Leonardo Da Vinci, Salvator Mundi battuto all'asta per 450 milioni: è record
E' stato battuto all'asta per 450 milioni di dollari il Salvator Mundi di Leonardo
BATTUTO ALL'ASTA PER 450 MILIONI DI DOLLARI IL SALVATOR MUNDI DI LEONARDO
E' stato battuto all'asta per 450 milioni di dollari il Salvator Mundi di Leonardo, che diventa il quadro più caro mai venduto al mondo, polverizzando qualsiasi precedente record. L'opera, olio su tavola di noce che misura 65,7 × 45,7 cm, raffigura un'immagine di Cristo che benedice, tenendo in mano un globo trasparente. Era stata valutata da Christie's 100 milioni di dollari. Secondo la casa era l'ultima tela di Leonardo rimasta in mani private. Durante la conferenza stampa seguita alla vendita, non è stato fornito alcun indizio sul facoltoso acquirente: sino a ieri Salvator Mundi Salvator Mundi apparteneva a una magnate russo che vive da tempo all'estero, Dimitri Rybolovlev, patron dell'As Monaco.
IL SALVATOR MUNDI DI LEONARDO DIVENTA IL QUADRO PIU' CARO DELLA STORIA
La sessione di vendita da mozzafiato a New York è durata 19 minuti, ha visto oltre 50 rilanci e metà strada si è trasformata in un duello tra due offerenti anonimi. Il colpo di martello è arrivato a quota 450 milioni di dollari, che sono diventati 450,3 milioni con tasse e diritti di vendita. "E' stato un grande momento per Christie's e, credo, per il mercato dell'arte", ha commentato il direttore generale della casa d'aste Guillaume Cerutti. La cifra non ha precedenti nella storia delle vendite di quadri: il prezzo più vicino per una transazione tra privati, secondo i media Usa, è quello realizzato da Interchange di Willem De Kooning, venduto due anni fa per 300 milioni di dollari. Una simile cifra sarebbe stata pagata per un Gauguin, sempre nel 2015. Salvator Mundi ha tra l'altro una storia con aspetti controversi, la sua attribuzione non è stata univoca, tra quanti vi vedono la inconfondibile e certa mano del maestro fiorentino e quelli che credono che piuttosto l'opera sia stata realizzata da un discepolo di Leonardo, Giovanni Boltraffio.