Cronache
Bullismo sul lavoro, il mobbing tra colleghi riguarda il 30% delle aziende
Per il 43% di coloro che subiscono atti di mobbing orizzontale si tratta di comportamenti frequenti, mentre sempre il 43% delle persone coinvolte sono donne
Bullismo sul lavoro, il mobbing tra colleghi riguarda il 30% delle aziende
“Devi mettere la testa nel cesso e non parlare sennò ti tolgo il pane di bocca”. Sì, c’è chi lo ha detto davvero. Il fatto lo raccontò per primo Il Resto del Carlino e il protagonista sarebbe un superiore di un’azienda/cooperativa di Pesaro del settore delle sanificazioni.
Il “capo” avrebbe demansionato, insultato e costretto a lavorare le persone senza apposite protezioni rispetto all’utilizzo di sostanze tossiche e potenzialmente nocive se utilizzate a contatto diretto con la pelle.
Ma questa non è altro che la cronaca di chissà quanti altri casi di vero e proprio bullismo e abuso di potere sul luogo di lavoro. Secondo una recente ricerca promossa da Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) – coordinatore il professor Umberto Frigelli, in collaborazione l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – emerge però che al cosiddetto mobbing verticale lavorativo si aggiunge sempre più con frequenza il “bullismo orizzontale” che coinvolgerebbe il 30 per cento delle imprese.
Procediamo con alcuni dati messi a disposizione: per il 43% di coloro che subiscono atti di mobbing orizzontale si tratta di comportamenti frequenti; il 43% delle persone coinvolte sono donne. Il 60% delle imprese ha attivato strumenti di segnalazione anonima e di intervento per contrastare il fenomeno.
Dall’analisi poi emergerebbe, come alla domanda, se nella propria azienda hanno avuto notizia, diretta o indiretta, di episodi devianti come abusi fisici o verbali, intimidazioni, riconducibili a fenomeni di mobbing orizzontale – quindi non da parte di superiori – o bullismo tra colleghi, oltre il 30% dei partecipanti all’indagine ha risposto di sì.
Altro aspetto che colpisce è che nel 65% dei casi, queste azioni avvengono in presenza di altre persone o dipendenti. Per i promotori della ricerca servirebbe una norma per debellare il fenomeno. Ma la domanda è: basterebbe?