Genova, viaggio nel califfato di via Pre.I pakistani alla conquista del centro
Malavita a Genova: quando le famiglie pakistane subentrano a quelle calabresi... Storia del “Biondo” e dello chef Bachir alla conquista del centro storic
E’ una parentopoli pakistano- calabrese quella che blocca l’accesso dei turisti al centro storico di Genova: che nelle intenzioni della giunta di Bucci dovrebbe diventare una vetrina storico-culturale-culinaria . Ma i vicoli , che giacciono nella monnezza da cinquantanni, grazie a clan di calabresi verdurai e ‘ndranghetisti, per ora resistono. I gestori storici ortofrutticoli di chioschi, una filiera di pregiudicati, figli e madri, affiliati al potente clan mafioso degli Alessi si sono da tempo riciclati e modernizzati. I clan ora si servono di immacolata manovalanza pakistana. Prestanome o consegne con tanto di imprimatur dai capibastone delle ‘ndrine? Chissà.
Succede a Genova. Dai vicoli della Superba, da via del Campo, da via Prè si eleva il mugugno dei negozianti , sale e approda al Municipio del centro storico, diventa un coro insistente di proteste. Uno tsunami politico per ora fatto di pissi pissi e di cauti sussurri , il mugugno, appunto : perché non si scherza con certi mammasantissima e nel centro storico è ancora attivo tale Mimmo con il suo furgone di ortofrutta, parcheggiato abusivamente in via Gramsci, che vende cocomeri. Dopo cinquantanni, ecco ancora la mala che blocca il turismo e deturpa le bellezze del più grande centro storico al mondo con bugigattoli trasformati in paninerie : le cosche questa volta però si affidano alla immigrazione per gestire oscuri traffici dai cosìdetti fondi, piccoli tuguri e depositi di legna nei vicoli medioevali, ora trasformati dai pakistani in vendite di kebab, yogurt, birre da asporto, oppure in call center. E nel caos, davanti ai locali, i pusher senegalesi e nigeriani a vendere eroina, e , talvolta a proporla anche a malcapitati e allibiti turisti croceristi . Il baraccume si apre all’alba: i croceristi scendono a mandrie dalle navi , le hostess li guidano per via Perè( simpaticamente chiamato dai residenti il califfato ) : il vicolo, ricco di storia , di profumi, di spezie, di prodotti artigianali, di splendidi palazzi e bottegucce artigiane è oggi in ingorgo di spacciatori che finisce a Sottoripa, davanti a San Giorgio, il palazzo medievale che ospitava la prima banca al mondo. Ecco tossici, punkabbestia con cani morsicatori, pusher nigeriani e senegalesi, vedette delle ‘indrina, malavitosi di tutte le etnie, zombie sfaccendati… .. Il suk, come un vero ceck point, blocca il turismo.
“E’ come se in Galleria Vittorio Emanuele , a Milano , a due passi della Scala e dagli show room spuntasse un deposito di carbone trasformato abusivamente in kebab. Succede invece alla Superba” racconta un negoziante di Sottoripa.
“E addirittura in Via Pre”, c’è un locale sequestrato alla mafia dalle che viene gestito da un clan di pakistani e adibito a deposito di birre…Chi ha stipulato il contratto ? ” si domanda allibito un commesso di un negozio di articoli di mare.
L’IMPOTENZA DELLE FORZE DELL’ORDINE
Ad un anno esatto dalle elezioni di Bucci, il clima che si respira nel centro storco di Genova è di “ dolce attesa” .The times they are a chiangin,,.. direbbe Dylan. I baristi che si affacciano sul porto si lasciano andare a un cauto ottimismo: “ Abbiamo visto da parte di questa nuova amministrazione comunale e municipale degli sforzi notevoli nel centro storico dove va ribadito hanno ereditato questa situazione pesantissima . Per esempio sono state fatte delle ordinanze specifiche e un notevole miglioramento si è notato.
Il lavoro da fare è ancora tanto ma se oggi possiamo permetterci di esporci di più lo dobbiamo anche alla fiducia che abbiamo in questi rappresentanti. “
Per il momento, dunque, le Gole profonde di Sottoripa temono ancora i clan calabresi e chiedono l’anonimato.
Già: e i militi delle istituzioni ? Alla stazione del Centro storico fanno quello che possono, vanno e vengono. E redigono scrupolosissime relazioni: come davanti al locale Eat and drink, tugurio per disperati : dove si riunisce una tribù di ubriachi che di fatto intasa il passaggio dei turisti ; i croceristi si fermano, le hostess intimano l’alto là, i cani dei punkabbestia ringhiano, i tossici ciondolano , e i benedetti turisti tornano indietro.
“Punto di ritrovo per ubriachi pregiudicati tossicodipendenti, già sanzionati per somministrazione di bevande senza licenza” . scrivono nei verbali i carabinieri.
