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Cronache
Eni, falso complotto: Descalzi scagionato. Fu Amara a cercare di incastarlo

Falso complotto:chiuse indagini, De Scalzi verso l'archiviazione

La Procura di Milano ha chiuso le indagini sul presunto complotto finalizzato a "inquinare procedimenti in corso davanti all'autorità giudiziaria milanese nei confronti di Eni e di suoi dirigenti ed apicali", in particolare quello sulle presunte tangenti pagate per la licenza del giacimento Opl-245 in Nigeria. L'atto che chiude l'inchiesta e' stato notificato a 17 persone fisiche e giuridiche. Tra queste non c'e' l'ad di Eni Claudio Descalzi, che era indagato, la cui posizione dunque verra' stralciata in vista dell'archiviazione.  Come scrive Repubbica, si sarebbe trattato dunque di "un piano ordito dall’avvocato Piero Amara e dall’ex manager di Eni Vincenzo Armanna, il grande accusatore del “Cane a sei zampe” nel processo Eni-Nigeria (conclusosi con le assoluzioni di tutti gli imputati), contro l’ad di Eni Claudio Descalzi e il manager Claudio Granata, per sostenere che i vertici di Eni avrebbero promesso allo stesso Armanna varie utilità per ritrattare le sue accuse". 

"Amara riferì falsità pur sapendo dell'innocenza di Descalzi"

L'ad di Eni Claudio Descalzi e il capo del personale Claudio Granata, anche lui verso l'archiviazione perché non figura nell'avviso di chiusura, sarebbero stati vittime di calunnia da parte dell'avvocato Pietro Amara e dell'ex manager del gruppo, Vincenzo Armanna. I due avrebbero riferito falsità sul loro conto "pur sapendoli innocenti" nell'ambito di alcuni interrogatori tra il luglio e il dicembre del 2019. Nell'atto che precede, di solito, la richiesta di processo, sono presenti tra le persone fisiche, oltre ad Amara e Armanna, anche Massimo Mantovani nelle vesti di presidente del cda di Eni Trading & Shipping spa, controllata di Eni, e questa stessa societa' che e' indagata per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilita' per i reati commessi dai propri dipendenti. Indagini chiuse anche per Michele Bianco e Vincenzo La Rocca, dirigenti dell'ufficio legale dell'Eni che avrebbero "contribuito a inquinare lo svolgimento dei processi Eni" e a "screditare i consiglieri indipendenti di Eni Luigi Zingales e Karina Litvak". 

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