Cronache

Carlo Rovelli bacchetta il Ministero ma si scorda dei suoi errori

Marco Rossi

Carlo Rovelli non ha mai parlato degli errori nei suoi libri ma fa le pulci a quelli degli altri

Carlo Rovelli, fisico presenzialista che ha ormai sostituito nell’immaginario collettivo del terzo millennio il professor Antonino Zichichi, ha oggi scritto un articolo sulla prima pagina del Corriere della Sera, con cui collabora, in cui ci racconta di come lui si sia accorto il 28 febbraio scorso di un errore commesso dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, su un testo trasmesso alle scuole come simulazione per il prossimo Esame di Stato.

Lo “svarione” -come lui stesso lo chiama-  sarebbe quello di aver confuso due grandezze fisiche, la “carica al secondo” con la “carica totale”.

Ma Rovelli ha le sue “spie” disseminate nel sistema scolastico italiano e così un insegnante amico gli ha segnalato l’orrore.

A quel punto il professore si è sentito in dovere di chiamare la responsabile per il Sistema educativo di Istruzione e Formazione, la dottoressa Palumbo che lo ha messo in contatto con la Commissione di esame che, controvoglia (secondo il fisico), ha ammesso il “refuso”.

Due giorni dopo la Palumbo ha inviato un nuovo testo a Rovelli che lo ha di nuovo bocciato, perché la commissione non ammetteva chiaramente l’errore e il fisico chiedeva un più evidente autodafé ministeriale. Nuova protesta vibrante del professore e alla fine il ministero ammette: “Il testo contiene un errore”. In realtà, non si tratta di un errore numerico, ma solo -a quanto pare- di un errore “dimensionale”, cioè è stata usata una unità di misura non corretta.

Sol a questo punto il professore si è rilassato.

Tuttavia, non ha resistito oggi a scrivere l’articolo facendo anche il nome di una funzionaria che ovviamente non sarà contenta della pubblicità.

Nella seconda parte dell’articolo poi Rovelli ha scritto un pistolotto moraleggiante sul comportamento del ministero che si è rifiutato di ammettere, in prima battuta, l’errore. Poi scrive che “riconoscere i propri errori è il più chiaro segno di intelligenza”.

Una prima considerazione è d’obbligo: a che titolo Carlo Rovelli, che neppure insegna in Italia, si è sentito in dovere di interagire con il ministero?

Ma veniamo al piatto forte.

Il professor Rovelli che è tanto severo con gli errori degli altri ne ha commessi anche lui nei suoi libri, ma si è ben guardato da ammetterlo pubblicamente.

Ne avevo scritto dettagliatamente tempo fa:

http://www.affaritaliani.it/cronache/carlo-rovelli-superstar-581395.html

In questo articolo facevo notare come nel suo ultimo libro, “L’ordine del tempo”, ci fosse un errore di una certa gravità:

“In compenso una delle pochissime formule che lo scienziato ci dispensa è sbagliata: la n. 8 a pag. 182 contiene infatti un errore per un fattore 2 nella formula del red shift gravitazionale”. Al professore ha scritto un numero in libertà inficiando l’intera formula.

Errore ben più grave del refuso ministeriale in cui almeno la formula era corretta.

Ma non è questo il solo errore.

In un libro precedente, “La realtà non è come ci appare”: “sbaglia l’indicizzazione delle aree quantizzate di spin confondendo tra numeri interi e semi - interi (pag. 145)”. E qui siamo all’errore qualitativo, per così dire, ma anch’esso rilevante.

Insomma, Rovelli ha propagato (almeno) due errori che destano confusione e disorientamento negli studenti e negli studiosi che leggono i suoi libri, però non risulta che ne abbia mai parlato pubblicamente.

Come mai due pesi e due misure?

E poi, non è segno di intelligenza ammettere i propri errori e magari correggerli? O questo vale solo per quelli degli altri?