Crocetta, e ora il direttore de L'Espresso si dimetta - Affaritaliani.it

Cronache

Crocetta, e ora il direttore de L'Espresso si dimetta

 Di Pietro Mancini

 I giornalisti dell’Espresso, Piero Messina e Maurizio Zoppi, sono indagati con l’accusa di «pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico». Messina dovrà rispondere pure di calunnia, perché avrebbe indicato una sua  fonte, dalla quale sarebbe stato, però, smentito. 

A questo punto, sarebbero indispensabili le dimissioni del direttore del settimanale romano, che prima ha rifilato ai lettori una "patacca" e poi, con ostinazione, ha perseverato nell'errore, con numerose, inopportune e insincere, esternazioni, sporcando la tradizione di rigore, serietà e impegno civile del periodico.
 17 marzo 1982 l'Unità accusò il ministro democristiano, Vincenzo Scotti, di collusioni con la nuova camorra organizzata di don Raffaele Cutolo.

 Il documento, che denunciò i membri del governo (fornito dai servizi segreti), però, si rivelò  falso: è il caso Maresca, dal nome della cronista del quotidiano del Pci.

 Il direttore, Claudio Petruccioli, si dimise  e al suo posto venne nominato don Emanuele Macaluso, stretto collaboratore di Enrico Berlinguer.

 L’indagine attuale è stata aperta dalla Procura di Palermo, con riferimento alla pubblicazione, da parte dell’Espresso, di un’intercettazione, clamorosa e agghiacciante , poi rivelatasi una bufala, riguardante il Governatore della Regione Sicilia, don Rosario Crocetta, in cui il medico personale, il primario di Chirurgia plastica, don Matteo Tutino, poi arrestato, avrebbe detto che «Lucia Borsellino va fatta fuori come il padre».

 L’esistenza dell’intercettazione, che ha suscitato una serie di durissime, troppo frettolose, polemiche, con gli interventi del Capo dello Stato, del presidente del Consiglio e dei vertici delle Camere, è stata più volte smentita dalla Procura di Palermo e anche da quelle di Catania, Caltanissetta e Messina. Piero Messina e Maurizio Zoppi, ascoltati ieri pomeriggio in Procura, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

 La inquietante vicenda sarebbe stata oggetto di commenti graffianti e originali di don Leonardo Sciascia.

 Lo scrittore di Racalmuto, da par suo, avrebbe rilevato : "il contesto" è cambiato, e nulla è come sembrava all'inizio, quando l'accusato era Crocetta, a un passo dalle dimissioni e, addirittura, talmente "mascariato" da meditare il suicidio".

 Adesso, invece, il Governatore è la vittima,  sotto accusa sono finiti i due giornalisti. Costoro dovranno spiegare la genesi e chiarire i risvolti di una vicenda, grave e sconcertante, sulla quale, forse, anche don Eugenio Scalfari, 91 anni, direttore storico del settimanale L'Espresso, e autore di memorabili battaglie contro le intercettazioni illegali, dovrebbe far sentire la sua autorevole voce.


E, forse, il Sindaco di Palermo, Orlando-Cascio, e il renziano Davide Faraone, aspirante alla poltrona di Governatore, dovrebbero fare una telefonata per scusarsi con Crocetta, così come il direttore del settimanale romano, Luigi Vicinanza, a cui hanno rifilato un falso sgub.