Cronache
Diavoli della Bassa Modenese, la verità del bambino zero: "Ho inventato tutto"


Nell'inchiesta "Veleno" di Pablo Trincia è chiamato Dario: Davide aveva 7 anni quando raccontò abusi, violenze e riti satanici che ora ammette si era inventato
Nel 1997 raccontò abusi e violenze che aveva subito da suo padre e suo fratello nella loro casa di Massa Finalese, in provincia di Modena. Davide aveva allora 7 anni e fu il primo bambino a parlare, quello da cui partì l'inchiesta che portò a scoprire un fenomeno più esteso, fatto di cerimonie nei cimiteri, riti satanici e violenze su bambini che venivano anche spinti a uccidere loro coetanei.
Oggi Davide ha 31 anni e ha ammesso di essersi inventato tutto in un'intervista a Repubblica. Ma quelle testimonianze portarono all’allontanamento dalle famiglie di 16 bambini che non rividero più i genitori, con decide di arresti, condanne a molti anni di carcere, alcune assoluzioni, e alcune persone morte durante le indagini, come la mamma che si suicidò o don Giorgio Govoni ucciso da un infarto poco prima della sentenza, nel 2000, che lo vedeva imputato come capo della setta di pedofili.
Davide, che nell’inchiesta Veleno di Pablo Trincia era chiamato Dario, era un bambino dato in affido a un’altra famiglia perché, dice, "i miei genitori erano poveri". Quando tornava nella famiglia biologica vedeva la mamma molto triste "e divenni cupo anche io". Tornato nella famiglia affidataria, veniva riempito di domande su presunti maltrattamenti dalla madre che poi lo adotterà: "Ha insistito tanto che alla fine le dissi di sì. Anche perché avevo paura di essere abbandonato, se non la avessi accontentata. Senza rendermi conto delle conseguenze di quello che stavo facendo".
Iniziano così colloqui con la psicologa Valeria Donati e gli assistenti sociali: "Ricordo diversi colloqui anche di 8 ore. Non smettevano finché non dicevo quello che volevano loro". E così inizio a inventare praticamente tutto: "Nomi a caso, su un foglio per disperazione. Ho inventato che mio fratello aveva abusato di me, che c’erano delle persone che facevano dei riti satanici. Ma non c’era nulla di vero. Mi sono inventato tutto. Perché se dicevo che stavo bene non mi credeva nessuno. A forza di insistere ho detto quello che si volevano sentir dire".
Furono sentiti altri bambini ma anche loro, secondo Davide, "pressati, martellati con domande infinite". "Mi dicevano che ero coraggioso ad aver salvato quei bambini, ma io non avevo salvato proprio nessuno. Mi sono sentito morire dentro".