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Attivisti e giornalisti spiati, Casarini: "C'entra il rapporto tra governo italiano e Libia"

Spuntano nuovi nomi degli intercettati nel nostro Paese, il mistero dei mandanti e quello che non torna

di redazione

Attivisti e giornalisti spiati, Paragon e tutti i misteri dietro a questa vicenda

Un nuovo caso di spionaggio rischia di travolgere il governo, anche se per il momento è un mistero chi siano i mandanti. Ma una cosa, dopo l'indiscrezione del Guardian ora sembra certa, Paragon Solutions ha rescisso il contratto con il governo per violazione del codice etico e le opposizioni chiedono a Meloni di riferire in Aula. Il caso riguarda uno spyware inserito nel telefono di almeno 90 persone nel mondo, sette in Italia. A svelare tutto è stata Meta, la società di Zuckerberg proprietaria anche di WhatsApp. Per il momento si sa solo che in Italia le persone controllate sono sette e dopo i primi due nomi resi noti, quelli dell'attivista Luca Casarini e quello del direttore di Fanpage Francesco Cancellato, spuntano altri nomi.

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Si tratterebbe di due attivisti della stessa organizzazione di Casarini - in base a quanto risulta a La Stampa - che avrebbero subito l’infiltrazione nel proprio smartphone: uno è un rifugiato sudanese, l’altro è Beppe Caccia, l’armatore della nave umanitaria Mediterranea. Casarini attacca il governo: "Il fatto che io fossi tra gli intercettati - spiega l'attivista della Ong a Il Corriere- mi sembra legato al caso Almasri. Con la mia Ong non diamo solo soccorso in mare ma aiutiamo anche le reti libiche di chi si trova nei lager o nel deserto. Una vicenda inquietante che ha a che fare con i rapporti del nostro governo con la Libia. Lo spyware che è stato messo nel mio telefono è sofisticatissimo, prodotto da un’azienda israeliana, la Paragon solution, venduto a 37 governi del mondo, solo per antiterrorismo e sicurezza nazionale".

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