Cronache

Il barbone renitente

Giuseppe Vatinno

Non sempre vogliono essere aiutati

Nel “mondo alla rovescia” che ormai vige in Italia e per la verità anche all’estero (anzi forse ancor di più) c’è il fenomeno del “barbone renitente” che assume particolare visibilità in tempi di gelo.

Uscendo fuori dalla solita retorica ipocrita del politically correct che infesta l’Occidente, occorre infatti far sommessamente notare che non tutti (fermo restando i casi che meritano invece attenzione ed aiuto) i cosiddetti “barboni” o “senza fissa dimora” (termine orribile mutuato proprio dal pol. cor.) o “clochard” vogliono essere aiutati ed in ogni caso avanzano pretese, pongono limiti e dettano condizioni.

Ad esempio, un barbone straniero fuori San Pietro che il Tg1 ha intervistato si è “alterato” (eufemismo) quando la giornalista gli ha chiesto perché non andasse in una caserma per difendersi dal freddo.

Lui ha strabuzzato gli occhi ed ha cominciato ad inveiere “No regole, no regole”, “loro (ndr: sarebbero i militari) fano come li pare e noi dovemo tornare alle cinque”.

Capito il barbone?

Preferisce stare al gelo che avere delle regole, un pasto caldo, un rifugio.

Ed allora una domanda viene spontanea: ma non è che siamo noi che vogliamo a tutti costi aiutare gente che se ne frega della società e basta?