Cronache
"Arata mi disse della tangente a Siri". Nicastri collabora con i pm
Nicastri racconta che Arata gli fece sapere che c’era in ballo una mazzetta da 30 mila euro per il sottosegretario ai Trasporti Siri. Ma non sa se fu pagata
Sta collaborando con i pm di Palermo Vito Nicastri, imprenditore alcamese delle energie rinnovabili, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, finito al centro di una inchiesta su un giro di mazzette che coinvolge anche il consulente della Lega Paolo Arata.
Vito Nicastri racconta - come riporta Repubblica - che l’anno scorso aveva grandi progetti con il “socio occulto” Francesco Paolo Arata, all’epoca consulente per l’energia del ministro Matteo Salvini. Racconta pure che a marzo ci fu un incidente di percorso, con il suo arresto, ma Arata portò comunque avanti i comuni affari con rinnovata determinazione: un giorno di settembre, gli fece sapere che c’era in ballo una mazzetta da 30 mila euro per il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, il prezzo di un emendamento che avrebbe sbloccato tanti finanziamenti per l’eolico. Poi, però, Nicastri non sa — così dice, come riporta ancora Repubblica — se quella tangente sia stata pagata.
Da diciotto giorni, il “signore del vento” — come lo definì una volta il Financial Times — parla con il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e con il sostituto Gianluca De Leo: forse Nicastri è preoccupato per la richiesta di 12 anni avanzata dai pm, che chiedono di condannarlo per concorso esterno in associazione mafiosa. Forse l’imprenditore di Alcamo venuto su dal nulla ha il timore di un altro sequestro di beni.
Una cosa è certa: il giorno dopo l’ultimo arresto, il 13 giugno, ha detto che voleva parlare degli affari con l’ex consulente della Lega e delle mazzette pagate per sbloccare le pratiche alla Regione. Fino ad oggi, invece, nulla avrebbe detto sui suoi rapporti con uomini delle cosche. Ma per i magistrati quello che ha raccontato finora è tutto riscontrato.
Ed è scattato un nuovo blitz della Dia di Trapani. Due nuovi arresti nell'inchiesta che ha portato in manette il consulente della Lega Paolo Arata, accusato di essere socio occulto dell'imprenditore dell'eolico Vito Nicastri, ritenuto vicino al latitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. Si tratta di Giacomo Causarano, ex funzionario dell'assessorato regionale all'Energia, e dell'imprenditore milanese Antonello Barbieri. Causarano, il cui nome era gia' venuto fuori nei mesi scorsi, e' accusato di corruzione. Barbieri di intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione: sarebbe socio occulto di Arata e Nicastri. Sia Causarano che Barbieri sono ai domiciliari.
L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo e condotta dalla Dia di Trapani, ha svelato un giro di mazzette alla Regione siciliana. Arata e Nicastri avrebbero pagato tangenti a diversi funzionari per avere agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili. L'inchiesta, nei mesi scorsi, ha portato all'arresto anche dei figli di Arata e Nicastri, Paolo e Manlio, e di un altro funzionario regionale, Alberto Tinnirello. Una tranche dell'indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente di 30mila euro all'ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l'approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, e' stata trasmessa a Roma per competenza. Secondo gli investigatori Causarano sarebbe stato il trait d'union tra Nicastri e Tinnirello, il funzionario che firmava le autorizzazioni necessarie all'imprenditore per la realizzazione di due impianti di biometano. Il progetto era ottenere l'Autorizzazione Unica da parte della Regione. La mazzetta pattuita sarebbe stata di 500mila euro. I primi centomila sarebbero gia' stati consegnati, il resto doveva essere versato alla firma dell'autorizzazione. Gli impianti dovevano essere costruiti a Francoforte e Calatafimi. In realta' Nicastri aveva intenzione di vendere il progetto, con tutte le autorizzazioni ottenute, a grosse imprese: affare che avrebbe portato al "re dell'eolico" tra 10 e 15 milioni. Barbieri, invece, sarebbe stato socio di Nicastri fino al 2015, poi avrebbe ceduto le sue quote ad Arata per 300mila euro.