Cronache

Caso Palamara, Di Matteo: "Nomine? Criterio di appartenenza simile alla mafia"

Il pm attacca l'ex boss di Unicost: "Accolse la mia estromissione dal pool stragi con molta soddisfazione"

Caso Palamara, Di Matteo: "Nomine? Criterio di appartenenza simile alla mafia"

Il caso Palamara non si spegne. L'ex boss di Unicost a processo a Perugia per corruzione, resta un argomento caldo. A conferma di questo, arrivano le pesanti accuse del pm Nino Di Matteo, che in'un'intervista concessa a Non è l'Arena su La7 si toglie parecchi sassolini dalla scarpa. "Le nomine dettate dalle correnti sono molto simili al metodo mafioso". Non usa mezze parole il consigliere del Csm nell’assestare - si legge sul Giornale - l’ennesimo colpo alle correnti della magistratura. L’attacco più forte è il paragone tra l’influenza delle correnti nelle nomine e il metodo mafioso. "Io dissi e lo affermo anche oggi che privilegiare, nelle scelte che riguardano la carriera di un magistrato, il criterio dell’appartenenza a una corrente o a una cordata di magistrati è molto simile all’applicazione del metodo mafioso".

Ma quel criterio dell’appartenenza a una cordata per ottenere una nomina, insiste Di Matteo, è appunto "Inaccettabile", tanto che «più che le riforme serve una svolta etica». Di Matteo racconta anche il retroscena dell’intervista concessa ad Andrea Purgatori un anno fa sulla strage di Capaci, quando si ritrova fuori dal pool stragi. «Sono stato estromesso dal gruppo stragi, ho poi verificato dagli atti dell’indagine di Perugia che il dottor Palamara prima che avvenisse questa esclusione si era lamentato che io facessi parte di questo gruppo stragi ed entità esterne, e nel momento in cui venne resa nota la mia estromissione, accolse la notizia con molta soddisfazione".