Cronache
Coronavirus, la Polizia di Bologna denuncia: “Situazione al limite”
Altra denuncia del sindacato Sap di Polizia: “Non vorremmo che la situazione degenerasse per colpa di qualche dirigente”
Dopo la denuncia di alcuni giorni fa e la morte di un agente, Giorgio Guastamacchia che a Roma faceva parte della scorta al premier Giuseppe Conte, non sembra essere mutato il clima in alcuni reparti della Polizia di Bologna. Qualche giorno fa è arrivata la notizia della sanificazione da parte dei Vigili del fuoco di alcuni uffici. Di recente il caso di un agente visitato per Coronavirus ma costretto a pagare il ticket, anche se ogni giorno è per strada a salvare vite.
A fine marzo, dopo la notizia di 11 appartenenti alle forze dell’Ordine contagiati tra Bologna e provincia, la denuncia di cui parlavamo all’inizio. Stefano Paoloni, segretario nazionale del sindacato di polizia Sap, invia una lettera al ministero dell’Interno sul non rispetto dei meccanismi di alternanza sul lavoro in alcuni reparti del capoluogo (come disposto dal Capo della Polizia Franco Gabrielli al fine di contenere il contagio). Vicenda che Affaritaliani ha raccontato.
Abbiamo chiamato il segretario provinciale del Sap Tonino Guglielmi.
Ci conferma la sanificazione dei Vigili del fuoco?
“Si, noi le abbiamo chieste ovunque. Ma c’è promiscuità tra i reparti, i poliziotti passano da un ufficio all’altro. In alcuni si adottano le distanze, in altri no. A Bologna abbiamo un unico edificio che su tre piani ospita la Squadra mobile e al terzo il reparto Anticrimine e Passaporti. Ai primi due piani della mobile si applica l’ordinanza Gabrielli. Al terzo piano non si applica.Tutti i piani hanno scale, ascensore, distributori di caffè e bagni in comune. In alcuni uffici si è anche intervenuto, anche se all’italiana come dico io, e in altri non si è fatto nulla. In alcuni corridoi non ci sono, neanche volendo, le distanze di sicurezza di un metro. A Bologna, tra i colleghi, ci sono abbastanza casi, direi parecchi casi di Coronavirus. Non vorremmo che la cosa degenerasse o scappasse di mano per colpa o per mancanze di alcuni dirigenti”.
Comprendiamo l’emergenza ma qual è il problema di questa mancata attenzione che in questo momento è così pericolosa?
“C’è mancata chiarezza, il sindacato non viene coinvolto. Tra noi, sigle sindacali, c’è un ottimo clima e stiamo collaborando bene fra tutti ma veniamo coinvolti solo a parole. Si dice che bisogna avere il massimo coinvolgimento dei sindacati ma le cose che noi chiediamo, che sono interventi di buon senso per la sicurezza nostra e dei cittadini, vengono sistematicamente disattese. Le faccio degli esempi?”
Prego...
“Il 24 febbraio chiesi subito la chiusura al pubblico dell’ufficio Immigrazione. Mi sbranarono vivo. Mi trattarono come un marziano. A distanza di una settimana decisero di chiuderlo. Se lo chiudevamo prima evitavamo i problemi. Ma niente. Chiesi di sanificarlo subito. Niente! A distanza di una settimana lo hanno fatto parzialmente. Così come chiedemmo la chiusura degli uffici al pubblico ma niente anche lì. Poi è arrivata la chiusura totale. Chiedemmo di evitare che alcuni reparti andassero a Lodi, con protezioni parziali, perché poi sarebbero tornati, contagiando chi era qui. E invece, anche lì, niente. Ora abbiamo due ragazzi: uno da un mese entra ed esce dall’ospedale e l’altro è fermo a Piacenza in Covid, da solo come un cane. Ci sono stati tanti casi di contagio che si potevano evitare”.
Sull’alternanza in ufficio per evitare i contatti senza sicurezza, dopo la denuncia fatta da Paoloni, è cambiato qualcosa?
“Non è cambiato niente. Ancora oggi, dopo un mese, i dirigenti sono lì a disquisire se è giusto o sbagliato farlo”.
Capisco la difficoltà ad organizzarsi ma questo mi sembra grave...
“Le dirò di più. Mandano anche persone anziane a fare le pattuglie. Ma io dico, mandate i più giovani! Niente! Per Imola e Medicina, dove c’è la zona rossa, abbiamo chiesto di mettere dei bagni chimici. Anche lì niente. Siamo intervenuti noi come Sap con delle società private. Sa che le dico: c’è troppa arroganza!”
Ma rischiate la vita, ammalandovi... Ed è pericoloso per voi ma anche per tutti...
"Noi lo stiamo denunciando. Per sanificare le auto ho trovato io un’ azienda privata che lo fa e dopo 4 giorni di attesa si è potuto farla intervenire. Ma non può continuare una situazione di questo tipo. Il caso del poliziotto che paga il ticket spiega tutto".
Ce lo racconta?
"Noi poliziotti abbiamo come riferimento un medico della polizia. Abbiamo dei colleghi che vengono inviati a Bologna da fuori regione, trasferiti, e che stanno qui per anni anche 10, 20. Ma vivevano altrove e lì avevano il medico di famiglia. A Bologna hanno il domicilio in caserma e come medico di riferimento prendono quello della polizia. Questo poliziotto, di cui parliamo, doveva fare il turno di notte ma aveva dei sintomi del Covid, così si reca dal medico con mascherina e guanti. Lo cacciano via in malo modo e gli dicono di andare dal medico curante, ma risponde: “Non ce l’ho!”. Allora gli dicono di rivolgersi dalla guardia medica. Il poliziotto si mette in fila dalla guardia medica e alla fine deve pure pagare. Ecco, al di là dei 15 euro che non sono niente, questo modo di trattarci è una vera umiliazione".
Ma come è possibile?
"Bologna oggi è in difficoltà. Non è in grado di dare le risposte che servono alla comunità. Il Questore sta navigando a vista e non ha dei buoni collaboratori. Abbiamo una macchina che non è veloce e dinamica come richiede la gravità della situazione e che non da risposte. Ognuno faccia il suo mestiere, figuriamoci, noi stiamo al nostro posto, ma tutto questo non è accettabile. Le faccio un altro esempio: a Bologna non c’erano mascherine. Non si trovavano da nessuna parte, in quel momento. Troviamo un fornitore che le dona, non sono certificate. Le mando a prendere. Sa cosa hanno fatto?"
Cosa?
"Ce le hanno ridate indietro perché non erano certificate. Ma allora io non so più che cosa dire. In Romagna diciamo “piuttosto che senza meglio piuttosto!” Questo vuol dire avere il prosciutto davanti agli occhi. Le aggiungo l’ultima".
Dica...
"Tutta la nazione sta arruolando medici e a Bologna in 2 anni abbiamo due medici della polizia in pensione andatici circa un anno fa, a 60 anni e 62 anni, ancora giovani e disponibilissimi. Ho scritto anche al prefetto per farli tornare in attività. Non si sono degnati neanche di risponderci. Altro che collaborare! Non sono in grado di dare le risposte!"