Cronache

Influenza australiana che colpisce il cervello, Pregliasco ad Affari: "Virus aggressivo, può provocare confusione mentale e perdita del senso di orientamento. Ecco come proteggersi" 

di Marta Barbera

L'influenza australiana arriva anche in Italia: isolato il primo caso a Genova. Dai possibili coinvolgimenti neurologici ai 15 milioni di casi stimati per questo anno, il virologo analizza con Affaritaliani.it la stagione influenzale che sta decollando

Influenza australiana, primi casi in Italia. Su Affaritaliani.it l'analisi di Pregliasco 

Temperature ancora miti, altamente sopra la media, nonostante l'autunno sia già partito. Ma i primi malanni di stagione iniziano ad arrivare. E un allarme è già scattato: l'influenza australiana. Un virus che ha fatto registrare oltreoceano una delle stagioni più pesanti dell'ultimo decennio con oltre 15 milioni di persone contagiate. Il ceppo che si sta diffondendo della tipologia A-H3N2 pare essere il più virulento e pesante negli effetti rispetto agli altri sottotipi ed è anche più immunoevasivo, capace cioè di eludere parte delle nostre difese immunitarie.

Ora, l'influenza è approdata in Italia: si sono verificati casi in Lombardia, Piemonte e nel Lazio. Uno solo è stato isolato: a Genova un uomo di 76 anni "con un quadro clinico impegnativo e sintomi importanti" è stato ricoverato nel reparto di infettivologia al Policlinico San Martino. Per capirne di più Affaritaliani.it ha interpellato Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio oltre che professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Università degli Studi di Milano.

Prima il Covid, ora l'influenza australiana: il virus che arriva da oltreoceano sta già allarmando il nostro Paese con il primo caso di contagio isolato a Genova. Ma di che cosa si tratta?

Innanzitutto, va premesso che non esiste un’unica tipologia di influenza: ci sono tipi e sottotipi differenti. Possiamo riscontrare virus di tipo A e B. La tipologia A, che rappresenta le forme più pesanti di infezione, si suddivide a sua volta in A-H3N2 e H1N1. Il virus australiano, che è stato protagonista della stagione nell’emisfero australe, appartiene alla prima categoria. Un genere che oltre a risultare più aggressivo, è anche immunoevasivo, cioè nuovo. E’ una malattia che il nostro corpo ancora non conosce, in grado di mimetizzarsi ed eludere una parte delle nostre difese immunitarie. 

Una variante quindi più pericolosa rispetto alle influenze stagionali tradizionali?

Siamo di fronte a un ceppo 'aggressivo', ma a livello generale esiste da sempre una grande sottovalutazione dei possibili danni della salute legati all’influenza. La vera influenza si riconosce dal resto delle altre forme per tre cause: l’insorgenza brusca della febbre oltre i 38 gradi, la presenza contemporanea di dolori muscolari e articolari e di sintomi respiratori. Da quando c’è il Covid le cose si sono complicate: il virus ha manifestazioni camaleontiche e trasversali, dal niente (anche questa è la sua forza) ha forme che assomigliano all’influenza o anche di più.

C'è la possibilità che l'influenza australiana possa causare anche danni neurologici? 

Il virus australiano può provocare un coinvolgimento neurologico legato a una serie specifica di sintomi come confusione mentale e perdite del senso di orientamento. Non si tratta però di un danno permanente, come potrebbe essere quello causato da un ictus, bensì di un’infiammazione a livello di cellule nervose. Potremmo essere in presenza anche di una tempesta citomichimica eccessiva, ovvero una risposta immunitaria al di sopra dei livelli standard. I motivi però non sono ancora chiarissimi. Ciò che è certo è che si tratta di casi molto rari, ma possibili.

Esiste il pericolo di poter contrarre insieme Covid e questa tipologia di influenza? 

Sì, non è da escludere la possibilità di poter contrarre il Covid e l’influenza stagionale insieme. Il problema del primo, come detto pocanzi, è che ormai è in grado di mescolarsi facilmente con le altre infezioni. Si può manifestare nel giovane, come nell’anziano, anche in maniera totalmente asintomatica. Per questo, ancora oggi, è raccomandabile per i soggetti più fragili continuare a fare test Covid: se si è positivi è possibile per il medico di famiglia valutare di utilizzare un farmaco specifico, mentre per tutte le altre forme è sufficiente in una prima fase l’utilizzo di anti-infiammatori.

Con lo scoppio di questa nuova variante, come è possibile tutelarsi in anticipo?

Il vaccino antinfluenzale che è stato predisposto e aggiornato a febbraio 2024 contiene le varianti che già stiamo iniziando a vedere sporadicamente: chi decide di farlo è quindi ben coperto. Abbiamo capito però già col vaccino per il Covid che non si tratta di una protezione al 100%, ma di uno strumento in grado di ridurre le possibilità di contagio e soprattutto le complicanze. Va ricordato che il vaccino antinfluenzale è una possibilità per tutti, ma diventa una raccomandazione stringente per cardiopatici, asmatici, soggetti con tumori e chi è più avanti con l’età. Anche il richiamo per la vaccinazione Covid è da tenere in considerazione. 

Pare chiaro che la stagione invernale non prometta nulla di buono. Quanti contagi aspettarsi? Esistono già stime sui "decessi da influenza"?

Anno per anno l’influenza causa ospedalizzazioni o decessi che variano per un totale che varia dagli 8mila ai 20mila. Bisogna poi dire che in inverno non c’è solo il virus influenzale, ma anche forme meno pesanti. In particolare, per quest’anno ci aspettiamo una stagione ampia, con un totale di casi di influenza virus “cugini” oltre il dato dello scorso anno: più di 15 milioni.

Il cambiamento climatico è uno dei protagonisti del dibattito mediatico di questi giorni, dalle devastazioni in Emilia alla tragedia a Valencia. Tale crisi, sempre più forte, può "influenzare l'influenza"? 

Se da un lato il Covid ha una capacità diffusiva per i fatti suoi, dall’altro i virus influenzali e tutti i suoi “cugini” hanno una stagionalità che è legata alle temperature più basse. Quest’ultimi si avvantaggiano degli sbalzi termici: questo fa sì che la stagione complessiva si allarghi. In tal senso, le differenze di temperatura e la mancanza di un periodo di ‘mezzo’ generano un ampliamento della curva complessiva che può iniziare a ottobre e terminare a marzo inoltrato. Quest’anno la stagione influenzale sarà quindi ‘pesante’ sia per la tipologia di virus che per la possibilità di andare incontro a temperature più estreme. Fattori che facilitano il dilagare e l’aumento dei contagi.

 

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