E al “Grill del pesce fritto”, di fronte a Palazzo san Giorgio? Il tugurio è trasformato in friggitoria abusiva. Nessuna licenza. Ma il locale non risulta nemmeno censito a catasto; eppure i gestori pakistani, spalleggiati evidentemente dai mammasantissima calabresi, lo tengono aperto. Annotano i carabinieri dopo avere fermato un disturbatore, a Sottoripa; “ Identificato il bevitore, è un pluripregiudicato spacciatore “ .
E ancora riferendosi a un oste improvvisato in una rosticceria d’asporto, sempre pakistano: “ vendeva birra soggetti già ubriachi”
Fioccano mute da 5000 euro, che i pakistani regolarmente non pagano.
“Non è possibile comminare multe a soggetti come clienti già ubriachi” scrivono ancora i carabinieri. Una farsa: il disturbatore , protagonista del verbale, ubriaco fradicio davanti a una pseudo rosticceria, aveva bloccato un intero gruppo di croceristi chiedendo l’elemosina.
Un nome emerge tra tutti, in questa farsa nel centro storico genovese. Un certo chef Bechir, personaggio da Mille e una notte. Ci novella un ristoratore:
“sto tizio sembra uscito da un film. Aveva rubato l’acqua a un negozio vicino, non avendo un contratto regolare per il suo grill che pare abusivo . Il vicino ha chiuso il contatore, allora li soggetto ha sollevato il tombino dell’ acquedotto pubblico, e lì si è attaccato abusivamente al suo bugigattolo. Davanti a San Giorgio nella piazza. E’ arrivata la polizia municipale, lo ha bloccato, il grill non risulterebbe a catasto, pare sia un negozio fantasma.. eppure è sempre aperto. Da allora è presidiato da picciotti delle ‘ndrine. Qui occorrerebbe indagare..”.
Misteri dei clan .
“Ex depositi di legna e di carbone trasformati abusivamente in friggitorie.. Allora la storia è questa- ci racconta il portavoce dei mugugnanti al Municipio del centro storico:
E’ una storia infinita quella del clan del Mimmo, parcheggiatore con camion in via Gransci: il caso potrebbe essere inserito come esempio illuminante in qualsiasi manuale di sociologia .
Il sito Casa della legalità, che è un osservatorio locale di criminalità e mafia genovese, segue da anni le vicende della famiglia di Mimmo, di Vicenzo, di Antonino e Patricia: parentado che spesso usa come manovalanza abusiva i pakistani .
“La famiglia di Mimmo pare legata alla “famiglia” ALESSI della 'ndrangheta- raccontano alla Casa della Legalità- Alessi, uno dei boss “storici” del centro storico di Genova, che già fu “regno” della famiglia RAMPINO. In stretto contatto con soggetti quali i boss CACI Rosario e ZAPPONE Salvatore - il primo pluri-condannato legato a COSA NOSTRA ed in particolare agli EMMANUELLO; il secondo, come Vincenzo , legato alla 'NDRANGHETA e già sottoposto a misure di prevenzione personali e patrimoniali .
La famiglia di Mimmo con terzi (sia familiari che non familiari) aveva da anni molteplici attività di vendita itinerante di generi alimentari (frutta e verdura) in Genova, in cui lavoravano come manovalanza saltuario alcuni pakistani…
Fino alle dimissioni poco spontanee dell’assessore al commercio della Giunta Vicenzi ( negli anni del centrosinistra) che sarebbe stato coinvolto in rapporti poco chiari con il clan mafioso dei Mamone. Domenico detto Mimmo, soprannominato il Biondo, gestisce cosi fino all’arrivo della giunta Bucci una specie di “baraccopoli “ della frutta in piazza di Caricamento: sono innumerevoli le proteste dei residenti e di commercianti”.La protesta passa, il Biondo resta, sembra il motto del clan familiare. Riguardevole il caso di Rita, parente di Mimmo titolare di una friggitoria in vico della Maddalena, già connessa allo sfruttamento della prostituzione ed arrestata lo scorso agosto per spaccio di droga, tra l’esultanza dei commercianti dello storico vicolo. Ma intanto prosegue la vendita del Biondo, che si sposta -dopo lo sfratto - in parcheggi e posti auto nella limitrofa in via Gramsci, con un camion itinerante.
E contemporaneamente, nel centro storico, spuntano i gestori pakistani. I pakistani all’inizio fanno da parcheggiatori al padre padrone, al Mimmo, che gestisce i chioschi di frutta e verdura ora rimossi davanti a San Giorgio; poi la svolta, i pakistani diventano ristoratori in proprio di lucenti “eat and drink”, ricavati da depositi di carbone e legna.Una storia di scatole cinesi che al Municipio del Centro storico stanno ricostruendo.
CHI AFFITTA AI PAKISTANI
Ed ecco lo sconcertante scoop. “Abbiamo infine scoperto che almeno due di questi locali problematici risultano affittati ai pakistani dallo studio di un prestigioso team di avvocati genovesi“ raccontano allibiti al Municipio del centro storico.
Già: ma intanto a Sottoripa che succede? E la friggitoria di piazza Caricamento si tinge di commedia all’italiana, Sottoripa sottobosco di malaffare, del Mimmo ed ora di pakistani emuli di Totò: audace colpo di di acqua dei soliti ignoti .