback le viene in mente?
“Penso a quando si chiudono i portoni d’ingresso.  A questi corridoi infiniti che... non capisci dove stai andando, come se ti stessero conducendo all’inferno. Non ti rendi conto… non puoi chiedere informazioni e sai che devi avere un comportamento diligente. In quel momento sei un detenuto: hai dei diritti, ma soprattutto dei doveri. Penso alla prima notte: io arrivai là dentro alle due del mattino… sono momenti che ricorderò. Poi i giorni passavano, piano-piano finisci per abituarti e senti che inizia la tua nuova vita anche all’interno della struttura”.

Lei viveva dentro al mondo dello showbiz. Le è rimasto accanto qualcuno?
“Nessuno. In quel mondo mi sono auto-distrutto, mi sono fatto portare a fondo. E sono spariti tutti”.

Proprio nessun amico rimasto da lì?
“Assolutamente no. Dal momento in cui mi hanno arrestato non ho più sentito nessuno”.

Chi invece le è stato vicino…
“.. è stata la mia famiglia. I rapporti più stretti, più cari. Gli amici nuovi, quelli che ho ritrovato…”

Ha recuperato le amicizie di vecchia data?
“Qualcuno sì. Purtroppo ne avevo persi tanti. Perché quando decidi di frequentare quel mondo…  Poi certo è ovvio che anche quelli d’infanzia mi hanno fatto pesare qualche atteggiamento sbagliato.  Però quelli ‘veri’, sì loro li ho ritrovati”.

Lei oggi collabora con Guru, ora di proprietà gruppo indiano Bombay Rayon Fashions. Che effetto le fa essere consulente di un’azienda che lei aveva creato?
“Io collaboro con loro dal 2012. Sono partito con un contratto a progetto triennale e da agosto sono diventato loro consulente. Non le nascondo che all’inizio è stato un po’ difficile ritornare in azienda, soprattutto perché, quando mi hanno richiamato, ero ancora nel mio vecchio stabilimento. E rivedere gli uffici... Però ho trovato in tutto questo un’opportunità, un messaggio positivo. Qualcuno aveva deciso di ridarmi un’autorevolezza, una posizione. E aveva dunque stabilito che tutto quello che avevo fatto non era poi così sbagliato. Credo che non sia una cosa che capiti spesso. E poi..."

Poi?
"Dal 2008 al 2012 io avevo avuto il tempo di assimilare che l’azienda non era più mia. Ovvio che ci siano stati momenti difficili, ma il tempo del rammarico era passato”.

In futuro pensa a tornare a essere imprenditore. Quale può essere la sua nuova frontiera? Esiste nella sua testa un Guru 2.0?
“Ora sono molto attento, molto prudente. Il mio sogno potrebbe essere quello"

C'è un 'però' in questo pensiero?
“Ci sono tante variabili nuove con cui confrontarmi rispetto al passato. Prenda i social, ad esempio. Devo fare un’analisi prima di tutto. Io poi sono tornato un uomo completamente libero solo da luglio: i miei conti con la giustizia li ho saldati tutti. Completamente. Quelli da imprenditore invece li avevo chiusi già nel 2009. In questo periodo ho potuto viaggiare poco, sono stato legato a Parma e Milano. Passo dopo passo sto ricostruendo nella mia testa quello che può essere un percorso: dire oggi se sia possibile un Guru 2.0 è un po’ difficile perché sono cambiate tante dinamiche”.

Com’è la sua vita oggi?
“E’ quella di una persona felicemente sposata, che sta molto con i figli e fa una vita molto regolare. Ho appena finito di scrivere il libro con Gabriele Parpiglia e ci abbiamo lavorato per sette mesi. Ora faccio una vita normale. Non era normale quella che facevo prima”.

Lei è reduce da una breve parentesi sull’Isola dei Famosi, che ha deciso di lasciare. Il mondo dello spettacolo potrebbe essere una parte della sua vita futura?
“Non lo so. Io ho abbandonato perché non sentivo che la mia storia potesse avere un fine vero. Se trovo, attraverso questo mondo, l’occasione di avere opportunità lavorative, va bene. Ma con la possibilità di costruzione di qualcosa, andando oltre la sola visibilità e la fama. A quel punto le dico ‘perché no?’ Ma deve essere dentro un profilo logico di questo tipo”.

Tags:
matteo cambiguru





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