Costume

The White Lobby: una nuova idea di ospitalità per rilanciare gli alberghi

Eduardo Cagnazzi

L'iniziativa intende promuovere un'idea diversa per le strutture ricettive in Italia. La reception? Un salotto piuttosto che considerarla un arido ufficio

Ripensare la funzione degli hotel nelle grandi città italiane. Come? Attraverso un’innovazione dell’hospitality che sia più inclusiva e meno esclusiva, per adeguarsi a una tendenza che negli altri mercati è in atto già da tempo. Ampliare contemporaneamente la fruizione della struttura ricettiva per l’ospite e far sì che questo si traduca in nuove opportunità di reddito per gli hotel, messi in scacco dall’espandersi dell’extralberghiero. L’opportunità arriva con The White Lobby. Si tratta di un'iniziativa promossa da L4 - dipartimento di Design e Architettura afferente a Studio Speri, Società di Ingegneria civile che opera in Italia da oltre 40 anni, con il patrocinio di Federalberghi Roma, Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza e Oice, presentata oggi a Roma dall’architetto Leed Ap, Francesco Lupoi (nella foto).

Il bando                                                                                                                                                                                            Aperto fino al prossimo 2 settembre, è rivolto a studenti e giovani professionisti under 35 e si pone come obiettivo la trasmissione di un'idea diversa per le strutture ricettive, la promozione di un loro miglioramento e la loro trasformazione in luogo di incontro, specialmente in un contesto come quello della Capitale, che negli ultimi anni, nonostante resti lo scrigno per eccellenza di monumenti e bellezze che tutto il mondo invidia, ha perso turisti e alberghi, con un aumento esponenziale del numero dei bed and breakfast (il 50% dei quali, secondo un report della Guardia di Finanza, risulta essere abusivo). 

Benvenuti a Roma, la Grande Bellezza dei paradossi                                                                                                      Nel capolavoro di Paolo Sorrentino che parla per paradossi, solo nove anni fa, ad esempio, le presenze negli hotel della Capitale ammontavano a 26 milioni 527 mila unità. Già nel 2015, invece, la città registrava un lieve calo, fermandosi a 26 milioni 420 mila presenze. Gioco forza, anche l'offerta ricettiva è aumentata con molta parsimonia. Nello stesso arco temporale, infatti, il numero degli alberghi è aumentato solo di 57 unità per poco più di 5 mila posti aggiuntivi. E in tutto ciò le strutture più economiche sono quasi scomparse. Dei 127 hotel a una stella ne sono rimasti 97 e dei 214 a due stelle, appena 180.
In un simile scenario si inserisce un dato, che sarebbe pur comprensibile di fronte a una crescita delle presenze turistiche, ma che invece si spiega con difficoltà. Nello stesso quinquennio preso in esame, le strutture ricettive "sostitutive" (più banalmente i B&B) a livello nazionale sono passate dalle 2.141 unità del 2010 alle 176.870 del 2015 e ben 18.546 insistono proprio su Roma e sul centro storico. A rimetterci è il Campidoglio ma l’effetto economico colpisce l’intero Paese. Se infatti agli alberghi della città viene imposto il pagamento della tassa di soggiorno, le strutture ricettive alternative una volta su due evitano l'imposta. Il danno erariale è pesantissimo e si aggira ogni anno tra i 30 e i 40 milioni. 

Una nuova idea di ospitalità per rilanciare il settore                                                                                                A questo punto è più che evidente come occorra invertire la rotta per le dinamiche di gestione delle strutture ricettive non solo della Capitale, ma di tutto il territorio italiano, facendo sì che gli alberghi tornino a significare maggiore inclusività, attenuandone l’esclusività, per quelli che vi abitano, ma anche per coloro che vi transitano solamente. Essi devono tornare ad incarnare un volano di partecipazione ai centri storici, ormai cristallizzati e sporcati da un dilagare degli esercizi commerciali mordi e fuggi e spesso non regolari. Il primo passo può essere quello di ringiovanire, proiettandole nel futuro, le aree comuni degli hotel. Tale input dev’essere naturalmente declinato sulla volontà di operare delle migliorie che includano pienamente tutti i protocolli di progettazione green bulding. Ecco che entrano in campo le certificazioni atte a stabilire il grado di impronta ecologica degli edifici.

