News
"Corsa alle armi nucleari? Una guerra che non conviene a nessuno. L'Ue acceleri e trovi una sintesi sulla Difesa"
Dopo decenni anche in Europa si torna a parlare di riarmo, anzi di riarmo nucleare. Dalle dichiarazioni politiche ai risvolti economici: parla Stefano Piazza, esperto di sicurezza e geopolitica internazionale

missili nucleari
Ucraina, ecco i reali rischi di guerra nella corsa alle armi nucleari
Dopo decenni di calma (apparente) l'Europa torna a fare i conti con il rischio di una guerra globale e soprattutto nucleare. La dichiarazione di Emmanuel Macron che nel suo ennesimo balzo in avanti rispetto ai leader della Ue ha offerto "l'ombrello nucleare francese" al resto del continente è solo una delle tante dichiarazioni che, aggiungendo le uscite legate alla nascita dell'Esercito Europeo ci porta a confrontarci con le armi di distruzione di massa.
Mai però come in queste settimane serve la lucidità per capire di cosa stiamo parlando soprattutto in presenza di leader mondiali spesso protagonisti di dichiarazioni "esplosive", ma che poi nei fatti si dimostrano armi di una trattativa più complessa. Ne parliamo con Stefano Piazza, esperto di sicurezza e geopolitica internazionale.
Siamo davvero sull'orlo di una guerra nucleare?
Credo di no per la semplice ragione che nessuno la vuole ben sapendo che le conseguenze sarebbero devastanti anche per chi decidesse di lanciare un attacco nucleare. Mosca fino all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha piu’ volte agitato lo spettro del conflitto nucleare con dichiarazioni avventate di Lavrov e dello stesso Putin. Le stesse sono state riprese da alcuni propagandisti russi che hanno costruito una narrazione apocalittica correlata da video e immagini fake ma ripeto, si tratta di propaganda. Questo però non ci deve far dimenticare l’enorme numero di testate nucleari presenti sul suolo russo che restano una minaccia anche perché molti degli impianti dove sono custodite sono fatiscenti e non viene fatta la manutenzione da anni. E lo stesso vale per i molti sommergibili con testate nucleari che sono stati affondati senza prendere alcuna precauzione. Un pericolo reale viene dai terroristi che possono accedere a questi impianti con relativa facilità e questo si che ci deve preoccupare e molto.
Macron e la Francia possono davvero metterci al sicuro dalla Russia?
Dal punto di vista militare direi di no vista la sproporzione tra i due arsenali. Tuttavia Macron nel suo discorso di ieri sera ha sollevato il tema ed è bene che qualcuno lo faccia. Come ha più volte fatto nel corso di questi anni, il capo di Stato francese ha affrontato il tema della Difesa con un avvertimento: «La nostra generazione non godrà più del dividendo della pace», e ha ragione. Questa settimana, in Europa, il tema dominante è stato il progetto Rearm Europe, ovvero un nuovo riamo europeo per il quale verrebbero stanziato 800 miliardi di euro. Tra le opzioni in discussione c'è la possibilità di creare un esercito europeo, una prospettiva che divide i governi nazionali.
L'iniziativa arriva in un contesto geopolitico sempre più complesso, con crescenti tensioni internazionali e la necessità per l'Europa di ridurre la sua dipendenza dalla difesa statunitense. Tuttavia, restano da sciogliere nodi cruciali: chi finanzierà il progetto? Quali saranno le priorità operative? E, soprattutto, gli Stati membri saranno disposti a cedere parte della loro sovranità in ambito militare? Il dibattito è aperto e le prossime settimane saranno decisive per capire se l'Europa sceglierà di compiere un passo storico verso una difesa comune o se resterà ancorata a un modello di cooperazione frammentaria che è ormai inservibile. Ma è bene che si arrivi ad una sintesi perché gli Stati Uniti con Donald Trump ci hanno detto chiaramente che il modello attuale è finito.
L'Italia avrà mai un suo arsenale nucleare?
Lo scorso 28 febbraio il governo Meloni ha approvato un disegno di legge «in materia di energia nucleare sostenibile». In pratica, l'obiettivo è gettare le basi per tornare a produrre energia nucleare in Italia dopo oltre trent'anni. Il testo non è ancora stato diffuso ma almeno nelle premesse a mio avviso è una buona notizia. Ma siamo davvero agli inizi di un percorso che sarà di sicuro complicato, travagliato e per questo non si possono fare previsioni in materia.
TUTTE LE NEWS DI CRONACA