Cronache

Discoteche diventano banche e grattacieli: chiusi 2100 locali in 14 anni

Ecco che fine hanno fatto il Bandiera gialla di Rimini, il Marabù di Reggio Emilia, il Genux nel Bresciano, L’ultimo Impero in provincia di Torino...

Le macerie delle discoteche abbandonate: 2.100 chiuse negli ultimi 14 anni. “Le più grandi e belle in Europa”. Metà sono banche, McDonald’s, grattacieli e chiese. L'inchiesta di Repubblica 

Il declino delle discoteche in Italia è un fenomeno che riflette non solo i cambiamenti culturali, ma anche le trasformazioni sociali ed economiche degli ultimi decenni. Max Pezzali, attraverso il suo nuovo album "Discoteche abbandonate", e il libro fotografico "Disco Mute" di Davide Calloni e Alessandro Tesei, documentano questa trasformazione, mostrando come le gloriose sale da ballo degli anni '70 e '80 siano ora ridotte a macerie. Repubblica, attraverso un'inchiesta ripercorre i luoghi cult e qualche dato. Negli anni '90, l'Italia contava circa 7.000 discoteche, ma dal 2010 al 2023, 2.698 attività di discoteca hanno chiuso, con solo 630 nuove aperture. Questo drastico calo è attribuibile a vari fattori, tra cui il calo demografico e i cambiamenti nelle abitudini dei giovani. Ad esempio, nel 1983 c'erano potenzialmente 1.018.000 diciottenni, ma nel 2006 questo numero è sceso a 556.805, una diminuzione del 46%. Tuttavia, il declino delle discoteche (-52%) supera la diminuzione della popolazione giovane, indicando che altre dinamiche sono in gioco.

Il boom delle discoteche negli anni '80 e '90 era legato a una serie di fattori, tra cui la nascita del DJ e la musica senza interruzioni, che offrivano un'esperienza di ballo continua e coinvolgente. I locali erano enormi, con piste multiple e una programmazione che andava dal mercoledì alla domenica. Esempi iconici come l'Ultimo Impero di Airasca e il Marabù di Reggio Emilia ospitavano migliaia di giovani ogni settimana. Il declino è stato accelerato anche dall'aumento dei costi di gestione e dalle mutate preferenze dei giovani, che oggi preferiscono forme di intrattenimento più intime e meno strutturate, come le feste private o i rave. Inoltre, l'avvento della musica digitale e dei social media ha trasformato il modo in cui le nuove generazioni fruiscono della musica e socializzano.

In particolare, Repubblica ripecorre le "demolizioni": "sono stati spianati l’Echoes di Misano Adriatico e il Kiwi di Piumazzo, Modena. Hanno demolito per consegnarlo a un’immobiliare l’Oasis di Sassuolo. Nel 2008 è stato ipotecato Il Gufo di Brisighella, provincia di Mantova. La vita più breve, e fuori tempo massimo, l’ha conosciuta il Metropolis di Marina di Cecina (Livorno): inaugurato nel 2007, è stato chiuso due anni dopo e venduto solo nel 2021, alla quindicesima asta pubblica.

Con il passaggio del nuovo secolo, la stagione delle disco è diventata un’agonia. Al posto del Naxos di Torino, che scaricava all’ingresso, con i bus 4 e 63, frotte di aspiranti al biglietto gratis, ora c’è un supermercato Basco. Al posto del Vanilla di Genova, una Coop. Lo Studio Zeta di Caravaggio, Bergamo, ha lasciato spazio a un polo commerciale. ll Ca’ Franca di Lipomo è una pizzeria. Il Palace di Serravalle Scrivia (Alessandria) un Palabingo più outlet: le grandi dimensioni di partenza offrivano spazi per successive attività di volume.

