Consip e Pd, parla Penati: "Renzi garantista in ritardo. Mi piace Emiliano"
INTERVISTA/ Filippo Penati, assolto dopo l'indagine sul cosiddetto "sistema Sesto", parla delle analogie tra la sua vicenda e il caso Consip. E su Emiliano...
di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti
Sindaco di Sesto San Giovanni. Presidente della Provincia di Milano. Braccio destro di Pierluigi Bersani mentre lui era segretario del Pd. Poi, all'improvviso, più nulla. Fino all'assoluzione piena in primo grado arrivata quattro anni e mezzo dopo l'inizio delle indagini sul cosiddetto "sistema Sesto". Filippo Penati ripercorre la sua vicenda giudiziaria e politica e mette in luce le analogie con l'inchiesta Consip in un'intervista a tutto campo ad Affaritaliani.it.
Filippo Penati, quali sono le sue considerazioni sul caso Consip? Lo si può considerare il nuovo capitolo della guerra tra magistratura e politica?
Io ho il massimo rispetto della magistratura. Mi sono difeso nel processo e e alla fine sono stato assolto. Io ho avuto giustizia, perché l'unico luogo dove si può avere giustizia è l'aula del tribunale. Solo con le sentenze si può ottenere giustizia rispetto alle accuse che ti vengono rivolte. Ci sono parecchie analogie rispetto all'insistenza e al clamore mediatico che questa vicenda ha avuto nei giorni scorsi con un impianto che a me pare molto suggestivo dal punto di vista della rappresentazione. Il momento è particolare perché il Pd è ormai entrato in piena fase congressuale e questa insistenza mediatica su notizie passate con il contagocce nuoce a un dibattito che dovrebbe essere sereno e soprattutto dovrebbe riguardare le cose da fare nonché un'analisi sul senso del partito a 10 anni dalla sua fondazione.
Questa inchiesta può influenzare in qualche modo la fase congressuale del Pd?
Troverei davvero curioso che non succedesse. Il primo dato che segnalano i sondaggi, anche se spero che come spesso accaduto vengano smentiti, è la previsione di una bassa affluenza alle primarie che potrebbe essere addirittura dimezzata. Un fatto che considero una sconfitta per chiunque, non solo per Renzi ma per tutto il Pd, e che penso sia strettamente collegato anche all'irruzione del caso Consip sulla fase congressuale. Quindi questa inchiesta, dopo settimane di grande insistenza su suggestioni da parte dei media, un danno lo ha già fatto. Poi mi auguro che il Pd possa svolgere nel modo più sereno un confronto politico e sulle cose. Non mi piace pensare che l'esito delle primarie possa essere in qualche modo determinato o guidato da un'inchiesta giudiziaria. Non voglio pensare che questo possa succedere.
Come lei giustamente dice, ci si difende nei tribunali. Il punto è che però l'esplosione del caso Consip, così come è successo con lei, può portare a delle conseguenze politiche. O no?
Io sono stato assolto due volte, sia dalla Corte dei Conti che dal tribunale di Monza. Certamente io ho pagato un prezzo alto ma la colpa è delle lungaggini della giustizia. Il 20 luglio di quest'anno saranno trascorsi sei anni da quando la mia in chiesta è diventata di dominio pubblico. E' un tempo lunghissimo. Il processo è cominciato solo due anni dopo la richiesta di arresto del sottoscritto e nonostante io avessi chiesto il rito immediato. W non è ancora finita visto che i pm, nonostante una sentenza di piena assoluzione, hanno deciso di fare ricorso in appello. Insomma, i tempi della giustizia sono questi. E di fronte a questi tempi chi ha una carriera legata al proprio prestigio di fronte all'opinione pubblica, ma anche qualsiasi cittadino, viene travolto. Nel frattempo resti fuori. Paghi un prezzo altissimo sul piano personale, insieme ai propri cari. Trascorrono più di due anni dal momento in cui accuse infamanti divengono di dominio pubblico fino all'inizio del processo. E' una situazione che ammazzerebbe chiunque.
Che cosa non funziona nel passaggio di queste notizie all'opinione pubblica?
Nell'agosto del 2011 il Corriere della Sera mi descrisse in prima pagina come un "delinquente patentato". Chiamai il mio avvocato per sporgere querela ma lui, dopo aver verificato, mi spiegò che non potevo querelare nessuno perché quella frase era inserita nella richiesta che i pm fecero al tribunale del riesame contro il divieto che il gip aveva frapposto alla loro richiesta di arresto nei miei confronti. Quindi io fui descritto come "delinquente patentato" in un documento di cui io e il mio avvocato apprendiamo l'esistenza solo dal Corriere della Sera. Durante la fase istruttoria moltissime cose le apprendevamo direttamente dalla stampa. Alla faccia delle informazioni di garanzia... Anzi, la stessa informazione di garanzia io l'ho ricevuta la mattina in cui sono venuti a farmi le perquisizioni. E sono stato io a dover chiedere di essere interrogato. Almeno nel caso Consip mi pare che alcune persone sono state chiamate a chiarire la loro posizione prima che si definisca il tutto. Nel mio caso sostenevano che avessi dei conti all'estero. Conti del tutto inesistenti. Hanno rigirato come un calzino i conti miei, di mia mamma, di mia moglie, dei miei figli e alla fine nella requisitoria l'accusa disse che non li avevano trovati perché ero stato bravo a occultarli. Ma come gli ricordò la sentenza, l'onere della prova è a carico dell'accusa e non viceversa. Se non riesci a provare un reato quel reato non esiste. Eppure quelle tesi dell'accusa sui miei conti all'estero sono finite sui giornali senza nemmeno il minimo riscontro e senza che allora mi fosse data l'opportunità di difendermi. Averli riproposti nella requisitoria finale senza che li avessero trovati è un'ulteriore testimonianza di come si fossero mossi con pregiudizio nei miei confronti.
