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Cronache
Depistaggio Borsellino: accuse prescritte per due poliziotti, assolto il terzo

Ecco, secondo il Pm Luciani, dove tutto ha inizio: "Da quel momento Scarantino subi' un pressing asfissiante". Dopo aver dichiarato di essere stato vittima di minacce e torture fisiche e psicologiche, la notte del 24 giugno 1994 quasi due anni dopo essere stato arrestato e formalmente accusato d'aver partecipato all'organizzazione della strage di via D'Amelio, inizio' a collaborare con i magistrati nisseni. "Quando arrivo' a quell'interrogatorio era un uomo esasperato", ha sottolineato la procura nissena. Si autoaccuso' del furto della 126, poi trasformata in autobomba usata per la strage di via D'Amelio. Negli anni successivi il falso pentito, che nel momento del suo arresto per vivere vendeva sigarette di contrabbando, ha ritrattato diverse volte ma nessuno gli credeva. Proprio a causa delle sue false rivelazioni, per la strage del 19 luglio '92, furono condannati diversi imputati poi scagionati grazie alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che, a partire dal 2008, ha permesso di riscrivere la storia delle stragi siciliane. Ilda Boccassini, fu tra i primi magistrati a manifestare dubbi. Disse che era un "balordo": "Mi accorsi subito che Scarantino raccontava fregnacce pericolose". 

Ma nessuno fermo' il falso pentito, il depistaggio ando' avanti. Il falso collaboratore, fino all'arrivo di Spatuzza, ha sempre confermato, poi smentito, ritrattato, negato le sue dichiarazioni. La svolta e' arrivata nel processo "Borsellino bis" nel 1998 quando, dopo aver accusato persone innocenti, magistrati e poliziotti, ha fatto dietrofront sostenendo di essersi inventato tutto. a inquinare la verita' non sarebbero state solo le dichiarazioni di Scarantino, ma anche le menzogne raccontante da altri falsi pentito.

Nel giugno del 2019, la procura di Messina ha aperto un procedimento nei confronti degli ex pm Carmelo Petralia e Annamaria Palma. I due magistrati facevano parte del pool che coordino' le indagini su via D'Amelio. Anche loro, come i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta, sono stati accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra per aver costruito ad arte il falso pentito Vincenzo Scarantino, assieme all'ex capo della squadra mobile di Palermo La Barbera.

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