Cronache

Battisti, liberare pericolosi ergastolani? Bisogna aspettare il Parlamento

L'opinione di Pietro Mancini

Carla Bruni, bella cantante piemontese e moglie di Nicolas Sarkozy, è tra gli intellettuali, residenti in Francia, ai quali ieri Mattia Feltri, figlio di Vittorio, su La Stampa, ha dato ragione per essersi opposti all’estradizione in Italia di Cesare Battisti, il terrorista arrestato nel 2019, in Bolivia, e rispedito in Italia, dopo 40 anni di latitanza. Una soddisfazione, quella della Bruni, attenuata dal fatto che suo marito è stato il primo ex presidente della Quinta Repubblica a essere condannato - nel marzo scorso - al carcere (tre anni, di cui uno senza condizionale), per corruzione e traffico di influenze.

Feltri ha ragione a invocare per un detenuto di 67 anni un trattamento giusto e dignitoso in prigione. Dimentica, tuttavia, di aggiungere che Battisti non condannò all’ergastolo, ma a morte, eseguendo le sentenze, come ha confessato, il maresciallo Alberto Santoro e l’agente della Digos, Andrea Campagna. È stato stangato a due ergastoli e a diversi anni di carcere e dovrà passare il resto della sua vita in prigione, come ha confermato la Cassazione, nella sentenza del 19 novembre 2019.

Secondo la Corte costituzionale, decidere, adesso, sulla liberazione anticipata di pericolosi ergastolani, come Battisti, senza attendere l’intervento del Parlamento, che ha un anno di tempo per decidere, metterebbe a repentaglio la forza di contrasto alla criminalità organizzata. Sbaglia, dunque, Feltri a vergare che la nostra giustizia non è all’altezza di uno Stato di diritto e a dar ragione alla “gauche caviar di madame Bruni e compagni. Nessuna vendetta dell’Italia contro Battisti. 

I critici, italiani e francesi, della detenzione di Battisti e dell’estradizione dei terroristi, di recente acciuffati a Parigi, sono silenziosi, come in passato, sui diritti e sulla giustizia, che uno Stato, equo e sereno, deve assicurare anche ai familiari delle vittime.

E tacquero quando la “dottrina Mitterrand”-con la quale l’allora Presidente aveva motivato il “niet” della Francia all’estradizione dei non responsabili di spietati omicidi-venne estesa a quanti, come Battisti e gli assassini del generale Galvaligi, avevano contribuito a commettere, e avevano eseguito, efferati omicidi, impuniti, per Battisti, fino al 14 gennaio 2019, grazie alle forze di polizia, coordinate dagli allora ministri Salvini e Bonafede.