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Costume
Vino, l'azienda di Giuseppe Pagano diversifica nel segno di Gillo Dorfles

Quando due uomini di cultura si incontrano, non può che nascere un amore bello e prezioso. Come l’amicizia sincera e profonda nata tra Giuseppe Pagano, proprietario dell’Azienda Agricola San Salvatore 1988 di Paestum nel Cilento, e Gillo Dorfles, pittore, critico d’arte, filosofo, nonché docente di Estetica all’università di Milano e di Trieste, ospite negli anni scorsi presso il Savoy Beach, dove trascorreva le vacanze, di proprietà dello stesso imprenditore. Un’amicizia legata all’amore per quel territorio del Cilento ma anche per le “cose belle e buone” che Pagano ha voluto ricordare a Paestum a poco più di un mese dalla morte del Maestro; un’amicizia così profonda  che spinse Dorfles a realizzare quasi per gioco dei disegni su alcuni cartoncini per celebrare il vino più amato, l’Aglianico, prodotto dall’azienda vitivinicola di Pagano. Un vino, spiegava l’imprenditore a Dorfles, ottenuto come lo trattavano gli antichi Greci nel Cilento che qui più di tremila anni fa scelsero questo territorio per consolidare il legame tra l’uomo e la natura. Con passione e con amore. Un nettare ottenuto da un clone disperso negli anni che il produttore aveva sapientemente recuperato per farne l’ambasciatore di questa terra nel mondo.  E Dorfles non si tirò indietro, al punto da disegnarne una dozzina, tutti di colori differenti. Ogni colore per ogni annata di produzione di Aglianico. Dodici disegni che diventeranno poi l’etichetta del vino dedicato al Maestro, coltivato a 700 metri sulla collina del monte Calpazio a Stio. “Ho visitato la bellissima vigna, penso che sarà subito uno dei vini più apprezzati”, commentava l’artista che con il vino aveva un antico legame di famiglia. Nel Friuli, nelle terre del Collio nei pressi di Gorizia, la sua famiglia aveva centinaia di ettari di terreno con diversi poderi e vigneti, prima di perderli con l’annessione di quella terra alla Jugoslavia.  Un vino fatto con amore, passione e competenza, dunque.  E Pagano ricorda che la nonna di Angelo Gaia, che ha legato il proprio nome al  grande vino, raccontava ogni mattina al nipote come comportarsi per fare da grande l’imprenditore. Creando così con due verbi, negli anni Cinquanta, il primo libro di marketing. Competenze e passione che vanno però sostenute con le possibilità. “Per fare buoni piatti devi avere grandi ingredienti e per avere del buon vino devi avere una grande uva. E poiché questa non la trovi sul mercato, te la devi costruire da solo, investendo”. E’ così che nasce l’azienda agricola, 42 ettari a grano Senatore Cappelli e dove vengono coltivati frutteti e verdure che vengono consumate in gran parte nella Dispensa dell’azienda, nel pieno rispetto della stagionalità e del ciclo agricolo.             C’è l’amore per il bello e per il buono nel Dna di Pagano. “I tedeschi mi hanno insegnato che tante piccole e sottili differenze fanno la differenza. E se a questo aggiungi l’amore e la passione ottiene la qualità”. E’ quello che ha da sempre perseguito Pagano, nato come albergatore-ristoratore e adesso imprenditore vignaiolo e caseario. Con il pallino infatti per le bufale. Al punto di acquistarne cinquecento per la sua azienda agricola al fine di ricavarne prodotti da latte. Diversificando così le attività. E con un investimento di circa 5 milioni di euro tra qualche mese inaugurerà un impianto ad alta tecnologia, attrezzato con macchinari Infra di Modena e Tecnolat di Nocera, dove si produrranno mozzarelle, prodotti di pasticceria e yogurt di bufala in vasetti con una scadenza di 40/50 giorni per un mercato di alta gamma. “Prodotti di eccellenza che dovranno diventare gli ambasciatori della nostra terra cilentana nel mondo”, dice Pagano. “Quando abbiamo investito ed acquistato le vigne ci siamo preoccupati innanzitutto dell’humus, delle condizioni del territorio e del clima affidandoci ad esperti dell’università della Tuscia. Così è stato per gli altri segmenti della nostra attività. Noi procediamo insieme con la natura, non contro. Le parliamo. Convinti che questa terra è avara solo con chi non le parla e con chi non l’ascolta”. Un concetto che consente oggi all’azienda di Pagano di essere la bandiera del Cilento nel mondo. E delle cose “buone e belle”. Come il suo olio evo Bio, riconosciuto appena dieci giorni fa al Sirena d’Oro di Sorrento tra i migliori al mondo.    

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