Cronache
Lega, ancora errori al Sud. Camorra, indagato il segretario ad Avellino
Camorra, sgominato il nuovo clan ad Avellino: 23 arresti e sequestri. Coinvolto anche un esponente provinciale della Lega
I voti della camorra al candidato della Lega Sabino Morano. È quanto emerge dall’inchiesta sulle elezioni comunali del 2018 dove sembrerebbe che il clan ‘Partenio’ abbia sostenuto esponenti della Lega. Come Damiano Genovese, il più votato con 350 preferenze che dopo 4 giorni dal voto è andato a trovare al carcere di Voghera il padre boss Amedeo Genovese, condannato per omicidio e associazione mafiosa, esclamando: “Ho vinto, stiamo al comune”. Secondo la Procura di Napoli, in quelle elezioni la camorra ha appoggiato Genovese e il candidato sindaco del centrodestra Morano, attuale coordinatore provinciale della Lega, indagato adesso per voto di scambio politico-mafioso. Dopo le perquisizioni a casa e in ufficio, Morano si è autosospeso dal partito.
Dalle indagini sarebbe emerso l’impegno in suo favore da parte di esponenti del clan Genovese, egemone nell’area di Avellino. Come detto anche Genovese jr è indagato perché, con altri esponenti del clan, avrebbe pilotato consensi in favore di Morano, garantendosi in cambio l’impegno futuro dell’aspirante sindaco a favorire alcune pratiche amministrative in materia di concessioni edilizie di interesse della famiglia Genovese.
L'inchiesta, 23 arresti e sequestri nel nuovo clan ad Avellino
Dei 23 indagati nell'inchiesta della procura napoletana sul nuovo clan Partenio di Avellino, 18 sono in carcere e 5 ai domiciliari; rispondono a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsioni, detenzione di armi. Reati commessi tra Avellino, Bagnoli Irpino, Montella e Monteforte. La misura cautelare è stata emessa dal gip di Napoli il 17 settembre. Effettuate circa 20 perquisizioni domiciliari anche nei confronti di affiliati al gruppo Forte, dedito alla turbata libertà di incanti con l’aggravante di agevolare il clan per cui si procede, nonché nei confronti di esponenti politici locali in relazione a ipotesi delittuose di scambio politico mafioso. L’operazione di polizia giudiziaria, denominata Partenio 2.0 prende il nome dall’evoluzione del clan Genovese di Avellino, poi denominato clan Partenio e successivamente, dagli odierni indagati ribattezzato Nuovo Clan Partenio.
Le indagini sono iniziate nell’estate 2017, dopo le dichiarazioni rese durante un interrogatorio di garanzia da Francesco Vietri (condannato il 24 settembre alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Michele Tornatore). Avviate per trovare riscontri una serie di attività tecniche sul conto di diversi pregiudicati tra cui Pasquale e Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, iego Boccieri ed Elpidio Galluccio, quezti ultimi due già coinvolti in un sequestro di persona ad Avellino proprio per conto del clan. Intercettazioni telefoniche, ambientali e di videosorveglianza davano conferma che gli indagati appartenevano a un unico contesto criminale e che l’autolavaggio di Dello Russo, nel rione Mazzini di Avellino, era il luogo di incontro per pianificare le attività illecite. Immagini da videosorveglianza, nel corso di un incontro avvenuto tra due esponenti del gruppo criminale, hanno immortalato un rito antiquato ma tipico degli affiliati alle organizzazioni criminali di tipo camorristico, ovvero il saluto tra i due affiliati mediante un bacio sulle labbra. Questa scena registrata per la prima volta in data 7 settembre 2017 dalla videocamera di sorveglianza si è ripetuta più volte nel corso della indagine, confermando quanto aveva già raccontato Ernesto Nigro durante una conversazione avvenuta all’interno della sua Audi A6 con un suo conoscente: “…Quando arriviamo la in cima che stava tutta ... là... si baciavano in bocca! Sai che vuol dire? Entra Carminuccio (ndr VALENTE Carmine alias caramella) con Pasquale il bacio in bocca, quell'altro ragazzo uh... eh... si baciavano in bocca! Quelli là per baciarsi in bocca Ferdinando.... tu lo baceresti una persona in bocca?...per baciarsi in bocca, ma la veramente c'è la fratellanza! E là non si sposta una pietra senza che quelli li sanno! Ed oggi il perno principale! Il perno! neanche Carminuccio! prima era Carminuccio (ndr. Carmine Valente) ora Pasquale! (ndr. Galdieri Pasquale)…”.
Nel corso delle indagini, inoltre si riuscivano a ricostruire diversi episodi della pericolosità della cosca, come quando A.S., di Monteforte Irpino, era stato portato al cospetto di Carlo Dello Russo perché non aveva onorato un debito che aveva contratto con altre due compaesani; i creditori si erano rivolti al boss consapevoli di chi fosse costui, e gli avevano chiesto di intervenire nella vicenda per riavere il loro denaro. "Dalla piazza di Monteforte, con la sua suddetta autovettura Fiat Grande Punto di colore grigio, quest’ultimo mi conduceva a Mercogliano presso l’abitazione del suddetto malavitoso di nome Carlo, il quale appena entravo in casa sua mi aggrediva mettendomi le mani alla gola urlandomi in dialetto: “Per stasera se non porti i soldi a monteforte, ti taglio la testa e ci piscio dentro. qua comandiamo noi, se non l’hai capito apparteniamo al clan, li conosci i fratelli Pasquale Galdieri e Nicola. Se non paghi ti ammazzo. non mi interessa se hai gia’ pagato, visto che non hai finito di pagare il debito a franco e martino, ora non devi piu’ avere a che fare con loro, ma solo con noi. ci devi dare di nuovo tutto e cioe’ duemila euro per uno e duemila euro per l’altro, da versare duecento euro al mese nelle mani di Ferdinando iniziando da ora, da questo mese di ottobre”, mise nero su bianco ai carabinieri la vittima.
Sono 14 gli episodi di usura documentati dall'inchiesta per un giro d’affari di circa 1.000.000 di euro, 7 quelli di estorsione (tra queste due a danno di imprese edili), e diversi di detenzione di armi. Pasquale Galdieri, inoltre, avendo appreso che la famiglia Forte di Avellino aveva creato un’illecita attività relativa all’acquisizione di immobili posti all’asta, attraverso Damiano Genovese aveva pattuito una percentuale del 50% sui ricavi derivanti da questa illecita e lucrosa attività. Sequestro preventivo d’urgenza per due autorimesse adibite a parcheggio autovetture, un lavaggio, due società di costruzioni e diversi conti correnti bancari. Inoltre sono stati notificati avvisi di garanzia e perquisiti per il reato 416 ter (scambio elettorale politico-mafioso) nei confronti di esponenti provinciale della Lega e di Damiano Genovese, figlio del boss Amedeo. Sono state effettuate anche perquisizioni presso studi legali per la ricerca di documentazione utile a dimostrare il reato di turbativa d’asta nel settore immobiliare a carico del “gruppo Forte”.