Cronache
Coronavirus, Fase 2: manca medico del lavoro nella task force. Figura chiave
Un pool di medici si appella al governo segnalando la mancanza, nel progetto di fase 2, di una figura chiave come lo specialista della Medicina del lavoro
Riceviamo e pubblichiamo
Gentile direttore,
Desideriamo sottoporre all’attenzione del Suo giornale la problematica della medicina del lavoro, tema finora non considerato, nonostante risulti fondamentale nell’attuale evoluzione dell’emergenza Covid 19 che si avvia alla cosiddetta Fase 2, ossia la ripresa delle attività produttive.
La riapertura dei luoghi di lavoro non può infatti prescindere dalla valutazione competente delle misure di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori. Finora, l’emergenza sanitaria si è avvalsa della presenza in prima linea dei medici ospedalieri e del SSN per la gestione dei pazienti Covid-contagiati. Ma ora assume centralità anche la figura del medico specialista in Medicina del Lavoro, che, nel rispetto della normativa vigente, redige il protocollo di prevenzione sanitaria per indagare lo stato di salute dei lavoratori tramite visita medica, esami ematochimici e strumentali al fine di rilasciare il giudizio di idoneità alla specifica mansione.
Occorre richiamare il fatto che in base alla normativa sulla sicurezza negli ambienti di lavoro D.lgs 81/08, il datore di lavoro ha l’obbligo di nominare il Medico Competente ed è passibile anche con l’arresto in caso di omessa nomina. Ed è del tutto evidente quanto obblighi e funzioni siano assolutamente prioritari in questa fase di emergenza che - oltre alle normali attività di controllo - impone una verifica capillare dell’idoneità dei lavoratori e della sicurezza degli ambienti, oltre ad assicurare l’immediata individuazione di presunti contagi.
Siamo pertanto sorpresi nel constare che in ambito governativo questa problematica non sia stata presa in considerazione, nè si sia avvalsa di una figura di riferimento nel quadro delle numerose commissioni e ancora di più nel contesto della “task force” istituita proprio allo scopo di coordinare le condizioni e le soluzioni per la ripresa. A titolo di esempio, il medico del lavoro, anche avvalendosi di personale infermieristico ove presente, potrebbe coadiuvare l’azione di monitoraggio epidemiologico generale, tramite test di diagnostica rapida in ambito lavorativo per segnalare i casi sospetti pertanto consentirne la successiva gestione. Questo monitoraggio, già collaudato in diversi Paesi e Regioni italiane, consente infatti di ottenere rapidamente una rappresentazione reale della popolazione entrata in contatto con il virus e di proteggere gli ambienti che prossimamente saranno più esposti al problema. La prestazione sarebbe a carico dello Stato o imputabile al Datore di Lavoro o tradursi in beneficio fiscale per il DL.
Pertanto ci auguriamo che il governo voglia individuare le professionalità di riferimento in questo particolare ambito sanitario. Il mondo del lavoro ne ha assolutamente bisogno. Non si può affrontare il tema della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro se nei tavoli tecnici viene a mancare la principale figura sanitaria di riferimento: il Medico competente.
Tilde Martino Bari
Valentina Scialfa Catania
Silvia Pancotto Firenze
Giovanni Marrapodi Messina
Tommaso Massaro Bari
Salvatore Rosolia Salerno
Roberto Giubilati Roma
Leonardo Serafino Messina
Alessandro Germanà Firenze
Marco Seymandi Milano
Fulvio Fornaro Brindisi