A- A+
Cronache
Caserma Piacenza, nuovo comandante: un mese dopo ricucito lo strappo

A un mese esatto dal sequestro della caserma 'Levante' e dall'arresto di sei carabinieri accusati di pestaggi, arresti illegali, spaccio e tortura, il nuovo comandante provinciale di Piacenza, Paolo Abrate, assicura che "lo strappo si sta ricucendo e i cittadini ci danno forza nel nostro agire manifestandoci una rinnovata fiducia". "La ricetta e' semplice - racconta all'AGI la nuova guida dei carabinieri nella citta' emiliana, arrivato il 27 luglio da Milano dopo il trasferimento dei vecchi vertici seguito all'indagine della Procura - nel senso che basta che facciamo per bene il nostro dovere, secondo quella che e' la nostra missione quotidiana e il cittadino e' soddisfatto. Nel nostro lavoro di ogni giorno, ne' io, ne' i miei carabinieri percepiamo giudizi negativi di valore. I cittadini hanno voglia e bisogno del nostro sostegno, sanno che cio' che e' accaduto e' un fatto, seppur grave, circoscritto ed episodico. E sanno che noi ci siamo e possono affidarsi a noi nel quotidiano".

Abrate riferisce di episodi di solidarieta' importanti per ricominciare dopo che dalle indagini e' emerso, cosi' ha spiegato il procuratore Grazia Pradella, che "in quella caserma non c'era nulla di lecito". "Specialmente i primi giorni per me che arrivavo da fuori sono giunte manifestazioni di vicinanza di cui, ammetto, avevo bisogno. Io e i miei carabinieri sappiano cio' che facciamo e lo portiamo avanti col massimo impegno e la massima dedizione, pero' e' chiaro che ricevere dei feedback positivi ci ha dato forza. Il primo giorno ho trovato sulla scrivania un biglietto di un cittadino. 'In questo momento - c'era scritto - mi sembra doveroso ribadirvi la stima, l'affetto e la gratitudine che portianm per l'Arma'. Da subito ho percepito che c'era la voglia e il bisogno di andare oltre a quello che e' successo".

Secondo il Comandante, la ricomposizione della frattura "e' fisiologica". "Le istituzioni hanno bisogno di lavorare insieme in maniera sinergica perche' lo Stato e' un'entita' unica e deve andare avanti e il cittadino ha bisogno di avere le istituzioni, tra cui l'Arma, pronte a soddisfare le sue esigenze". Il flusso di persone che si rivolgono ai carabinieri a Piacenza "e' normale", dice Abrate. "Anche alla stazione Levante continuano a presentarsi i cittadini per fare le loro denunce. Continuiamo a fare numerosi interventi, riceviamo segnalazioni e informazioni sui crimini". Dalle sue parole sembra emergere la voglia di dare 'qualcosa in piu', aggrappandosi all'orgoglio: "Ai miei carabinieri dico sempre che non e' stato un momento semplice, dobbiamo avere il coraggio e l'onore di portare a testa alta la nostra divisa e, anche se ora e' complicato, non bisogna avere paura delle difficolta'. Ognuno deve essere orgoglioso di quello che fa". Non solo i cittadini, ma anche chi sta dall''altra parte', chi infrange le leggi, ha manifestato a suo modo 'solidarieta''", rivela. "Qualche pregiudicato - spiega - ci ha detto 'noi vi conosciamo, sappiamo che fate bene il vostro lavoro'. Persone magari che in passato abbiamo denunciato o arrestato hanno comunque rispetto del nostro ruolo e della nostra funzione. Se sbagliano e vengono beccate, sanno che devono pagare ma ammettono che abbiamo fatto bene il nostro lavoro". Ben diverso lo spaccato svelato dall'indagine condotta dalla Guardia di Finaza dove i ruoli di 'guardie' e 'ladri' si mescolavano. Secondo gli inquirenti, i carabinieri arrestati e indagati si sarebbero messi d'accordo con intermediari e spacciatori per evitare i controlli, servizio per il quale si facevano pagare. Chi continuava a spacciare fuori dal controllo, sarebbe stato arrestato in modo illegale, picchiato e torturato.

Si e' ipotizzato che ad alimentare questo meccanismo possa essere stata una logica premiale a favore dei carabinieri che facevano piu' arresti, la cui carriera sarebbe stata favorita. "Su questo la vedo cosi', parlando in termini concettuali - afferma Abrate - l'arresto e' togliere dalla societa' una persona pericolosa secondo le regole del diritto penale. Quello che chiedo a i miei carabinieri quando si verificano fatti per cui e' previsto l'arresto dall'ordinamento e' di investigare al massimo per punire l'autore e toglierlo dalla societa'. Il paradosso e' che se tu ti impegni al massimo ogni volta che si verificano reati, e i reati si verificano spesso, i risultati vengono di conseguenza. E' questione di impegno, serieta' e dedizione avere dei risultati". Il Comandante assicura di non avere mai ricevuto nella sua esperienza l'esortazione a fare piu' arresti per una carriera piu' brillante. "Forzare la mano prima o poi ti si ritorce contro. Quello che si e' verificato secondo le indagini e' una distorsione del sistema gravissima e aberrante. Parliamo di delinquenti vestiti da carabinieri, non credo in una conversione sopravvenuta alla delinquenza, poi magari c'e' stata un'escalation alimentata da una convinzione di impunita'". Sul ruolo dei confidenti nel mondo della droga, Abrate sostiene che quando si ha a che fare con "chi ti racconta qualcosa, va sempre messo tutto per iscritto, per far vedere la genuinita' della tua convinzione".

Un mese dopo uno degli episodi peggiori nella storia dell'Arma, Abrate, 45 anni, un passato da comandante del provinciale a Milano dove si e' occupato anche del sequestro dei bambini sullo scuolabus da parte dell'autista condannato poi per terrorismo, ripensa alla chiamata in cui gli si domandava di accorrere nella cittadina emiliana sulla macerie lasciate dalla prima indagine nella storia italiana che ha portato al sequestro di una caserma. "Ho avuto 36 ore per pensarci ma non ho mai avuto un dubbio, mi e' sembrata da subito una cosa talmente bella e importante. Quando ti danno un incarico del genere, ti senti onorato e basta. Non e' semplice ma ci sono momenti importanti per le istituzioni e questo era uno di quelli, quando semplicemente devi rispondere si', ci sono".

Commenti
    Tags:
    caserma piacenzacarabinieri piacenzacarabinieri comandante piacenza
    Iscriviti al nostro canale WhatsApp





    in evidenza
    Luigi Berlusconi scommette su Algojob: investito oltre un milione di euro

    Con lui anche Ermotti, figlio dell'ad di Ubs

    Luigi Berlusconi scommette su Algojob: investito oltre un milione di euro

    
    in vetrina
    Intelligenza artificiale e aziende italiane: le reali applicazioni

    Intelligenza artificiale e aziende italiane: le reali applicazioni





    motori
    Nuova Lancia Ypsilon e Spotify: guida immersiva e personalizzata

    Nuova Lancia Ypsilon e Spotify: guida immersiva e personalizzata

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.