Trasformare l’esperienza in hotel                                                                                                                                           Per immergere il visitatore nella cultura locale, le aree di maggior impatto sono le aree pubbliche quali spazi comuni di musei, parchi, ma anche le lobby degli hotel giocano un ruolo di tutto rispetto. Queste già all’estero sono diventate un unico spazio polivalente e multifunzionale che non ha limiti, potenzialmente aperto alla città. Naturalmente questa nuova concezione delle hall-lobby determina un ripensamento totale nell’intera organizzazione planimetrica dell’hotel, non solo per il tipo di servizi offerti, ma anche e soprattutto per le caratteristiche spaziali e degli elementi d’arredo.

La giuria                                                                                                                                                                                        Oltre a Lupoi, faranno parte della giuria il presidente Gar Federalberghi Roma, Alessandro Zucconi; il giornalista di Repubblica Eugenio Occorsio, chiamato anche a moderare l’evento. Presenti in giuria anche Andrea Di Leo, co-founder dello studio Legal Team, e contribuirà con un suo giudizio tecnico anche Francesco Badeschi, Architetto e Docente di Progettazione architettonica e attuale segretario del Chapter Lazio di Gbc Italia.

Architettura ecosostenibile e redditività                                                                                                        “La revisione dell’architettura e del design alberghiero, apre le porte al nuovo concept che conduce anche al raggiungimento di metodologie innovative. Potenziare gli spazi comuni e contestualmente fare architettura ecosostenibile significa progettare e costruire edifici socialmente, energicamente e finanziariamente efficienti, che coinvolgano la città, le sue risorse e i visitatori. Realizzare immobili di questo tipo, virtuosi e sostenibili, è la sfida di oggi, una realtà con la quale urge confrontarsi”. Così commenta Lupoi, promotore della prima edizione The White Lobby.

Dal punto di vista imprenditoriale, la revisione del concetto di hospitality diventa necessaria per sostenere la concorrenza con gli altri paesi ed il contest organizzato da L4 è una buona opportunità per sfruttare le potenzialità dei giovani professionisti dell’architettura e del design, così da aprire una finestra sul futuro: “Gli alberghi di catena hanno superato il classico concetto della classificazione e delle cinque stelle per crearne di nuovi che spesso vanno oltre alcune certezze tipiche del nostro settore. Oggi il dibattito ruota attorno alla reception e su come trasformarla in un salotto piuttosto che considerarla un ufficio e come rendere il piano terra accessibile anche ad altri ospiti che vogliono conoscere la città. La sfida –commenta Zucconi- è quella di riuscire a scoprire le necessità dei viaggiatori e per questo abbiano sposato l’idea di The White Lobby: ci siamo resi conto che di fronte alla concorrenza nel campo dell’ospitalità, ci troviamo a dover far fronte ad un abbassamento della redditività della camere da contrastare con altre fonti di reddito, da ricavare all’interno dell’edificio stesso. L’albergo deve essere funzionale alle esigenze degli ospiti ed essere un’attività imprenditoriale che faccia parte dell’identità cittadina. Sono anni che si prova a fare qualcosa e la fortuna di questa iniziativa è quella di riuscire a canalizzare le energie verso tale direzione. L’opportunità di coinvolgere i giovani può essere decisiva perché chi guarda con occhi diversi al nostro mondo potrà arrivare a nuove ispirazioni che abitudini consolidate, impediscono di vedere a chi, come noi, vive ogni giorno l’albergo”, conclude il numero uno dei giovani albergatori romani.

Il bando resterà aperto fino al 2 settembre.