Cronache

Cocoricò, dopo la chiusura il manager si difende: rischiamo il crac

La chiusura per quattro mesi della discoteca Cocoricò di Riccione, decisa dal questore di Rimini, dopo la morte di un 16enne in seguito all'assunzione di ecstasy, "porterà a perdite fra 1,5 e 2 milioni di euro". La stima arriva da uno dei cinque soci dell'azienda, Fabrizio De Meis, che parla in conferenza stampa a Roma.

LA CONFERENZA STAMPA - "Lo stop di quattro mesi, se restera' tale, equivale di fatto ad una chiusura definitiva". Fabrizio De Meis, uno dei cinque azionisti del Cocorico', parla della sospensione del locale decisa dopo la morte per ecstasy del 16enne Lamberto Lucaccioni. "Faremo ricorso al Tar - conferma De Meis in una conferenza stampa convocata in un hotel romano -, cercheremo di evitarlo anche perche' in gioco c'e' il lavoro di 200 dipendenti e nei mesi estivi si concentra il 50% del nostro fatturato (3,5-4 milioni di euro nell'ultmo anno, ndr). Ma una cosa deve essere chiara: se anche il Cocorico' dovesse riaprire, se le leggi attuali non vengono modificate non cambiera' nulla, quello che e' successo potra' accadere di nuovo e noi non potremo evitarlo".

 "Da quando ci sono io, cioe' da tre anni a questa parte - premette De Meis - ci siamo sforzati di ridurre l'idea di trasgressione legata al Cocorico' e di farne anzi un simbolo della lotta alla droga: siamo diventati il primo locale italiano con un sistema di videosorveglianza interna ed esterna, abbiamo promosso una campagna di sensibilizzazione per il divertimento responsabile, l'anno scorso abbiamo proposto con Forza Italia il daspo per i frequentatori delle discoteche colpevoli di comportamenti illegali e siamo favorevoli a che tutti i clienti all'ingresso si sottopongano ad un tampone, in modo da lasciare fuori chi ha gia' assunto droghe. Per quella che e' la prima discoteca in Italia, la sedicesima nel mondo e la settima per fans su facebook mi sembra un atteggiamento tutt'altro che ambiguo nei confronti del problema". "La morte di Lamberto Lucaccioni, per la quale torniamo ad esprimere tutto il nostro cordoglio - conclude De Meis - ha portato all'attenzione generale una questione di grande rilievo ma se non si provvede a mettere in piedi tutta una serie di attivita' mirate contro la 'cultura' dello sballo, se le leggi continuano ad essere quelle, vecchie, in base alle quali il questore ha legittimamente disposto lo stop, la chiusura del Cocorico' non servira' a nulla e non diminuira' la probabilita' che certi eventi accadano. Alla fine, noi e le forze dell'ordine vogliamo le stesse cose e condividiamo gli stessi obiettivi ma evidentemente abbiamo idee diverse sul come raggiungerli".