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Cronache
Animali, cure veterinarie gratuite? Impossibile. Ecco perché

Di Angelo Troi, segretario nazionale Sindacato veterinari liberi professionisti

In Regione Lombardia è in discussione un progetto di legge sulla gratuità delle cure sanitarie di base per gli animali domestici a vantaggio delle famiglie in condizioni di difficoltà economiche. Un’assistenza che, secondo la proposta, dovrebbe essere erogata dalle strutture veterinarie private convenzionate con la Regione e quindi ricadrebbe sulle casse pubbliche, con una spesa preventivata di circa 100 mila euro all’anno.

Nelle prestazioni dell’assistenza veterinaria di base previste dal progetto rientrerebbero le visite pre-adozione; l’applicazione del microchip e la registrazione all’Anagrafe regionale degli animali d’affezione; la sterilizzazione dei soggetti femmina; le vaccinazioni veterinarie previste dal protocollo vaccinale adottato dalla comunità veterinaria nazionale e quelle previste dal Regolamento Ue 576/2013; il primo soccorso veterinario per la stabilizzazione dell’animale da compagnia di proprietà in seguito a incidenti e il primo intervento veterinario in caso di intossicazione o avvelenamento.

Ma la cura veterinaria degli animali da compagnia non può essere gratuita, o meglio garantita dal servizio sanitario nazionale: si tratta di operazioni che hanno sempre un costo, per coprire il materiale medico necessario, la struttura necessaria e il lavoro dei medici veterinari.

Con la gratuità dell’intervento proclamata dalla proposta lombarda, questo costo invece di ricadere sui proprietari, grava su tutta la collettività, perché viene coperto con le risorse della Sanità pubblica di ogni cittadino. Ma i fondi sanitari devono servire a tutelare la salute come fondamentale diritto della persona e garantire cure gratuite agli indigenti, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Il costo della prestazione quindi non può che essere a carico del privato, sia nel caso che venga eseguita da veterinari dipendenti dal Ssn sia nel caso che si tratti di liberi professionisti rimborsati poi dallo stesso servizio pubblico.

Per venire incontro alle famiglie meno abbienti e come misura per combattere il randagismo, il Sivelp da tempo propone, concretamente, l’introduzione di un “contributo di solidarietà”: ogni proprietario che sceglie di non sterilizzare il proprio animale dovrebbe versare una cifra stabilita, che costituirebbe prima di tutto un fondo a vantaggio di chi non si può permettere la spesa veterinaria. Avere un animale da compagnia è una scelta, non un diritto, né una necessità. E l’adozione di un cane o di un gatto implica anche l’assunzione della responsabilità delle sue cure, che non possono essere addossate alla collettività, soprattutto nel momento di particolare ristrettezza di risorse sanitarie pubbliche che stiamo attraversando in questi anni.

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cure veterinarieanimalisindacato veterinari liberi professionistiangelo troi
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