Cronache
Guerra Israele-Gaza, Liliana Segre e la sua teoria del genocidio
Secondo Segre lo Stato di Israele non starebbe commettendo genocidio. Ma quali sono i caratteri tipici di tale crimine? L'analisi
Liliana Segre e la sua teoria del genocidio
La Signora Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz dove era stata internata tredicenne, dopo un silenzio di molti decenni divenuta testimone ed educatrice degli scolari e del popolo italiano, nominata Senatrice a vita dall’attuale Presidente della Repubblica, ha un suo stile di comunicare asciutto e immediato, dal quale traspare la sua lunga meditazione e il suo buon senso. E’ facile sentirla come una mamma un po’ severa o, a seconda dell’età, una nonna. Si batte contro l’intolleranza, il razzismo, e l’antisemitismo.
Il marzo di quest’anno la Signora Liliana uscì con un’affermazione che fu approvata da molti, trovata sconcertante da altri: “Dire che Israele commette un genocidio diventa una bestemmia.” Non disse che era falso. Disse che dirlo offendeva i sentimenti più profondi di una comunità, restando indeterminato se la comunità fosse quella degli ebrei milanesi, ai quali si stava rivolgendo, o di qualche gruppo più ampio. Si può ricordare che l’ipotesi, o addirittura la tesi, che il governo israeliano stia commettendo un genocidio dei palestinesi è stata finora respinta da numerose personalità e gruppi: a partire da quell’altra figura molto riverita, questa volta in Germania, Jurgen Habermas, un filosofo di grande autorevolezza. Egli insistette sul diritto di Israele a difendersi, entro i limiti della legge internazionale, ed escluse qualsiasi possibilità di un genocidio. E poi tacque. Nulla di ciò che è accaduto successivamente lo ha indotto a rompere il suo silenzio di pur saggio vegliardo.
Alcuni politici tedeschi si spinsero più oltre, a sostenere che in base alla loro Costituzione lo Stato di Israele e i suoi cittadini erano da ritenere innocenti di qualsiasi crimine. Alcuni esperti giuristi israeliani dissero che il loro Stato aveva accolto le vittime del genocidio ed era identificato con esse, e pertanto non poteva attuarne uno; altri, che l’idea del crimine di genocidio era dovuta alle riflessioni di un giurista polacco di fede ebraica, e che pertanto il governo di Israele, Stato che si proclama ebraico, non può esserne responsabile.
I due “pertanto” introducono dei non-sequitur. Da ultimo, si può ricordare la raffica di commenti negativi subiti dal Papa, di un cui libro di uscita imminente alcuni quotidiani pubblicarono alcune pagine, compresa l’osservazione che sarebbe stato desiderabile un accurato esame dell’accusa di genocidio mossa allo Stato di Israele. “Così il Papa alimenta l’antisemitismo”, fu il corale commento. La stessa Edith Bruck, altra sopravvissuta ad Auschwitz, volendo forse scusare il Papa, disse che pensava che egli non capisse le conseguenze nefaste di quel suo commento. Nessuna delle persone citate sin qui, neppure il Papa, sembrano a conoscenza del fatto che pure al suo annuncio fece molta impressione sull’opinione pubblica mondiale, che lo Stato di Israele è stato accusato di genocidio dalla Repubblica Sudafricana davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. La Corte ha accettato di occuparsene, ed emesso una serie di ingiunzioni allo Stato di Israele per ridurre il rischio che il genocidio avvenga. Lo Stato di Israele le ha del tutto ignorate.
Però la Signora Segre è una persona di carattere, e nella lettera al Corriere del 29 Novembre riprende l’argomento in modo inatteso e radicale: lo Stato di Israele non starebbe commettendo genocidio. Molti difensori della politica militare di Israele invocano il diritto e il dovere del loro Stato di difendersi, e le migliaia di bambini maciullati sarebbero una spiacevole ma inevitabile contingenza incidentale. Non così la Signora Segre: il comportamento dello Stato israeliano è forse criminale, ma i crimini di cui è accusato non rientrano nella fattispecie del genocidio. E qual è la fattispecie?
Ecco la risposta:
Caratteri tipici dei genocidi sono essenzialmente due: uno è la pianificazione della eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria, l’altro è l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra. Anche i genocidi commessi durante le due guerre mondiali (armeni, ebrei, rom e sinti) non ebbero la guerra né come causa né come scopo, anzi furono eseguiti sottraendo uomini e mezzi allo sforzo bellico.”
Io credo che questa sia una formulazione interessante anche se probabilmente andrebbe raffinata soprattutto per ciò che riguarda la “guerra”. Ad esempio, se il governo di uno Stato subisce una rivolta di una parte della sua popolazione, poniamo, una minoranza etnica, e impiega l’esercito per sterminarla, questa è una guerra? E se non è una guerra l’eventuale annichilamento degli insorti non potrebbe vedersi come un genocidio? Ad esempio non diciamo tutti che lo Stato Islamico tentò il genocidio degli yazidi? Più in generale, la contemporaneità di una guerra è una condizione necessaria perché vi sia un genocidio? E quale rapporto deve esservi tra la popolazione vittima dei massacri e i due o più belligeranti? Ma c’è un’obiezione ben più semplice all’impiego di questo concetto: non è quello della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, alla quale lo Stato di Israele aderisce dal 1948:
Articolo I, Le Parti contraenti confermano che il genocidio, sia che venga commesso in tempo di pace sia che venga commesso in tempo di guerra, è un crimine di diritto internazionale che esse si impegnano a prevenire ed a punire.
Articolo II, Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Notiamo che le perplessità sulla formulazione del secondo requisito della proposta della Signora Segre sono dissolte in quella degli articoli I e II della Convenzione. La guerra non c’entra con il genocidio. Questi due articoli, naturalmente, non esonerano più a priori Israele da un’accusa di genocidio. Si potrebbe anche dire che tutto dipende dal concetto di genocidio che si sceglie. Giusto. Ma il concetto rilevante è quello della Convenzione, che dopo tutto fu scritto da un valente giurista e riflette l’accordo di 152 paesi.