Ingroia: "Mineo? Cosa Nostra ha fallito. Messina Denaro non è il capo"
INTERVISTA/ Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo, analizza la portata e le conseguenze dell'arresto di Mineo, erede designato di Totò Riina
Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo e pm del processo sulla trattativa Stato mafia, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it la portata dell'arresto di Settimo Mineo, nominato come erede di Totò Riina ai vertici di Cosa Nostra.
Antonio Ingroia, che cosa ci dice dell'attuale organizzazione di Cosa Nostra l'indagine che ha portato all'arresto di Mineo?
Ci dice che in un momento di obiettiva difficoltà sul piano militare Cosa Nostra stava tentando un ritorno alle origini. Cosa Nostra viene da anni di colpi durissimi, subiti da parte dello Stato negli ultimi vent'anni. Con la nomina di Mineo e il tentativo di creare una nuova Cupola l'organizzazione mafiosa ha provato a tornare una presa più forte e omogenea del territorio seguendo una struttura verticistica. Un tentativo fallito.
L'arresto di Mineo e il soffocamento sul nascere del tentativo di riorganizzazione di una nuova Cupola significano che Cosa Nostra non è più in grado di darsi una struttura gerarchica?
Dopo la fine dei Corleonesi Cosa Nostra non è più riuscita a darsi un'organizzazione ben strutturata. Ha sempre avuto capi o capetti in difficoltà. L'arresto di Mineo è la dimostrazione che le forze dell'ordine hanno in Sicilia una capacità di controllo capillare che è stata acquisita con anni di professionalità antimafia e anche grazie alle opportunità tencologiche sempre più avanzate. Ma soprattutto è la dimostrazione che la mafia può sopravvivere quando cambia pelle, quando si mimetizza. Fa strada la mafia in grado di dedicarsi al business degli affari e di insinuarsi nelle pieghe dell'economia legale. Se prova a tornare alla tradizionale presenza militare gerarchica sul territorio, in particolare nel caso di Cosa Nostra, sembra destinata a fallire.
Dalle sue parole sembra che Cosa Nostra sia ormai in una situazione di subalternità rispetto ad altre organizzazioni mafiose. E' così?
Certamente. Sono finiti i tempi in cui Cosa Nostra era la mafia leader a livello mondiale. Ormai da tempo viene dopo la 'ndrangheta, che ha molto più potere. Questa inchiesta, in realtà, ci dimostra che Cosa Nostra è rimasta ancora al tentativo di ricreare tradizioni secolari come la ricostruzione della commissione e la nomina di un capo. Tradizioni che ora le nostre forze dell'ordine sono in grado di fermare sul nascere.
In che cosa consiste il maggiore potere della 'ndrangheta?
La 'ndrangheta ha sempre adottato una politica più lungimirante. Mentre la Cosa Nostra dei Corleonesi ingaggiava uno scontro aperto contro lo Stato del quale alla fine ha pagato le conseguenze e dal quale è uscita con le sossa rotta, la 'ndrangheta procedeva con una strategia di mimetizzazione nel mondo dell'economia legale. Cosa Nostra è finita sotto i riflettori, la 'ndrangheta è riuscita ad agire nell'ombra.
A questo punto resta invece ancora libero Matteo Messina Denaro. Qual è il suo ruolo effettivo? Il caso Mineo dimostra che non è Messina Denaro il vero capo di Cosa Nostra?
Io l'ho sempre sostenuto e in effetti la vicenda Mineo è la dimostrazione che Messina Denaro non è mai stato né probabilmente mai sarà l'erede di Totò Riina. Per tradizione, sarebbe una novità che il capo assoluto di Cosa Nostra non sia un palermitano (Messina Denaro è originario della provincia di Trapani, ndr). Non ho mai creduto al fatto che un capomafia della provincia di Trapani potesse tenere le redini dell'intera Cosa Nostra. Sicuramente è uno dei boss più pericolosi in circolazione e si può considerare come ultimi latitante della stagione stragista. Ma non ho mai pensato potesse assurgere a capo assoluto dell'organizzazione. La scelta di Mineo per riformare la Cupola dimostra in realtà che Cosa Nostra non ha subìto una trasformazione genetica importante e che probabilmente farà molta fatica a riemergere con un'organizzazione verticistica e omogenea come quella di un tempo.
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