Cronache
Corruzione in Liguria: e ora si accendono i fari sulla diga di Genova
In manette anche Paolo Emilio Signorini, commissario del Porto di Genova quando l’appalto sulla diga è stato vinto dal consorzio guidato da Webuild
Corruzione in Liguria, si accendono i fari sulla diga di Genova
Quando nelle scorse ore Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, ha annunciato che il 24 maggio “ci sarà la posa del primo cassone” della diga di Genova con una inevitabile "accelerazione dell’opera", non poteva immaginare che da lì a poco il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sarebbe stato arrestato nell'ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia genovese. E con lui anche Paolo Emilio Signorini, amministratore delegato di Iren (società multiservizi, attiva nel settore energia) ora sospeso dal Cda, commissario del Porto di Genova quando l’appalto da 1,3 miliardi di euro sulla diga è stato vinto dal consorzio di cui Webuild è capofila
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A ricordarlo questa mattina, a margine del terremoto giudiziario che ha colpito la Liguria, è stata l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) attraverso “fonti” non meglio qualificate e rilanciate dall’Ansa. Si tratta di una delle principali opere pubbliche finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dal Piano nazionale complementare (Pcn) e che ora si teme che possa finire in una vicenda di corruzione che coinvolge due supermercati Esselunga, concessioni portuali varie e pezzi di spiagge pubbliche.
Guarda qui il video delle prime operazioni di costruzione della nuova diga di Genova
Dalla pagina You tube "Ports of Genoa": immagini del cantiere galleggiante nel bacino portuale di Vado Ligure
L’Anac, che ha acceso i riflettori sulla diga di Genova, evidenzia che l’appalto è stato assegnato “senza una corretta procedura di gara". L’Anticorruzione sottolinea che questo è stato riconosciuto anche dal Tar, Tribunale amministrativo regionale, che ha definito l’appalto "illegittimo", poiché "la società era priva dei requisiti". Nel caso in cui la sentenza del Tar venisse confermata, “la società concorrente soccombente, che ha fatto ricorso”, dovrà essere risarcita “con il rischio di pagare i lavori della diga molto più del previsto". La diga foranea (fuori della città ndr), inoltre, è stata inserita nel decreto Genova per la ricostruzione del ponte Morandi usufruendo delle relative deroghe al Codice dei Contratti, senza averne titolo, ricordano sempre le stesse fonti.
“La Nuova Diga Foranea di Genova è un’opera unica al mondo per complessità e dimensioni, oltre ad essere il più grande intervento di sempre per il potenziamento della portualità italiana - si legge sul sito di Webuild -. Grazie alla realizzazione di quest’opera, Genova si candida a diventare un centro di gravità per le grandi navi e un grande hub logistico per il commercio in Europa”.
Un‘opera che la multinazionale che fa capo a Pietro Salini, definisce “impressionante e unica nel suo genere dal punto di vista ingegneristico”, in quanto “il suo basamento poggerà su fondali fino a una profondità record di 50 metri e nella sua configurazione finale raggiungerà una lunghezza complessiva di 6.200 metri. Per realizzare il basamento saranno impiegati 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sul quale verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato composti da quasi 100 cassoni cellulari”. I cassoni – si legge ancora - misureranno fino a 33 metri di altezza (come un palazzo di dieci piani), 35 metri di larghezza e 67 metri di lunghezza. La nuova diga consentirà l’ingresso nel porto di Genova delle grandi navi portacontainer, lunghe oltre 400 metri e larghe 60 metri, e delle navi da crociera “World Class”.
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Webuild – va ricordato – è la società che, non solo ha costruito in tempi record il viadotto di Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, ma è anche capofila del consorzio Eurolink che edificherà il Ponte di Messina. “Lo dico da tre anni”. Raggiunto da affaritaliani.it Ferruccio Sansa, oppositore principale di Giovanni Toti in Liguria, è un fiume in piena. La notizia clamorosa dell’arresto del presidente della Regione è appena esplosa. L’accusa è di corruzione e non tocca solo l’ex enfant prodige di Forza Italia, ma tanti altri pezzi grossi della Giunta ligure come il capo di gabinetto Matteo Cozzani, in odore di mafia secondo il gip che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare.
La conferenza stampa dell'ottobre 2022 per l'aggiudicazione della gara da parte di Webuild della "Nuova Diga foranea di Genova"
Nel video da sinistra a destra: Marco Bucci, sindaco di Genova; Paolo Emilio Signorini, ex commissario del Porto di Genova; Pietro Salini, ad di Webuild; Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria
“Si tratta di un evidente e colossale conflitto d’interessi, al di là degli aspetti penali. Ci sono delle società che hanno finanziato il Centrodestra e che poi hanno chiesto concessioni e appalti alla Regione. È un enorme questione di opportunità quanto meno”, spiega Sansa. “Quando ho sfidato Toti (elezioni regionali 2020 ndr) avevo circa 50mila euro per la campagna elettorale, in gran parte usciti dalle mie tasche. Toti, invece, aveva a disposizione fondi per 1 milione di euro dati da alcuni di questi soggetti che oggi troviamo nell’inchiesta”.
Sansa, ex giornalista del Fatto Quotidiano che nel 2020 fu sostenuto da M5s e Pd in uno dei primissimi esperimenti di alleanza tra pentastellati e dem, è netto: “Si sentivano al di sopra di tutto”. E rincara la dose: “Quest’anno la Regione ha speso 20 milioni di euro per la ‘propaganda istituzionale’, soldi dati agli organi di informazione di tutta Italia, cercando di condizionare pesantemente l’informazione”. Poi tira in ballo quella che definisce “la madre di tutte le opere”: la diga di Genova. “Negli ultimi anni la Liguria ha ricevuto più soldi di qualunque altra regione d’Italia, circa sette miliardi. La diga finirà per costare tre miliardi, un’opera voluta fortemente da Toti, Signorini, Aldo Spinelli e Mauro Vianello, quest’ultimo uno dei dominus del porto di Genova”.
Oltre a Sansa avanzano richieste di chiarimenti anche Partito democratico e Movimento 5 Stelle. “Chiediamo una valutazione delle conseguenze di quanto sta avvenendo a Genova e in Liguria”, ha affermato Valentina Ghio, vicepresidente del Pd alla Camera, intervenendo a Montecitorio. “Sono in atto diversi importanti progetti finanziati dal Pnrr e del Fondo complementare tra cui la diga di Genova che è la prima opera per entità di finanziamento. Sono opere vincolate a una tempistica stretta e lo sforzo delle istituzioni deve essere quello di non farli perdere. Per questo chiediamo un’informativa urgente per riferire sul monitoraggio e la verifica dell'attuazione degli investimenti alla luce della vicenda emersa questa mattina e che coinvolge le istituzioni liguri”.
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Sugli scudi anche il deputato ligure del M5s Roberto Traversi: "Chiediamo un'informativa del governo sui gravissimi sospetti emersi oggi dall'inchiesta in Liguria. Noi del M5S abbiamo sempre denunciato fatti per lo meno discutibili, ad esempio quelli sulla diga di Genova e sul commissario che ha compiuto atti poi dichiarati illegittimi. Il governo Conte ha compiuto sforzi enormi, innanzi tutto sul piano finanziario, per lo sviluppo della Liguria, oggi leggere queste notizie è sconfortante, per la gestione dei fondi Pnrr nella regione serve il massimo livello di rigore. Invece dall'inchiesta che ha portato il presidente Toti ai domiciliari emerge un quadro di malaffare allarmante". Rixi, citato all’inizio di questo articolo e cercato più volte da affaritaliani.it per un commento in merito, non ha risposto al telefono.