Cronache

Quando, fallito l'affido, il bambino ritorna in comunità

Emilia Russo, presidente di M’aMa, commenta l'aumento dei casi: “I genitori chiedano aiuto quando intercettano una difficoltà"

Affidi, il lato oscuro: il sottobosco degli esiti fallimentari

Redattoresociale.it racconta la storia di Liang e del suo difficile affido. Il piccolo ha delle gravi problemi di salute che hanno fortemente intaccato lo spirito propositivo della coppia affidataria, fortemente desiderosa di avere un bimbo. I due non sono riusciti a trovare un punto in comune, un supporto e alla fine hanno dovuto cedere: rinunciare a Lian per sempre, senza avere più sue notizie. Da quel giorno, la mamma del piccolo convive con un forte senso di colpa, riproponendosi sempre una sola domanda: “Avrei potuto fare di più?” Sorge spontanea la domanda: il caso di Lian è isolato?

Emilia Russo, presidente dell’associazione M’aMa dalla parte dei bambini, dichiara: “Quando si parla di affido nessuno parla mai dei bambini resi, perché per legge l’affido è un istituto a termine. In teoria la restituzione rappresenta la conclusione di un progetto, ma di fatto la maggior parte degli affidi sono sine die: Tribunali, servizi sociale e famiglie sanno che l’affidamento del minore non avrà un termine, perché la famiglia d’origine molto difficilmente riuscirà a prendere di nuovo il bambino con sé”.

La triste vicenda di Lian non può essere considerato un caso isolato, lo afferma anche Vittoria Manolio, giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, che di questi casi ne ha visti parecchi: “La famiglia che accoglie il bambino si può sentire in difficoltà e i servizi sociali possono intervenire in supporto o accompagnarla alla chiusura di questa esperienza. È chiaro che, dal punto di vista della famiglia e del bambino, si tratta di una situazione estremamente critica e drammatica e, specialmente per i minori, rappresenta un elemento di stress che sarebbe opportuno evitare. Bisognerebbe essere molto consapevoli, formati e supportati nei percorsi di affido e di adizione, perché il rischio di esporre il bambino a un ulteriore elemento traumatico è reale e, quindi, si dovrebbe evitare”

Lian è un bambino rifiutato, un piccolo che vive un secondo abbandono. Emilia Russo, ne parla così: “Anche se in termini di legge non si tratta di un abbandono, il ritorno in comunità rappresenta sempre un trauma per il bambino, che forse non troverà mai più una famiglia. Come MammeMatte cerchiamo di avere un atteggiamento non giudicante, accogliamo e raccogliamo anche i cocci delle famiglie che restituiscono i bambini, magari dopo alcuni anni, perché sappiamo che anche questo è un percorso doloroso i cui effetti accompagneranno per sempre quelle famiglie”.

Un elemento cardine, quando si sceglie di intraprendere il percorso dell’affido, è sempre fare rete e puntare sulla formazione. Lo spiega Emilia Russo, presidente di M’aMa: “Bisogna sapere a cosa si va incontro, fare formazione e, soprattutto, restare in contatto con il mondo dell’affido anche dopo l’arrivo del bambino. È importante frequentare i gruppi auto-mutuo-aiuto e usufruire di tutte le opportunità messe a disposizione dai servizi sociali del territorio di appartenenza. A volte, infatti, sono le stesse famiglie a non volersi fare aiutare, arrivano da noi quando sono alla canna del gas. E invece bisognerebbe chiedere aiuto per tempo e fare leva sulla forza della rete”.

 

 

 

 

 

 

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