Consip, "mentirono creando prove false". I militari e la trama contro Renzi
Il giudice che ha sospeso i due carabinieri Gian Paolo Scafarto e Alessandro Sessa: falsi gravissimi
Il giudice e i pm non scrivono mai la parola "complotto", ma dal contesto che descrivono, dopo aver preso la decisione di sospendere dal servizio i due carabinieri Scafarto e Sessa coinvolti nel caso Consip, emerge chiaramente l’accusa di aver truccato le carte per danneggiare Tiziano Renzi e, di riflesso, il figlio Matteo, che era presidente del Consiglio quando la Procura di Napoli affidò l’inchiesta agli investigatori del Noe.
Poi arrivò il trasferimento del fascicolo a Roma, la revoca delle indagini a quel reparto dell’Arma e la scoperta - grazie agli accertamenti dei carabinieri del Comando provinciale di Roma - che nell’informativa del Noe c’erano i falsi ora contestati all’ex capitano Scafarto, come ricorda il Corriere della Sera.
Per esempio l’attribuzione all’imprenditore Alfredo Romeo della frase intercettata "Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato", in realtà pronunciata dall’ex deputato Italo Bocchino. Scafarto lo sapeva, perché gliel’avevano detto e confermato i suoi collaboratori dopo aver riascoltato la registrazione, ma ha scritto il contrario: aggiungendo che quelle parole "consentono di inchiodare il Renzi Tiziano alle sue responsabilità". Scrive il gip: "Occorre condividere le conclusioni dell’accusa sulla coscienza e volontà di compiere il falso da parte di Scafarto", e cioè che "la falsificazione è frutto di una deliberata decisione dell’indagato".
C’è poi il capitolo del presunto interessamento dei Servizi segreti alle indagini sulla Consip, denunciato sempre nell’informativa sottoscritta da Scafarto che, a tratti in maniera esplicita, chiamava in causa l’ex premier Matteo Renzi. Sostiene ora la Procura di Roma, come riporta ancora il Corriere della Sera: "Le attività di riscontro di dati oggettivi facevano emergere quelle che devono ritenersi omissioni e alterazioni della verità funzionali all’affermazione di una verità precostituita; piuttosto che operare una verifica delle pur lecite ipotesi iniziali, si è scelto, in modo volontario e consapevole, di rappresentare maliziosamente quanto accertato".
Poi l'accusa di "mistificazione delle evidenze", relativa ancora ad alcune intercettazioni di Romeo per dimostrarne i contatti con un ex generale transitato dai servizi segreti, mentre si trattava di tutt’altro personaggio, considerato "un millantatore". Anche in questo caso, i messaggi whatsapp tra Scafarto e i suoi collaboratori dimostrerebbero che l’ex capitano era a conoscenza della vera identità dell’interlocutore di Romeo. Ma "ancora una volta - accusano i pm - al fine di supportare maliziosamente la tesi del coinvolgimento dei Servizi di sicurezza attivati dalla presidenza del Consiglio, inventa il coinvolgimento di un ex alto ufficiale della Guardia di finanza indicato, senza peraltro alcun riscontro, come appartenente ai servizi". Di nuovo il gip condivide, attribuendo a Scafarto una "condotta cosciente e volontaria nel tentare di accreditare l’ingombrante presenza di presunti servizi segreti".
CONSIP, GIP SU CARABINIERI SOSPESI: "PERICOLO REITERAZIONE E INQUINAMENTO PROVE"
Il gip di Roma, che ha disposto la sospensione dal servizio per il maggiore Gianpaolo Scafarto e il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, sottolinea nel provvedimento come "la revoca della delega d'indagine del marzo 2017, fatto rarissimo, e le pesanti espressioni in essa contenute avrebbero dovuto consigliare ad entrambi gli indagati di agire in modo retto, probo e osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e quelle di appartenenza. Invece, sembra essere stata proprio questa appartenenza l'occasione prossima per consumare altri delitti gravissimi per le finalità di depistaggio". Nel provvedimento si sottolinea inoltre "come oltre al tema del pericolo di reiterazione altrettanto grave è quello del pericolo di inquinamento probatorio". Nella misura interdittiva si spiega che la loro presenza in servizio, in un contesto di falsi e depistaggio, può danneggiare le indagini. "Sul punto - scrive ancora il gip - basta rileggere i messaggi scambiati tra Sessa e Scafarto come certe opzioni investigative, poi non adottate dai due, nei confronti dei superiori abbiano bisogno di un reale chiarimento oggettivo".
CASO CONSIP: SCAFARTO E SESSA SOSPESI DA SERVIZIO PER DEPISTAGGIO
Il maggiore Gianpaolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa, ex ufficiali del Nucleo operativo ecologico, sono stati sospesi dal servizio per la durata di un anno. La misura interdittiva, firmata dal gip Gaspare Sturzo, e' stata richiesta dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla fuga di notizie legate al caso Consip.
A giustificare l'adozione di questa misura cautelare a tempo e' la nuova contestazione di depistaggio: "al fine di sviare" l'indagine condotta dai pm di piazzale Clodio finalizzata "all'accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore di Consip", Scafarto, il cui smartphone era stato sequestrato il 10 maggio scorso, su richiesta ed istigazione di Sessa (suo diretto superiore), per "non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l'applicativo whatsapp provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo". Con l'aggravante di "aver commesso il fatto mediante distruzione o artificiosa alterazione di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento".
Sessa era gia' stato indagato dalla Procura per depistaggio in relazione ad alcune false dichiarazioni rese ai pubblici ministeri di Roma. Aveva mentito su un dettaglio ritenuto importante ai fini delle indagini, e cioe' la data in cui avrebbe informato il suo superiore, il generale Sergio Pascali, dell'esistenza di significative intercettazioni sul conto di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Sentito a maggio scorso come persona informata sui fatti dai pm, Sessa avrebbe spiegato di aver informato il suo capo solo il 6 novembre 2016, dopo l'uscita su un quotidiano della vicenda Consip. E invece le cose sarebbero andate diversamente, perche' Pascali sarebbe stato informato da Sessa fin dal giugno precedente.
Il reato di depistaggio, invece, costituisce una novita' per Scafarto, gia' sotto inchiesta per due accuse di rivelazioni del segreto d'ufficio e cinque episodi di falso, cominciare da quello contenuto nell'informativa consegnata in Procura il 9 gennaio 2017 nella quale, riferendo il contenuto di una intercettazione ambientale negli uffici romani della Romeo Gestioni, attribuiva erroneamente all'imprenditore Alfredo Romeo e non al suo consulente Italo Bocchino, ex parlamentare, la frase "...Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato".