Cronache
Centri estetici in zona rossa ancora discriminati, ma prosperano gli abusivi
Messa in ginocchio un'attività che conta 35mila imprese e un giro d'affari di oltre 6 miliardi. La denuncia di Marco Post, la prima rete in Europa del comparto
La decisione di tenere chiusi i centri estetici nelle zone rosse rischia di mettere in ginocchio un’attività di circa 35mila imprese e di un giro d’affari che supera i 6 miliardi di euro. Tutto questo mentre continua l’attività degli abusivi che, secondo Confestetica superano le 120mila unità entrando in contatto con almeno cinque clienti al giorno, generando un rischio totale di circa un milione di persone. “E’assurdo e del tutto immotivato”: questo il commento a caldo di Marco Postiglione, fondatore e presidente di Marco Post, la prima rete in Europa di centri estetici specializzati in antiage senza bisturi con oltre 80 punti vendita attivi sul territorio nazionale, in merito alle chiusure settoriali disposte dal Governo per tutto il 2020.
Una situazione che si ripropone anche con il nuovo Dpcm portando allo stop dei centri estetici nelle zone rosse, unica categoria del comparto estetico a subire la chiusura.
“Siamo sempre più indignati da questa ennesima discriminazione ai nostri danni - spiega il fondatore di Marco Post- durante il fermo natalizio, storicamente tra i periodi più, siamo stati chiusi contrariamente a barbieri, parrucchieri e altre realtà che si sono attrezzate per fornire trattamenti alla persona. Ora si sta ripetendo quanto avvenuto con l’introduzione delle zone rosse, che hanno dato vita al dilagare dell’abusivismo e penalizzato soltanto noi senza motivazioni oggettive. Perché?”.
La protesta incarnata da Marco Postiglione è condivisa anche da associazioni come la Cna che sottolinea come tenere aperti i centri estetici sia la scelta più sicura.
“I centri estetici -conferma Postiglione- garantiscono per loro natura altissimi standard di sicurezza alla clientela. Lo svolgimento del lavoro non presuppone né la compresenza di più persone né assembramenti; inoltre tutte le attività sono periodicamente sanificate secondo i protocolli di sicurezza e rispettano tutte le linee guida anti-Covid”.
Il contenuto del nuovo Dpcm, che lascia però aperti parrucchieri e barbieri, preoccupa e non poco soprattutto sotto il profilo economico.
Quello dei centri estetici è infatti uno dei settori storicamente più vitali in assoluto, con una fortissima presenza femminile che coinvolge in tutta Italia circa 35mila attività e un giro d’affari che supera i 6 miliardi di euro.
Come sottolinea Postiglione, “l’ennesima chiusura ingiustificata rischia di generare perdite gravissime per l’intero comparto, il tutto senza una vera motivazione alla base. Chiediamo pertanto al Governo di inserire i centri estetici nella lista delle attività consentite in zona rossa, assimilandoci così a tutti gli altri servizi alla persona che invece, contrariamente a noi, possono restare aperti”, conclude Postiglione.