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Strage di Erba, Garlasco e Yara: nell'epoca della cronaca "show" non conta nulla, nemmeno la Cassazione

La strage di Erba, il delitto di Garlasco, la morte di Yara Gambirasio... Che cosa comporta il non credere più a nulla. Il commento

di Andrea Soglio

Erba, Garlasco, Brembate ed i mali della giustizia che diventa uno show

Nel nostro ordinamento giudiziario la parola finale, decisiva, ultima e per certi versi anche “sacra” spetta alla Cassazione. Ed oggi i suoi giudici hanno detto “No” alla revisione del processo per la Strage di Erba rendendo così definitivo l’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Purtroppo però sappiamo già che questa non sarà la Fine. Ci sarà sempre chi crederà nell’innocenza dei due coniugi mettendo in discussione il lavoro di magistrati e giudici. Sia chiaro, ognuno è libero di avere la propria opinione. Libero di sostenere che Rosa e Olindo non sono i responsabili della morte di diverse persone, che Alberto Stasi non ha ucciso Chiara Poggi, che Massimo Bossetti non sia l’Orco reo del rapimento e della morte di Yara Gambirasio, e avanti con il caso di Avetrana, o la morte di Meredith Kercher.

Ormai è così, la giustizia non è più certa, nemmeno se lo dice la Cassazione. Ribadisco il fatto che il problema non sia la libertà di opinione ma chi, di questa libertà, se ne approfitta.

Da qualche decennio la cronaca nera si è conquistata le luci della ribalta, i programmi della tv, dal mattino a notte inoltrata, è uscita dal mondo cupo della cronaca nera ed è entrato nel mondo dello show business. Si, uno show. Ormai ogni grosso caso prevede un copione consolidato: c’è il colpevolista e l’innocentista ognuno dei quali farà di tutto per confermare la propria tesi, senza mentire, ma spesso evidenziando solo i fatti che rafforzano la propria teoria a scapito di quelli che la indeboliscono. Così a favore di Rosa e Olindo si dice di tutto di più, dimenticandosi che esiste la testimonianza dell’unico dei sopravvissuti. Del caso di Brembate negheranno la validità della traccia del dna di Bossetti, trovato sugli slip di Sara, ed avanti così. 

Il copione della cronaca-spettacolo prevede poi la comparsa di figure per anni rimaste nell’ombra: l’avvocato (ne ho visti con i miei occhi alcuni aggirarsi nei locali della Milano bene come delle star), il criminologo, il medico forense, l’esperto della scientifica. Figure che passano da un giornale all’altro, da uno studio tv all’altro. Senza dimenticare alcuni nostri colleghi che con le loro battaglie ci hanno costruito una carriera andata ben oltre il lavoro in redazione. Con l’immancabile libro in uscita.

Va purtroppo detto che ad agevolare tutto questo c’è stata anche la gestione di alcune indagini, piene, anzi strapiene, di errori da parte degli inquirenti che hanno dato spazio a dietrologie di ogni tipo. Ma questo non è mai una giustificazione sufficiente.

C’è infatti un rovescio della medaglia: chi lavora per la “confusione” di fatto mette in crisi la giustizia stessa a cui ormai non crede più nessuno. Non si crede nemmeno al risultato della perizia sull’inseguimento e la morte di Ramy a Milano. È tutto falso, manipolato da qualcuno per chissà quale ragione, una buona la si trova sempre. È tutto inutile ed irrilevante, dalle indagini al processo di primo grado, dall’appello fino, purtroppo, alla Cassazione.

Ps. Lo scorso anno, secondo il Garante dei detenuti, in Italia sono stati messi in carcere 960 innocenti a cui è stata rovinata la vita nel silenzio più totale perché le loro storie non fanno audience, non sono da show, da serie tv. Per loro se va bene ci sarà un trafiletto nelle pagine locali.