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Cronache
Consip: depistaggi, manipolazioni e Servizi

Inchiesta Consip, che cosa è successo veramente?

 

Sono almeno due le "manipolazioni" per quanto riguarda i rapporti illeciti tra Alfredo Romeo e Tiziano Renzi. Alterazioni che sarebbero state compiute dal capitano dei carabinieri del Noe Gianpaolo Scafarto, incaricato dell’indagine fino alla decisione presa un mese fa dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone di ritirare la delega al reparto. Lo ha scoperto il pm Mario Palazzi, riascoltando le trascrizioni delle intercettazioni e rileggendo gli atti depositati. E gli ha notificato un avviso a comparire per falso in atto pubblico. Durante l’interrogatorio l’ufficiale si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Dobbiamo leggere le accuse", spiega il suo avvocato. Ma quanto accaduto - scrive il Corriere della Sera - appare talmente grave da aver spinto i magistrati a disporre nuovi accertamenti per scoprire che cosa ci sia alla base del "depistaggio" che coinvolge il padre dell’ex premier e dietro l’accusa rivolta ai servizi segreti di aver "spiato" l’indagine, quando era già chiaro che la realtà era ben diversa. Anche perché questa vicenda rischia di compromettere l’esito di un’indagine che comunque si fonda su numerosi altri elementi.

La prima contestazione al capitano del Noe riguarda la trascrizione di una conversazione intercettata il 6 dicembre 2016 negli uffici della Romeo Gestioni. Oltre a Romeo ci sono il suo collaboratore, l’ex parlamentare Italo Bocchino, e una terza persona. Nell’informativa consegnata agli inizi di gennaio Scafarto scrive: "A un certo punto Bocchino si allontana e Romeo continua a parlare con Ruscigno... Romeo racconta del suo rapporto con Bocchino per poi affermare “Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato”". Le considerazioni del capitano sulla circostanza sono nette: "Questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si sono incontrati, atteso che Romeo ha sempre cercato di conoscere Matteo Renzi senza riuscirvi". Gli interessati negano l’incontro e questo spinge Palazzi e il procuratore aggiunto Paolo Ielo a disporre nuove verifiche. Vengono ascoltati i nastri e si sente chiaramente che a pronunciare la frase sull’incontro con Renzi era stato Bocchino. Ma la circostanza più clamorosa viene scoperta analizzando i brogliacci perché in quegli atti è già specificato che a parlare è l’ex parlamentare. "Chiederemo l’archiviazione", anticipa il difensore di Renzi senior.

Ancor più inspiegabile appare il capitolo che riguarda il ruolo degli 007. Il capitano sottolinea nella sua informativa di gennaio di avere "insieme ad altri militari il ragionevole sospetto di ricevere “attenzioni” da parte di qualche appartenente ai “servizi”". Per questo consegna ai magistrati due annotazioni di servizio datate 18 e 19 ottobre 2016 nelle quali racconta che due investigatori del suo reparto "andati in piazza Nicosia a Roma per effettuare l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestioni (quando furono trovati i “pizzini” con le dazioni di denaro, ndr) hanno notato persone in abiti civili e atteggiamento sospetto che controllavano le targhe: una persona fotografata che controllava le targhe e un’altra che nascosta dalle auto in sosta non ha perso di vista l’operato dei militari". Poi specifica che "la persona “sospetta” utilizza una jeep di cui indica la targa". Non dice che sin dal 20 ottobre i carabinieri "avevano scoperto che il proprietario della Jeep è Eugenio Ruggieri, cittadino italiano ma nato a Caracas che abita a pochi metri dalla Romeo Gestioni". Una omissione che suona sospetta, tanto più che nell’informativa si accusa Matteo Renzi, presidente del Consiglio pro tempore, di aver "messo in campo tutte le risorse disponibili per tutelare la sua famiglia e quindi anche il padre che da una ricerca su fonti aperte web è da considerarsi sicuramente un personaggio con diversi trascorsi singolari".

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