Cronache

Le tesi LGBTQ irritano anche le donne, siamo costretti alla difesa dell'ovvio

Di Giuseppe Vatinno

Ormai siamo costretti alla difesa dell’ovvio contro le farneticazioni antiscientifiche di una minoranza violenta

Il significato era che mentre è biasimata una bianca che si spaccia per nera non si può criticare un maschio che si spaccia per femmina o viceversa. Questo gli valse la qualifica di “transofobo”. Per capire quello che è successo occorre capire che dentro il progressismo mondiale LBGTQ+ e chi più ne ha più ne metta vige un clima di terrore “normofobo” e cioè non si può esprimere più alcuna opinione che sia diversa da quella del mainstream senza incorrere nella gogna social.

Una atmosfera mefitica e antidemocratica che per fortuna da noi è stata arginata col blocco del cosiddetto illiberale decreto Zan. Anche recentemente c’è stata una forte polemica tra Luana Zanella dei Verdi e Sinistra italiana che ha votato con il centro – destra per rendere “reato universale” il cosiddetto “utero in affitto” o maternità surrogata. Ne avevamo parlato qui:

Questo perché ormai è del tutto evidente che le rivendicazioni LGBTQ+ vanno a discapito di quelle delle donne ed in ispecie delle femministe anche di sinistra. Ormai siamo costretti alla difesa dell’ovvio contro le farneticazioni antiscientifiche di una minoranza violenta. Aveva proprio ragione lo scrittore Gilbert Keith Chesterton che nel libro “Eretici” (1905) scriveva: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.