Desiree, Meluzzi: "Zone franche in mano agli africani, così si muovono i clan"
Caso Desiree, lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi in un'intervista ad Affaritaliani.it: "Nelle nostre città ci sono troppi buchi neri"
"Nelle nostre città esistono diverse zone franche dove non vige la legge ma tacite intese, aree nelle quali le forze dell'ordine non entrano e non possono entrare". Alessandro Meluzzi, celebre psichiatra e criminologo, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it la situazione che si è venuta a creare in molti "buchi neri" delle città italiane come quello di San Lorenzo dove è morta Desiree, la sedicenne di Cisterna di Latina.
Alessandro Meluzzi, come si sono venute a creare queste zone franche e da chi sono occupate?
Dentro c'è e si fa di tutto. C'è spesso una convergenza funzionale tra migranti clandestini, spaccio e centri sociali. In queste aree i clan africani controllano ormai lo spaccio di tutte le droghe leggere e i centri sociali sono luoghi di alto consumo. In Italia abbiamo sempre più città-groviera, edifici abbandonati, case disabitate, hotel dismessi. In questo senso è mancata responsabilità da parte di pubblico e privato. Tra i doveri che si hanno sui propri immobili c'è anche quella della messa in sicurezza. Se dal mio edificio cadono i cornicioni anche io, in quanto proprietario, sono penalmente perseguibile. Allo stesso modo dovrei esserlo se lascio che i miei edifici diventino luoghi di degrado coacervo di attività illegali e pericolose dal punto di vista sanitario e della sicurezza. Spesso c'è della speculazione, si fanno affari nell'acquisto di zone che diventano poi terra di nessuno.
E' possibile che questi nuovi clan e questi "buchi neri" abbiano già creato delle enclavi illegali all'interno delle nostre città che ricalcano la classica occupazione del territorio operata storicamente in Italia dalla mafia?
Assolutamente sì. Basti guardare a che cosa sta succedendo in Sicilia, dove il clan nigeriano dei Vikings sta occupando frazione disabitate. Si sta allargando a macchia di leopardo. Le mafie nigeriane e africane si muovono con la tecnica del branco. Ed è difficile fermarli. D'altronde non abbiamo nemmeno la preparazione per impedire a 300 nigeriani armati di machete di occupare una frazione disabitata a o una zona abbandonata all'interno di una città.
Che cosa si può fare adesso?
Bisogna riprendere il controllo del territorio finché siamo in tempo. Ben vengano gli espropri, ben vengano i sigilli. In Italia abbiamo un milione di spostati senza lavoro o identità, stiamo correndo un grande pericolo.
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