ll Par Hasard di Abano Terme, a Padova, non è riuscito a convivere con i residenti, e soprattutto con i monaci del monastero così vicino. La Capannina di Alassio ha chiuso nel 2010, dopo oltre sessant’anni di baldoria. L‘Embassy di Rimini, sorto nel 1934, ha serrato nel 2009 e nel 2011 è stato raso al suolo: aveva ospitato Miss Italia ed esibizioni di Fred Buscaglione. Una disco intoccabile, allora, nei vent’anni dorati, fu l’Insomnia di Ponsacco (Pisa): oggi è una palestra. Il XX Secolo di Seriate, pari fama, allocato alla periferia di Bergamo, è un parcheggio. Al Glamour di Preganziol, in provincia di Treviso, dopo aver cambiato per tre volte il nome, ci si è dedicati con maggiori speranze alla lap dance. Nell’edificio del Ciak di Bologna c’è un’azienda di abbigliamento. Sull’area del Rolling Stone di Milano, ispirato allo Studio 54 di New York, un condominio di tredici piani. Il Palladium Disco di Torri di Quartesolo, fuori Vicenza, due anni fa è diventato una chiesa ortodossa serba. E dentro il mastodontico Genux di Lonato, in provincia di Brescia, si contemplano, piuttosto, riti con croci rovesciate e scritte 666.

Nel dicembre 2021 è stato messo in vendita persino il Melamara di Castiglion delle Stiviere, era sopravvissuto all’efferato tentativo di incendio (con quattrocento ragazzi, mascherati per carnevale, che stavano ballando all’interno) da parte di “Ludwig”, gli assassini seriali Abel e Furlan: la moquette ignifuga rallentò le fiamme e i neonazisti Wolfgang Abel e Marco Furlan la sera del 4 marzo 1984 chiusero, rischiando il linciaggio, la loro carriera di stragisti.

Camere d’hotel, spazi per un McDonald’s, bar musicali, birrerie, banche, residence invernali ed estivi, location per matrimoni, capannoni industriali. Sono queste le “disco inferno” del terzo millennio, in alcuni casi svendute per 300.000 euro. Spesso, peggio, sono macerie inamovibili per cambi di destinazione d’uso che non arrivano a causa delle vertenze ancora in corso.

C’è chi ha chiuso per un incendio partito dal frigo del bar: il Sugar Reef di Piombino Dese, nel Padovano. Il Meccanò di Firenze, invece, è stato dato alle fiamme dalla concorrenza (due condanne). il Seven Up di Formia, dove è cresciuto il deejay più amato di tutti, Claudio Coccoluto, appena scomparso, l’hanno fatto saltare in aria i casalesi. ll Cucaracha di Sibari, qui siamo a Cosenza, la ‘ndrangheta. Il Genesi di Portorosa, a Messina, è stato sequestrato nel 2015 perché aveva aggiunto due piste abusivamente e aveva svariati problemi di sicurezza, a partire dall’impianto elettrico. ll Sole Blu di Cassano delle Murge è finito sotto sequestro per l’abbandono di rifiuti pericolosi. Poi c’è il Nautilus di Varese, dove ai tempi d’oro si faceva il Capodanno con Mike Bongiorno: non ha retto alla fama meritata dopo il duplice omicidio dei buttafuori alla porta. Un padre volle vendicare il figlio picchiato e respinto all’ingresso, nel 2015 cessò ogni attività". 

I nostalgici, come Umberto Smaila, riconoscono che le discoteche offrivano una piattaforma fondamentale per la gavetta artistica e una forma unica di socializzazione. Tuttavia, figure come Johnson Righeira e Albertino evidenziano come il cambiamento fosse inevitabile, dato il naturale ciclo di nascita e declino di ogni fenomeno culturale.

Il presidente del Sindacato italiano dei locali da ballo, Maurizio Pasca, attribuisce la crisi anche alla proliferazione di eventi illegali che sfuggono alla regolamentazione e ai costi associati alle discoteche tradizionali. In sintesi, il declino delle discoteche in Italia è il risultato di una combinazione di fattori demografici, economici e culturali, riflettendo i profondi cambiamenti nella società italiana degli ultimi decenni.

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