Cronache

Io multato mentre cenavo in un locale a Firenze. La testimonianza diretta

di Pietro Furlan

A Firenze puoi pranzare al ristorante, ma guai a cenare. In atto una "guerra" fra alcuni ristoratori e il sindaco Nardella

“Galeotta fu la cena a Firenze!” potrebbe essere l’incipit di una bella storia al chiaro di luna sulle rive dell’Arno. Purtroppo, però la realtà è diversa come dimostra la spiacevole vicenda accadutami lo scorso giovedì. Era tardo pomeriggio quando arrivai a Firenze per lavoro e, stanco dal viaggio e a digiuno ormai da alcune ore, decisi di recarmi al ristorante - pizzeria “da Tito” di via Baracca, aderente all’iniziativa nazionale #IOAPRO1501, certo quindi di trovarlo aperto per poter consumare in loco, complice anche il freddo e il maltempo che avrebbero reso complicato l’asporto.

Poco dopo essermi seduto al tavolo che non erano ancora le 20 hanno fatto irruzione nel locale una dozzina di poliziotti che intimando ai presenti di non muoversi e bloccando l’ingresso si sono fatti consegnare i documenti di tutti gli avventori per accertamenti. Nonostante fosse stato assicurato che si trattasse solo di un controllo, tuttavia poco dopo gli agenti hanno iniziato, recandosi tavolo per tavolo, a compilare moduli di accertamento in uso alla polizia stradale tra lo sconcerto e l’incredulità generale. Sanzionati quindi tutti i presenti, incluso il sottoscritto, con una multa da 400 euro ciascuno perché colpevoli di mangiare.

Una situazione avvenuta in un clima surreale, durante la quale è accaduto persino che alcuni agenti redigessero verbali scrivendo tra pietanze e bicchieri, sullo stesso tavolo dove stava cenando una famiglia alla presenza di due bambine sgomente. Disposti anche cinque giorni di chiusura per il locale, da sommarsi ai cinque comminati nel corso di un altro controllo effettuato la sera precedente, durante la quale sono state trovate e multate 31 persone che stavano cenando. Idem venerdì sera, quando dopo l’ennesimo blitz delle forze dell’ordine sono stati multati i clienti a cena ma non il titolare, Momi El Hawi, già sanzionato la sera del 15 gennaio scorso, data a partire dalla quale ha deciso di aprire regolarmente ogni sera.

Dopo centocinquant’anni dunque Firenze torna ad essere la capitale d’Italia. Il nuovo Risorgimento riparte dal capoluogo toscano e stavolta il nemico non è straniero. È in gioco infatti per centinaia di migliaia di esercenti nel settore della ristorazione e dei servizi la libertà di svolgere onestamente ed in sicurezza la propria attività lavorativa. La resistenza di Momi e degli altri ristoratori di tutta Italia aderenti all’iniziativa #IOAPRO1501 è infatti prima di tutto una battaglia di libertà per i diritti fondamentali, a partire dal lavoro, come affermato nel primo articolo della nostra Costituzione.    

In relazione alle misure di contenimento del contagio da COVID 19, oltre ad essere stati fatti nei mesi scorsi ingenti investimenti per elevare le misure di sicurezza e prevenzione all’interno dei locali, è bene ricordare che sono stati adottati protocolli molto stringenti a partire dall’aumento delle distanze tra i tavoli, anche a detrimento del numero di coperti. Eppure, nonostante tutto ciò, in Toscana, che assieme alla Campania sono le uniche due regioni italiane sopra i tre milioni di abitanti ancora in “zona gialla”, ovvero con un numero minore di contagi e di decessi rispetto alla media nazionale, è concesso ai pubblici esercizi come bar e ristoranti di svolgere la propria regolare attività nell’ora di pranzo ma è vietato - ceteris paribus – tenere aperto per ora di cena, ossia appena qualche ora dopo. Esistono forse prove della recrudescenza del virus al tramonto?

Entrando poi nel merito delle sanzioni comminate agli avventori presenti, si ravvisa espressamente nella normativa vigente il divieto per i ristoranti e i bar di tenere aperto al pubblico la sera ma non si fa in alcun modo riferimento al divieto individuale per le persone di consumare pasti all’interno del locale. Risulta dunque come minimo stravagante la logica che porti a sanzionare gli avventori anziché il titolare del locale se non nell’ottica di una mirata strategia dell’autorità che, non paga di non esser riuscita a far desistere l’esercente dal rimaner aperto, mira a scoraggiare i clienti che intendano recarsi per cena per timore di essere sanzionati. Quale sarà ora la prossima mossa?