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Cronache
22 anni senza Marta Russo: ma con la sua fondazione fa ancora del bene

Ventidue anni fa, il 9 maggio del 1997, la studentessa ventiduenne Marta Russo veniva ferita gravemente alla Sapienza di Roma, nella Città Universitaria, per poi morire in ospedale cinque giorni più tardi, il 14 maggio. Tanto si è raccontato sulla sua morte, il suo caso per anni è stato sviscerato, sezionato, scandagliato nei minimi dettagli, ma della giovane Marta, la cui vita fu stroncata ignobilmente nel fiore degli anni, si è parlato molto poco. Per una volta, quindi, vorremmo tralasciare dati, numeri, analisi balistiche, ricostruzioni ambientali, interrogatori, smentite, deposizioni, condanne, arresti, scarcerazioni.

Vorremmo tentare di restituire a Marta Russo la sua dignità di essere umano e non di caso giudiziario. Vorremmo parlare di lei e non dei suoi carnefici. Assieme – per citare un caso fra tanti –  a Maria Letizia Berdini uccisa nel 1996 da un sasso gettato dal cavalcavia, Marta fa parte di quelle vittime assassinate senza un movente, senza un perché, senza una spiegazione logica (un delitto privo di motivazioni può risultare ancor più tragicamente doloroso?).

Ci ribelliamo al fatto che una ragazza morta a ventidue anni sia definita soltanto dal suo essere “vittima”. Marta era prima di tutto una giovane donna, con sogni, sofferenze e speranze, come tutti i suoi coetanei. La sobrietà composta della famiglia Russo ha costruito una sorta di bozzolo di protezione sulla memoria della figlia e sorella; dalle fotografie sappiamo che era una studentessa bionda dal bel viso dolce, e dalle poche informazioni su di lei, apprendiamo che era una ex campionessa regionale di scherma.

Solo i familiari sanno quali furono le parole con le quali Marta si congedò in quella soleggiata mattina di maggio di ventidue anni fa. Ci piace pensare che la primavera romana la mettesse di buonumore e che il sole e l’aria già fragrante di profumi di fiori la facesse pensare alle prossime vacanze. Incontrandosi con l’amica Jolanda, solcando i vialetti dell’università, avranno senz’altro parlato di esami, di docenti e di assistenti, forse di ragazzi, di vestiti, magari anche di massimi sistemi.

Perché Marta Russo era tutt’altro che una ragazza frivola, e infatti – grazie alla rete – veniamo a sapere che a suo nome i famigliari hanno fondato, il 2 agosto 2001, l'Associazione Marta Russo, una onlus che promuove “la cultura della donazione degli organi”, poiché già a quindici anni Marta espresse il desiderio di donare i propri, come poi accadde al momento della sua scomparsa.
Sulla homepage dell’associazione leggiamo un toccante scritto di Marta, in cui manifesta il desiderio di aiutare gli altri meno fortunati di lei, temendo di non riuscire a farlo. “Come potrò essere utile agli altri” scrive Marta, frase poi riportata sulla targa commemorativa affissa alla Sapienza. Vediamo un suo dipinto eseguito in tenera età, che raffigura delle vele al vento, divenuto il logo dell’associazione. Quelle vele ci fanno pensare a un’anima vivace, amante del mare, dei viaggi, del mistero che si cela oltre l’orizzonte. Mentre leggiamo le parole di Marta, riguardiamo le sue foto e quegli occhi chiari un po’ malinconici che – come il  suo scritto – lasciano trasparire una grande sensibilità.

Le nostre sono ipotesi, ovviamente, tutto quello cui possiamo aggrapparci per tentare di descrivere una ragazza cui fu strappata la vita senza un perché. Ma sono ancora le sue parole ad aprirci uno spiraglio su quello che era l’animo di Marta Russo: “Dolore e gioia costituiscono le braccia della stessa bilancia che a turno si alzano e ricadono, ma si deve essere lo stesso felici perché questo è vivere”.
Ed è a questo punto che ci rendiamo conto che Marta Russo non ci ha lasciati. È presente in tutte quelle vite salvate dagli organi donati a suo nome; nelle persone che ha toccato con la profondità espressa dal suo scritto; nei suoi famigliari che portano avanti con abnegazione la volontà della loro amata figlia aiutando il prossimo come lei voleva.

Una ragazza speciale Marta Russo, una ragazza che – nonostante tutto –  è riuscita a ottenere quel che si prefiggeva, diventando un esempio per chiunque. Oggi, in questa triste ricorrenza, è questa la Marta Russo che vogliiamo ricordare: una ragazza sensibile, altruista e amante della vita, la propria e quella degli altri. Una bella ragazza dai capelli biondi e dall’animo delicato, che continua, ovunque sia, a donare speranza – e vita – a chi soffre. Anche in loro, e per loro, Marta Russo vive. 
 

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marta russowww.martarusso.orgomicidio la sapienza
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