Cronache

Guerra Israele-Ucraina, Bergoglio si corregge ma la toppa è peggio del buco

Di Giuseppe Vatinno

La confusione continua a regnare sovrana a San Pietro facendo rimpiangere i tempi di Benedetto...

Papa Francesco consiglia il "coraggio della bandiera bianca" all'Ucraina. Polemiche su Bergoglio

Se in materia dottrinale Papa Francesco ha dato ampia prova di confusione, in politica è pure peggio. Il Pontefice è la disperazione del suo Segretario di Stato Pietro Parolin che non sa più che fare per frenare le dichiarazioni di Sua Santità.

Ogni volta che parla fa danni. Il cardinal Zuppi, a capo della Cei, la cosa l’ha capita bene da tempo ed è un po’ che ha lasciato la scena internazionale al suo legittimo proprietario e cioè appunto il cardinale Parolin che ora deve togliere le castagne dal fuoco.

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Questa volta tutto è nato dalla dichiarazione di Parolin che parlava ovviamente a nome del Papa: “Ho saputo che anche l’Italia… D’altra parte la Santa Sede lo ha detto fin dall’inizio. Da una parte, una condanna netta e senza riserve di quanto avvenuto il 7 ottobre, e qui lo ribadisco; una condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo, e qui lo ribadisco. Ma nello stesso tempo anche una richiesta perché il diritto alla difesa di Israele, che è stato invocato per giustificare questa operazione, sia proporzionato. E certamente con trentamila morti non lo è”.

L’Ambasciata israeliana presso la Santa Sede aveva definito queste parole “deplorevoli” ed aveva aggiunto: “Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di TUTTE (in maiuscolo, ndr) le circostanze e i dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate”.

A questo punto c’era stata l’irritazione del Vaticano e così l’Ambasciata israeliana era dovuta intervenire di nuovo: “In riferimento al comunicato stampa del 14 febbraio scorso, si desidera precisare che il comunicato originale era in lingua inglese e successivamente è stato tradotto in italiano. In inglese il comunicato, in riferimento alle parole di Sua Eminenza il cardinale Pietro Parolin, così recitava: It is a regrettable declaration. Nella traduzione in italiano è stata scelta la parola deplorevole, che poteva anche essere tradotta in modo più preciso con sfortunata”.

Ieri una nuova fase della querelle con Francesco che in una intervista concessa alla televisione della Svizzera italiana Rsi, per non sapere né leggere né scrivere ha bastonato tutti e due i contendenti: “A Gaza guerra tra due irresponsabili”. Non contento dell’ennesimo pasticcio ha voluto metterci il cosiddetto carico da undici: “e anche in Ucraina è venuto il momento di dire che la bandiera bianca non è una resa”.

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Una posizione questa che ha provocato le immediate proteste di Kiev ma anche degli alleati e turbamento nella Nato. E così il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, che si arrampicato sugli specchi per metterci una toppa, ha cercato di chiarire: “Il Pontefice ha usato il termine "bandiera bianca" solo in seguito all'immagine suggerita dall'intervistatore e, in realtà, il Papa non ha nemmeno usato la parola "Ucraina" nella sua risposta, parlando soprattutto di una situazione generica.

In un altro punto dell'intervista, parlando di un'altra situazione di conflitto, ma riferendosi a tutte le situazioni di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: “I negoziati non sono mai una resa". Sarà. Ma la toppa sembra peggiore del buco. La confusione continua a regnare sovrana a San Pietro facendo rimpiangere i tempi di Benedetto.