Cronache
Giovanni Malagò attacca l'esecutivo sulla riforma del Coni

Giovanni Malagò se la prende con Giancarlo Giorgetti
Giovanni Malagò è manager scaltro ed avveduto, presidente del Coni dal 2013 e prossimo alla scadenza nel 2019.
Ieri si è riunito il Consiglio nazionale che ha approvato la mozione che dà i poteri a Malagò di trattare con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri e con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti.
Subito dopo Malagò è sbottato: “Questa non è la riforma dello Sport, questo è un modo elegante di occupare il Coni” e poi ancora: “Non è vero che è volontà della legge rispettare il contratto di governo…come si può pensare di creare una società e chiamarla Sport e Salute?”.
Giorgetti, a sua volta, dice che Malagò era d’accordo a cambiare il Coni, ma solo dopo la scadenza del suo mandato. Come dire: dopo di me il disastro.
Continua il leghista: “Al Coni c’è un’aria democristiana e va cambiato” e poi ancora: “ Il problema è che Malagò identifica il Coni con se stesso”.
Insomma una vera e propria guerra di potere che sottotraccia è un avvertimento a Malagò a non mettersi di traverso al progetto di riforma.
Il governo infatti vuole erogare direttamente -e non più tramite il Coni- i 416 milioni con cui finanza lo Sport italiano. Ma chi tiene i cordoni della borsa, come noto, comanda da qui la rivolta di Malagò che -come fa notare perfidamente Giorgetti- non è che avesse certo il plenum delle Federazioni a supporto del voto a suo favore, mancando ieri le più importanti come quella del calcio, del basket, del tennis, del nuoto e del rugby.
Speriamo ora che Malagò non la butti sulla politica con le solite accuse di ingerenza nello sport nazionale, visto che anche la sua nomina è stata voluta dalla politica e specificatamente nella scorsa legislatura con il centrosinistra e i suoi ottimi rapporti con Luca Lotti allora con la delega allo Sport nel governo Renzi.
Oltretutto c’è da decidere la sede delle Olimpiadi invernali del 2026 con la candidatura di Milano - Cortina sempre più forte visto il ritiro di Calgary e Stoccolma in difficoltà: non conviene a nessuno avere uno scontro di potere che nuocerebbe solo all’Italia.