Cronache

Csm, Palamara: “Le correnti dominano tutto Il mondo della magistratura”. AUDIO

Radio 1 intervista Luca Palamara

L'AUDIO

“L’avvocato Calafiore non l’ho mai conosciuto. L’avvocato Amara l’ho visto due volte in momenti conviviali e il dottor Longo l’ho visto una volta. Non ho mai avuto né rapporti, né telefoni, né frequentazioni con loro”. E’ un passaggio dell’intervista al magistrato Luca Palamara, che ha parlato per la prima volta ai microfoni di Rai Radio1 all’interno di “Il mix delle 5” condotto da Giovanni Minoli”. Molti i temi dell’intervista. Si è parlato della vicenda legata alla nomina del dottor Longo a procuratore di Gela. Alla domanda di Minoli: “Questa nomina c’è stata?” Palamara ha risposto. “Non è mai avvenuta. Non solo: il nome del dottor Longo non è stato nemmeno proposto in commissione perché al suo posto nel febbraio 2016 è stato nominato il dottor Asaro. La procura di Perugia nel decreto di perquisizione smentisce questa ipotesi della nomina di Gela”.

Si è parlato delle intercettazioni apparse sui giornali riguardanti la sua vicenda: “La procura di Perugia ha trasmesso le intercettazioni al Csm, dopodiché nel mese di maggio sono state pubblicate dagli organi di stampa”. Alla domanda di Minoli: “E la responsabilità di quei materiali chi ce l’ha?”, Palamara ha risposto: “Direi entrambi perché il codice di procedura penale individua come titolare il procuratore della Repubblica. In questo caso si aggiunge il Csm che aveva la disponibilità di queste carte. Sarà oggetto di accertamenti perché si trattava di atti non depositati dei quali gli indagati non erano a conoscenza”. Si è parlato anche dei Trojan lo strumento utilizzato per le indagini: “Ha consentito un livello ulteriore di aggressione ai criminali. Va maneggiato con attenzione perché coinvolge la privacy”.

E ancora, sull’uso del Trojan sul telefono di Palamara: “Il mio telefono è stato bloccato il tre maggio 2019 e venivo avvisato di doverlo configurare nuovamente. Per un paio d’ore sono rimasto isolato. Ma non pensavo a qualcosa di anomalo”. Alla domanda di Minoli “Ma come mai il trojan è stato messo tre anni dopo?”, ecco la risposta di Palamara: “Posso dire che vi era un particolare interesse investigativo a comprendere quale fosse il mio ruolo nell’attività politico giudiziaria e soprattutto nel versante delle nomine”.

Un passaggio dell’intervista ha toccato la nomina di Ermini a vicepresidente del Csm: “Posso dire che le correnti sono state assolutamente determinanti nella nomina del vicepresidente. Se non c’è l’accordo tra le correnti non si può fare alcuna nomina. Sono stato al Csm dal 2014 al 2018. Sono state fatte più di 1000 nomine. Sfido chiunque a dire quali sono state al di sotto del livello di soglia. Si può fare meglio ma da qui a demonizzare tutto è una cosa sbagliata. Le correnti dominano il mondo della magistratura. L’obiettivo è fare sì che le correnti possano aspirare a valori più alti”.

Infine un commento anche al rapporto tra magistratura e politica: “Non mi ritrovo nell’accusa che magistrati e politici si distribuiscono gli incarichi. Nel caso dell’onorevole Ferri è un collega che conosco da quando ero bambino. Nel caso dell’onorevole Lotti, ho avuto modo di conoscerlo come sottosegretario della Presidenza del Consiglio al quale numerosi esponenti del mondo politico, istituzionale e della magistratura si rivolgevano per affrontare questioni relative alla giustizia. Io l’ho frequentato come sottosegretario ed onorevole. Nel momento delle cene, la sua vicenda processuale era definita. Il luogo decisionale delle nomine è uno solo la quinta commissione del Csm e il plenum. Tutto quello che avviene fuori è sempre avvenuto come attività di discussione.”