Si è dato una spiegazione di quanto avvenuto?
Io non credo nella maniera più assoluta nel complotto. Ci sono due elementi che mi fanno riflettere sull'operato dei pm della mia inchiesta. Il primo è il prevedibile clamore mediatico che l'inchiesta avrebbe avuto su scala nazionale e magari questa ribalta può averli ingolositi. Il secondo elemento è un modo di procedere della procura per pregiudizi e non in modo obiettivo. Poi per fortuna la giustizia funziona. Il tribunale ha ascoltato un centinaio di testi, ha studiato le carte con grande meticolosità e alla fine ha emesso la sentenza di assoluzione. L'errore che si commette spesso a livello mediatico è quello di emettere una sentenza sulla base delle carte dell'accusa dimenticandosi che quelle sono solo una parte della storia.
Lei all'epoca era il braccio destro di Bersani. Quanto le è costata questa vicenda?
Mi è costata moltissimo. Sul piano politico era il momento più alto della mia carriera che si è invece interrotta bruscamente. La botta è stata forte, è stato come cadere da duemila metri di altezza senza paracadute. E' stata forte anche rispetto alla mia famiglia e ai miei figli. E' stato uno tsunami che ci ha travolti. Poi nella vita ci sono esperienze che ti fanno scoprire di essere più forti di quanto pensavi. Ho partecipato a tutte le udienze del mio processo, ho studiato le carte e con il mio avvoacto ho preparato la mia difesa. Da lì ho cominciato a lavorare davvero sulla giustizia, ho avuto la possibilità di tornare all'insegnamento ma lo faccio in una condizione particolare: insegno l'italiano ai minori stranieri affidati a una comunità di francescani, insegno alla caserma Montello ai profughi. Ho anche dato un senso alla mia vita attraverso questo impegno professionale e di grande umanità. Poi la politica rimane una grande passione, non ho girato la testa dall'altra parte.
Il Pd come si comportò con lei?
Furono dei codardi. Decretarono la cancellazione dall'anagrafe degli iscritti sulla base dell'avviso di garanzia. Io mi ero già sospeso da tutte le cariche del partito e dopo due giorni mi ero dimesso dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale, staccando la mia vicenda giudiziaria dalle istituzioni e dal partito. Hanno rimosso la cancellazione solo lo scorso anno. Il Pd mi abbandonò e per l'opinione pubblica quella fu una condanna arrivata prima ancora del tribunale. Ma fecero di più. La fondazione dei Ds si costituirono parte civile nel mio processo salvo poi rinunciare a continuare l'azione di parte civile perché si accorsero che le accuse erano infondate.
Come si comportò Bersani con lei? C'è stato qualcuno che l'ha delusa in modo particolare e qualcuno che invece l'ha sorpresa in maniera positiva?
C'è stata gente che fino al giorno prima metteva la foto insieme a me su Facebook per avere consensi nel partito e nell'opinione pubblica e poche ore dopo quelle foto le aveva immediatamente rimosse. Ci fu chi usò la mia vicenda per fare battaglia interna al partito però ci furono molti che mi rimasero vicini. Bersani era il segretario del partito e non poteva fare nient'altro che tutelare il partito. Quando ci fu la revoca della cancellazione dall'anagrafe del partito Luigi Berlinguer, persona a me cara, mi disse che all'epoca c'era stata un'onda mediatica così forte che non era possibile fermarla in maniera diversa. Io ho troppi anni di vita politica alle spalle per fargli una colpa di non aver saputo resistere a quello tsunami. Mi hanno amareggiato molto di più tutti quelli che non avevano nessuna responsabilità all'interno del partito e che hanno dimenticato persino il lato umano di una vicenda come quella che stavo attraversando. Ho perso amici veri che non avevano niente da perdere in quel frangente ma poi alla fine l'amarezza passa e oggi non provo rancore per nessuno. Mi ha fatto moltissimo piacere un sms ricevuto da Enrico Letta subito dopo la sentenza in cui c'era scritto: "Saremo in molti a doverti chiedere scusa". Fu l'unico a dirmelo ma è come se attraverso di lui me lo avessero detto tutti.
Come giudica l'atteggiamento di Renzi sul tema giustizia?
Intanto apprezzo le parole che ha detto anche nei miei confronti. Spesso, citando i casi in cui la giustizia ha creato un danno alle persone ha fatto il mio nome e questo devo dire che mi ha anche commosso. Spesso Renzi non ha avuto lo stesso atteggiamento in passato che ha oggi col caso Consip. Non è stato così con Lupi, con la Guidi e anche in altri casi. Lì l'atteggiamento era stato molto meno garantista di quanto non sia oggi. Un avviso di garanzia non è una sentenza di condanna però personalmente penso che quando uno riceve un avviso di garanzia debba porsi il problema oltre che per se stesso anche per il partito e soprattutto quanto le accuse indeboliscano le istituzioni che rappresenta. E ognuno decide per sé. Io mi sono dimesso da vicepresidente del consigliop regionale appena ricevuto l'avviso di garanzia e mi sono autosospeso da tutte le cariche del Pd. Una regola dovrebbe forse valere per tutti: nel momento in cui si viene rinviati a giudizio e vai a processo per accuse di una certa gravità ti difendi da normale cittadino. Almeno, io ho fatto così.
E' vero che lei appoggerà Emiliano alle primarie?
Sto ancora valutando. Posso dire che fra i tre candidati è quello che mi convince di più.