Cronache
Carcere, il "mondo alla rovescia" coccola i detenuti tra lauree e teatro

Siamo di nuovo al noto fenomeno del “mondo alla rovescia” che ha colpito il nostro secolo, consistente nel rovesciamento completo o quasi dei valori
Carcere, detenuti coccolati e premiati tra scuola e teatro: torna il fenomeno del "mondo alla rovescia"
In Italia ormai è passata una visione appunto “all’italiana” del carcere come una sorta di periodo di privilegi, recupero delle forze e soavi e serene letture nell’ozio creativo senechiano.
Prendiamo lo spunto da un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera di Laura Aldorisio e poi ripreso da Ristretti Orizzonti dal titolo: “Noi, laureati in carcere, e la vita ritrovata”. “Secondigliano, il polo universitario penitenziario Federico II e altri 40 in Italia. “La vittoria c’è già: parlare di esami e di studi, non più solo di condanne, processi e permessi”. Con la sua tesi, dal titolo “Perilla Frutescens: il basilico cinese”, si è laureato nel carcere di Secondigliano dove sta scontando la sua pena. Tutto iniziò per caso: “Volevo chiedere il trasferimento a Rebibbia. Poi ho incontrato la professoressa Marella Santangelo e ho cambiato idea”.
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Insomma non si tratta proprio degli amatissimi da Carlo Rovelli buchi neri ma di volgare basilico tuttavia è pur sempre un inizio. La Santangelo a sua volta dà la stura al buonismo da baci Perugina: “Devo dire che è commovente vederli così impegnati, io stessa mi scopro cambiata nel mondo di lavorare e tutti si sono sentiti parte di una novità”.
Insomma, tutto molto bello, tutto molto in linea con la gioia e la bellezza del creato. Latte e miele scorrono, il leone dialoga tranquillamente con l’agnello (e poi se lo magna), mentre dolci nenie rallegrano l’ambiente. Il detenuto che si impegna, studia e vuole migliorare è una cosa indubbiamente bella ed anche molto costituzionale perché la pena è volta –come è noto- a rieducare e non solo a punire. Ma ci sono diverse considerazioni da fare perché se no la punizione parte per la tangente e la differenza tra Bene e Male si fa confusa. La prima è che il carcere è un luogo in cui si deve appunto scontare una pena e non un Hotel o una scuola di formazione. La si deve scontare naturalmente nel rispetto della dignità dovuto a qualsiasi essere umano ma la si deve appunto scontare perché fa parte di quel famoso “contratto sociale” che il filosofo Jean-Jacques Rousseau individuò e che permette di “sostituire la forza al diritto” e creare quindi una società civile. Così solo lo Stato ha il “monopolio della violenza”. Il cittadino accetta di cedere parte della sua sovranità in cambio della sicurezza.
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Ma al giorno d’oggi lo Stato questa sicurezza non la garantisce più perché le leggi paiono essere fatte più per i delinquenti che per le brave persone. Ogni giorno si leggono sentenze a favore di chi delinque che lasciano attoniti e perplessi i cittadini. E se a questo si aggiunge che ogni giorno si deve leggere anche di detenuti laureati coccolati e accarezzati non ci si deve poi meravigliare della perdita di fiducia dei cittadini nelle Istituzioni democratiche e repubblicane. A parte che questa volontà di istruirsi dei detenuti sarà pure bella ma qualche volta è pure sospetta perché tempo fa si è scoperto che qualcuno ne ha approfittato per comunicare all’esterno.
Ma non si tratta solo di lauree. Ormai sembra che chi voglia fare teatro lo possa fare solo in carcere perché chi sta fuori si trova di fronte a ostacoli insormontabili di lavoro, carriera e fondi mentre chi è in carcere ha tutte le strade aperte per farsi largo nel mondo della cultura. Siamo di nuovo al noto fenomeno del “mondo alla rovescia” che ha colpito il nostro secolo, consistente nel rovesciamento completo o quasi dei valori.