Cronache

Bologna, il Comune costruisce case vicino a un fiume e nelle zone alluvionali

di Antonio Amorosi

La città più progressista d’Italia costruisce vicino a un fiume e in zona alluvionale. Cosa ha insegnato l’alluvione di maggio? Non si sa

La Regione di Bonaccini dice che vanno rivalutate le mappe alluvionali. Ma Bologna costruisce in zona alluvionale. “Di chi ci dobbiamo fidare? Della Giunta Bonaccini o della Giunta Lepore?”, si chiedono i consiglieri d’opposizione

 

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, tanto più dopo un disastro come l’ultima alluvione in Emilia-Romagna.    

Il Comune di Bologna decide di andare avanti nella costruzione di abitazioni in zona alluvionale, nei pressi del fiume Reno. Non è cambiato nulla nonostante il disastro del maggio scorso? Forse l’acqua si ferma quando incontra la città più progressista d’Italia, come chiama Bologna il sindaco Pd Matteo Lepore? Sembrerebbe di no a guardare l’esondazione del torrente Ravone in zona Saffi sempre a Bologna.

Il riferimento nuovo però è alle 280 abitazioni che il capoluogo di regione vuole costruire in zona Bertalia-Lazzaretto, area nord della città, questione sollevata da due consiglieri emiliani, uno regionale e l’altro comunale. “La domanda, urgente, è se quello che è in

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costruzione oggi”, chiede Valentina Castaldini (FI) durante un question time alla vice presidente della Regione Irene Priolo, “che verrà autorizzato da qui al prossimo aggiornamento (delle mappe di rischio, ndr), almeno si parla del 2027, sarà abbastanza sicuro per le persone e per le cose, dato che è progettato e costruito su presupposti che abbiamo imparato essere non fondati”. 

La consigliera chiede anche un aggiornamento delle zone alluvionali, dato il disastro accaduto e un chiarimento su cosa si possa costruire oggi in zone già considerate problematiche.

Castaldini esplicita: “Per fare un esempio banale, per il quartiere di case popolari che sta progettando il Comune di Bologna a poche centinaia di metri da un corso d’acqua, secondo le mappe della regione in zona a rischio alluvionale P1...”.

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“Quella del Lazzaretto è attualmente un’area boschiva, ci sono alberi e alberi”, racconta ad Affaritaliani il consigliere comunale di Bologna Nicola Stanzani (FI), “e si può vederlo dalle mappa che tracciano questa zona come alluvionale, lo dicono esplicitamente le carte. E’ un’area nei pressi del fiume Reno. Appurato quanto accaduto a maggio ho chiesto al Comune di Bologna se non vi fosse necessità di un aggiornamento al rialzo delle mappe di rischio alluvionale”.

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L'area Bertalia-Lazzaretto dopo la costruione con fiume

E cosa le ha risposto il Comune?

Stanzani: “Che quel piano risale al 2007 e che con quell’intervento realizzeranno un quartiere ecosostenibili. Lo fanno lo stesso”.

In riferimento alla zona Bertalia-Lazzaretto anche la relazione geologica al Piano Operativo Comunale del 2012 descriveva così le condizioni "geologiche e morfologiche": “Il lotto in esame si colloca nel dominio dell’alta pianura ove sono presenti materiali alluvionali, di deposizione fluviale, riconducibili a depositi di conoide. Più precisamente, trova spazio sul fianco orientale della conoide del Fiume Reno in corrispondenza del suo alveo attuale e di una lobatura (la terza in ordine cronologico) articolantesi in direzione NE”.

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Bertalia Lazzaretto ora

Qualche giorno fa Il Resto del Carlino di Bologna ha raccontato, con le parole entusiaste del vicesindaco del Comune di Bologna Emily Clancy che ha la delega all’emergenza abitativa, come il piano di 280 alloggi nel comparto Bertalia-Lazzaretto vada avanti: “È un passaggio importante per la nostra città che noi vogliamo che continui a essere accogliente senza espellere nessuno". Belle parole, non c’è dubbio, ma le frane e le distruzioni di maggio sono ancora calde e l’eccessiva urbanizzazione del territorio sono state la causa principale del disastro avvenuto in Emilia Romagna ha spiegato in uno studio imponente l’Imperial College, uno dei più importanti centri di ricerca al mondo.

La risposta della vicepresidente della Regione Priolo a Castaldini è arrivata in diretta in consiglio regionale: le mappe vanno rivalutate. Priolo: “Gli eventi di maggio dovranno costituire un riferimento fondamentale per l’aggiornamento del PGRA nel prossimo sessennio... quando saranno infatti disponibili le mappature definitive delle aree allagate di maggio 2023, sarà possibile fare una valutazione puntuale di eventuali discrepanze con il PGRA vigente, capirne le cause ed eventualmente modificare le mappe di pericolosità”.

“Di chi ci dobbiamo fidare, quindi?”, tira le fila del discorso Castaldini, “della Giunta Bonaccini o della Giunta Lepore?”

Difficile comprenderlo d'emblée. Si spera solo che coloro che andranno ad abitarci non si ritrovino prima o poi sott’acqua con le istituzioni a dare la colpa al cambiamento climatico, alla siccità, al fato, ai fascisti su Marte o agli dei dell’oltretomba.