Cronache

"Annullare la condanna di Stasi". La richiesta del Pg della Cassazione

Annullare la condanna a 16 anni inflitta ad Alberto Stasi e celebrare un nuovo processo. Queste le richieste del sostituto pg di Cassazione, Oscar Cedrangolo, nell'ambito del processo davanti alla Suprema Corte sull'omicidio di Garlasco. Secondo il magistrato vanno accolti sia il ricorso della procura generale che quello della difesa dell'imputato e, dunque, va annullata con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte d'assise d'appello di Milano il 17 dicembre dello scorso anno, in sede di appello-bis.

Cedrangolo che ha parlato di una "debolezza dell'impianto accusatorio" prima di pronunciare la sua richiesta ha sottolineato che cosa ovvia sarebbe stato chiedere "annullamento senza rinvio". Ma ha spiegato "se l'imputato è innocente che sia assolto se è colpevole che abbia una pena adeguata". Per questo ha chiesto di accogliere anche il ricorso della procura di Milano e della difesa.

In aula non c'erano nè Alberto Stasi, nè i familiari della vittima che hanno atteso il verdetto nella villetta di via Pascoli a Garlasco, in provincia di Pavia, dove Chiara Poggi è stata uccisa il 13 agosto 2007. La quinta sezione penale della suprema Corte, presieduta da Maurizio Fumo, era chiamata a decidere se confermare o meno la condanna a 16 anni inflitta all'imputato dalla Corte d'Assise d'appello di Milano, in sede di rinvio, il 17 dicembre 2014. Due erano i ricorsi presentati in Cassazione, uno della Procura generale che chiedeva per Stasi una pena più severa contestandogli l'aggravante della crudeltà, l'altro della difesa dell'imputato, che si è sempre proclamato innocente.

LE TAPPE DELLA VICENDA

"Ho trovato una persona uccisa in via Pascoli, venite". Cosi' inizio' il 'giallo' di Garlasco, tranquillo paese a pochi chilometri da Pavia. A dirlo e' Alberto Stasi, 24enne studente bocconiano, che il 13 agosto del 2007 chiama il 118 per chiedere i soccorsi. La sua fidanzata, Chiara, e' stata uccisa nella casa dove abita coi genitori e il fratello, che in quel momento sono in vacanza. Queste le tappe della vicenda: - 20 agosto 2007: la Procura di Vigevano indaga Stasi con l'accusa di omicidio volontario. I carabinieri sequestrano la sua bicicletta bordeaux e il suo computer, frugano in ogni angolo della casa. Da questo momento sara' l'unico sospettato per il delitto. - 24 settembre 2007: il pm Rosa Muscio ordina il fermo di Stasi. La prova 'regina' consiste, spiegano gli investigatori, nella presenza del dna della vittima sui pedali della bicicletta in sella alla quale Alberto sarebbe fuggito. - 28 settembre 2007: il gip Giulia Pravon dispone la scarcerazione di Alberto: non ci sono prove, solo suggestioni accusatorie. "Fine di un incubo", commenta lui.

- 3 novembre 2008: la Procura chiede il rinvio a giudizio di Stasi. Alla fine di dicembre, Alberto viene indagato per una nuova ipotesi di reato: detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Nel suo pc ci sarebbero decine di file a sfondo sessuale che coinvolgono minorenni. - 23 febbraio 2009: comincia l'udienza preliminare davanti al giovane gup Stefano Vitelli. I legali di Stasi scelgono il rito abbreviato. - 9 aprile 2009: i pm Rosa Muscio e Claudio Michelucci chiedono la condanna a 30 anni di carcere. "Colpevole al di la' di ogni ragionevole dubbio - dicono - ha ucciso per una lite avvenuta la sera precedente. "Non ci sono arma, movente, solo indizi discordanti, ho paura di una giustizia penale che costruisce prima i colpevoli e poi le prove", ribatte il professor Angela Giarda, che guida il pool di difensori. - 30 aprile 2009: il gup si ritira in camera di consiglio e ne esce con una decisione a sorpresa, disponendo 4 nuove perizie sui punti oscuri dell'inchiesta, partendo dal presupposto che le indagini sono state "lacunose". - 17 dicembre 2009: Alberto Stasi viene assolto. Decisiva la perizia informatica che dimostra come Stasi stesse lavorando a casa sua alla tesi di laurea durante il probabile orario del crimine, tra le 9 e 12, quando viene disattivato l'allarme di casa Poggi, e le 9 e 35. Tutti gli altri indizi vengono valutati dal gup come "contraddittori o insufficienti". - 8 novembre 2001: comincia il processo d'appello davanti ai giudici milanesi. Il pg Laura Barbaini chiede 30 anni di carcere o, in subordine, la rinnovazione del dibattimento. - 6 dicembre 2011: la Corte d'Assise d'appello conferma l'assoluzione. Nelle motivazioni, i giudici osservano che la realta' "e' rimasta inconoscibile nei suoi molteplici fattori rilevanti, la maggior parte dei quali sono condizionati unicamente dal caso". Parte civile e procura generale presentano un ricorso in Cassazione sostenendo che il verdetto in secondo grado esclude una serie di dati facendoli passare come "mere congetture o supposizioni personalistiche". - 18 aprile 2013: la Cassazione annulla la sentenza d'assoluzione e dispone un nuovo processo.

 - 9 aprile 2014: Inizia a Milano il processo d'appello bis per Stasi, in aula sia l'imputato che i genitori di Chiara, Rita e Giuseppe Poggi. Il Pg chiede nuove indagini - 30 aprile 2014: I giudici della Corte d'assise d'appello di Milano accolgono la richiesta di riaprire il dibattimento. Stasi consegna ai carabinieri la bicicletta nera per le verifiche - 8 settembre 2014: Stasi viene sottoposto ad un nuovo prelievo del dna per la comparazione con quello trovato sotto le unghie di Chiara - 11 settembre 2014: I periti dichiarano che su Chiara il dna trovato e' troppo poco e l'esame non puo' quindi essere completo - 22 settembre 2014: Secondo i consulenti dell'accusa e della parte civile appare "quasi impossibile che Stasi non si sia sporcato le scarpe" di sangue quando ha ritrovato il corpo della fidanzata. - 3 novembre 2014: vengono sentiti nuovi testimoni. Carabinieri confermano presenza graffi sulle braccia di Stasi dopo la morte di Chiara - 24 novembre 2014: Il Pg Laura Barbaini chiede la condanna di Stasi a 30 anni di carcere per omicidio aggravato dalla crudelta' - 27 novembre 2014: Secondo la parte civile, che si associa alla richiesta di condanna del Pg, contro Stasi ci sono "11 indizi gravi, precisi e concordanti". - 3 dicembre 2014: La difesa chiede l'assoluzione "per non aver commesso il fatto", contro Stasi "non ci sono prove". - 17 dicembre 2014: Stasi viene condannato a 16 anni di carcere e 1 milione di risarcimento. La condanna, rispetto alle richieste dell'accusa, non ha riconosciuto l'aggravante della crudelta'.