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Cronache
Bozzoli: "Un testimone austriaco mi scagiona. Come posso vedere mio figlio?"
Bozzoli a Marbella con la famiglia

Giacomo Bozzoli era nascosto nel cassettone del letto della sua villa a Soiano del Lago quando è stato preso. Era in lacrime e chiedeva del figlio. La prima notte in cella e i punti oscuri della latitanza 

Giacomo Bozzoli, il latitante catturato ieri e accusato della morte dello zio, ha trascorso la sua prima notte in cella a Cantù Mombello. Non nello spazio "nuovi arrivi" come avviene solitamente, ma in una cella singola e sorvegliato a vista. Una scelta effettuata subito dopo l'immatricolazione e la visita medica che Bozzoli ha sostenuto dopo essere entrato a Canton Mombello alle 22.23. Bozzoli era sotto choc e la scelta della Sorveglianza a vista - con un agente fisso che lo ha controllato tutta notte - sarebbe stata dettata per il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso nel carcere cittadino.

Ma come è stato trovato Bozzoli e quali sono i punti rimasti ancora oscuri della sua latitanza? Riavvolgiamo il nastro. L'uomo era nascosto dentro il cassettone del suo letto matrimoniale nella villa di sua proprietà a Soiano del Lago, in provincia di Brescia. Sembra che fosse lì da qualche giorno e al collo aveva un borsello contenente 50 mila euro in contanti. Una delle ipotesi presa in considerazione dagli inquirenti è quella del rientro in Italia dalla Spagna insieme alla compagna e al figlio. Ed è proprio al bambino di 9 anni, ascoltato ieri dagli inquirenti, che vanno le prime parole di Bozzoli in lacrime nel momento della cattura: "Vi prego, fatemi vedere mio figlio". L'uomo ha anche ribadito la sua innocenza. Ma il 39enne è stato condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio dello zio, quindi per la giustizia italiana non è innocente, bensì colpevole. Quando Bozzoli ha scoperto della sentenza di condanna ha fatto perdere le tracce di sé per 11 giorni. Ieri, è stato preso e ha trascorso la sua prima notte in carcere. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire cos'è successo durante il suo breve periodo di latitanza.

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Una fonte del Corriere della Sera ha riferito che l'ergastolano "non ci ha pensato e ha commesso una leggerezza, diciamo così. Ha fatto qualcosa che ha reso possibile rintracciarlo". Infatti, il procuratore Francesco Prete, con l'aiuto dei carabinieri,  ha riferito di "averlo localizzato nella sua villa" nelle prime ore della giornata di ieri, giovedì 11 luglio, per poi procedere all'arresto. Il procuratore ha ipotizzato che l'uomo sia rientrato dalla Spagna "3-4 giorni dopo la compagna (Antonella Colossi, gallerista d'arte) per tornare in Italia". Sono molte, però, le domande che ancora non hanno una risposta. Come è entrato nella sua villa senza essere visto o se davvero ci è arrivato ieri, sono solo alcuni degli interrogativi che potrebbero avere una risposta oggi. Infatti, Giacomo Bozzoli sarà sentito oggi dagli inquirenti, sempre e solo se deciderà di rispondere. 

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Gli investigatori non escludo il fatto che l'uomo, in realtà, sia rientrato insieme al figlio e alla compagna il 5 luglio scorso, per poi separarsi da loro e rifugiarsi nella sua villa. Se fosse davvero andata così, le dichiarazioni rilasciate da Antonella Colossi sarebbero considerate false. Infatti, la donna aveva raccontato che erano andati in Spagna per alcuni giorni di vacanza programmata per "stare sereni assieme al piccolo prima della sentenza". Poi, però, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, alla lettura della sentenza Bozzoli "era scioccato, non era più lui". Poco dopo, la famiglia si sarebbe separata: madre e figlio sarebbero tornati in Italia, mentre Bozzoli rimaneva latitante. Colossi ha detto di non sapere dove si trovasse il compagno e di aver perso la memoria. L'ultima volta che era stato visto era il 30 giugno scorso nella hall del resort Hard Rock di Marbella, in Spagna. Gli inquirenti cercano anche eventuali complici che lo avrebbero aiutato nella fuga. 

Bozzoli dal carcere, 'come posso vedere mio figlio?'

Nel carcere di Cantù Mombello, Giacomo Bozzoli ha chiesto informazioni su come poter incontrare il figlio. È quanto si apprende da fonti della penitenziaria. Bozzoli, sorvegliato a vista in una cella dell'istituto penitenziario di Brescia dopo undici giorni di latitanza, molto provato e ha ribadito la sua innocenza. 

Bozzoli: a breve il trasferimento in altro carcere 

Entro 36 ore Giacomo Bozzoli sarà trasferito dal carcere Canton Mombello in provincia di Brescia. Probabilmente verrà portato a Opera, nel Milanese. Il 39enne è sotto choc e l'impatto con il penitenziario bresciano - il più sovraffollato di Italia - è stato troppo pesante. Resta sorvegliato a vista.

Bozzoli, 'un testimone austriaco mi scagiona'

Un testimone austriaco che lo scagionerebbe dall'accusa di aver ucciso lo zio Mario gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno l'8ottobre 2015. E' quanto ha detto Giacomo Bozzoli, ribadendo la sua innocenza, al procuratore Francesco Prete, annunciando anche di avergli inviato una lettera - in copia anche al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, il primo giudice che lo ha condannato - che però nessuno ha ancora ricevuto. 

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