Cronache

Gino Cecchettin: "Perdonare Turetta? Non lo escludo. Sul risarcimento ho provato disgusto"

Gino Cecchettin nella trasmissione Quarto Grado condotta da Gianluigi Nuzzi, rispondendo alla domanda sulla giustizia riparativa e un futuro confronto con Filippo Turetta

di redazione cronache

Gino Cecchettin: "Perdonare Turetta? È possibile, mi ci vorrà del tempo"

"Quei pochi minuti, durante la sentenza" di condanna all'ergastolo pronunciata nei confronti di Filippo Turetta martedì scorso dalla Corte d'assise di Venezia per l'omicidio di Giulia Cecchettin, "hanno cambiato totalmente il mio punto di vista. Come padre non è cambiato nulla, perché da un anno a questa parte non ho Giulia e non c’è giorno che non sia uguale all’altro. Mi sveglio la mattina con il dolore, il dolore di una mancanza forte. E si sente. Si sente come non mai. Anzi, più passa il tempo, più, quando penso a Giulia, ho un dolore più profondo. E quindi, da quel punto di vista, sapevo che la sentenza non avrebbe fatto differenza", ha raccontato Gino Cecchettin, intervistato da Gianluigi Nuzzi.

Quanto all'esclusione dell'aggravante dello stalking, "noi non possiamo sapere che cosa ha attraversato Giulia. Una pressione... di presenza, sia sui social che reale, è da considerarsi stalking - ha osservato Gino Cecchettin - Perché quando arrivano centinaia, se non migliaia, di messaggi al giorno, te lo ritrovi di fronte alla fermata dell’autobus. Sicuramente Giulia non deve aver attraversato dei momenti felici. Poi, sul fatto che non avesse paura, non lo possiamo dire solo perché sia uscita quel giorno lì. Magari Giulia quando vedeva Filippo tranquillo non aveva paura, poi...quando mandava migliaia di messaggi... in quel caso lì... magari si preoccupava".

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E alla domanda 'che cos’è la crudeltà?', "è infierire oltremodo sulla persona che stai conducendo alla morte. E penso che Giulia l’abbia attraversata tutta... Su questo penso non serva neanche discuterne", ha risposto papà Cecchettin, affermando inoltre, in relazione al risarcimento economico indicato in sentenza, che "questo è il momento dove ho sentito, forse, più disgusto. Perché, per forza di cose, viene paragonata la vita a una cifra. Ed è quanto di più avvilente un essere umano possa sentire...perché non c’è nessuna cifra che possa riparare l’affetto mancato di una figlia. Quindi, ecco, forse ho iniziato a sentirmi male proprio da quel momento lì. Quando ho sentito Giulia paragonata a delle cifre... come se tutto fosse quantificabile in questa vita".