Cronache

Camorra: guerra tra clan e rapporti con 'ndrine, una cosca "mimetica"

La descrizione è nell’ordinanza di custodia cautelare emessa per 26 persone arrestate dai Carabinieri in diverse parti d’Italia

Un cosca "mimetica". A struttura piramidale. I cui componenti parlano poco al telefono. I Fabbrocino e i Giugliano, che dominano gli affari illeciti a Poggiomarino e in una grossa fetta dei comuni vesuviani del Napoletano, hanno caratteristiche più da mafia che da camorra. Pochi pentiti, un ‘governo’ che si dirama grazie alla famiglia e a fedelissimi.

Ecco il quadro tratteggiato dal gip partenopeo, Claudio Marcopido, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa per 26 persone arrestate dai carabinieri in diverse parti d’Italia. Una cosca, scrive il giudice, che si è espansa anche alla conformazione geografica del luogo dove ha il proprio quartier generale, Poggiomarino, Scafati, Ottaviano. Luoghi alle paendici del Vesuvio, in cui “c’è un incontrollato e maldestro sviluppo topografico frutto di logiche economiche illecite – sostiene il giudice - certamente volte a soddisfare anche gli interessi della malavita organizzata”.

L’impossibilità di delimitare le diverse aree urbane “ha storicamente consentito a diversi clan di espandere o ridurre la proprio operatività anche in ragione di una difficile regolamentazione di confine”. La potenza della cosca che prima era gestita dal capoclan Mario Fabbrocino, dal suo alter ego Antonio Giugliano “si fonda anche e proprio su di una non comune capacità di mimetizzazione del nucleo centrale di potere e grazie a una efficacissima cautela comunicativa, cui si aggiungono la esperienza, la capacità di autonomia gestoria e lo spessore criminale dei vertici locali”.