Cronache

Liporace, spuntano 13 faldoni di rimborsi spese "sospetti" dati alle fiamme

Di Redazione Cronache

Grazie a vantaggi al generale i Fabbro hanno confessato di aver ottenuto nel 2019 l’appalto da 695.000 euro per le pulizie della Scuola Allievi Sottufficiali

Liporace, spuntano 13 faldoni di rimborsi spese "sospetti" dati alle fiamme

Il computer contenente la vera contabilità del fallimento Parmalat, distrutto a martellate, rimane l'immagine simbolica, ma ora è superata dal falò delle tangenti dei fratelli Fabbro, "un’operazione eseguita nel dicembre 2022 con l’incenerimento e smaltimento di 13 faldoni di documentazione contabile sui rimborsi spese, dove, come confermato dall'interrogatorio di William Fabbro, si celavano regalie e utilità corruttive". Lo riporta l'edizione milanese del Corriere.

Un vero peccato, poiché l’arresto del generale dei carabinieri Oreste Liporace è collegato proprio ai fratelli Massimiliano e William Fabbro, che fino al 2022 erano a capo di un gruppo con un fatturato di 130 milioni di euro nel settore della ristorazione.

Grazie a vantaggi al generale come 22.000 euro in falsi affitti o 11.500 euro in borse Louis Vuitton e biglietti dello stadio, i Fabbro hanno confessato di aver ottenuto nel 2019 l’appalto da 695.000 euro per le pulizie della Scuola Allievi Sottufficiali dell’Arma a Velletri, "truccato" con l’aiuto dell'imprenditore laziale Ennio De Vellis, monopolista dei traslochi di polizie e servizi segreti, anche lui arrestato.

È su questi due assi – Fabbro e De Vellis – che l’indagine cerca di avanzare. La perquisizione a casa di un agente dei servizi segreti (non ancora indagato) in servizio all'Aisi indica che si ha qualche idea sui 165.000 euro pagati dai Fabbro a De Vellis come intermediazione per entrare nel mondo degli appalti dei servizi segreti coordinati dal Dis della Presidenza del Consiglio: obiettivo raggiunto con due inviti a gare, la seconda delle quali vinta per 15 milioni di euro nel 2020.

L’ipotizzato traffico di influenze illecite e l’importo degli oltre 200.000 euro pagati dai fratelli Fabbro all'imprenditore Angelo Guarracino spingono Ros e GdF a esaminare quest'altro traffico di influenze: "Mi chiese una sorta di collaborazione, in modo – dice uno dei Fabbro ai pm – che io ottenessi appalti per cui lui non aveva i requisiti e poi subappaltassi una parte a lui.

Un giorno Guarracino mi disse che in Vaticano un suo compaesano, tale Gennaro Esposito detto Rino, era segretario particolare del cardinale Francesco Coccopalmerio, colui che affidava vari lavori di ristrutturazione. In particolare c’era in ballo un lavoro di ristrutturazione delle chiese della Diocesi di Camerino per 30 milioni".

"Guarracino - continua - mi disse che mi poteva far entrare in questo mondo, ma prima dovevo fare una donazione a una fondazione facente capo a Coccopalmerio, che si occupava realmente di opere caritative, e poi dovevo retribuire lui (Guarracino, ndr), cosa che feci pagandogli due fatture per 60 mila euro. Per il contatto avuto con padre Alfonso De Ruvo per un appalto di 3 milioni, Guarracino mi ha chiesto anche qui una somma, e gli ho dato 180 mila euro. Non si trattava certo di una millanteria di Guarracino, ne sono certo", ma nel 2022, "mentre eravamo in dirittura d’arrivo, sono stato arrestato per corruzione a Milano".

Il filone d’indagine su De Vellis ha portato all’indagine per corruzione dell'ex deputato e sottosegretario PD al Ministero dell'Interno, Gianpiero Bocci, per l'ipotesi che 12.000 euro fatturati a lui nel 2019 come consulenze da una società di De Vellis fossero collegati all'affidamento a De Vellis nel 2017 di un appalto da 63.000 euro del Viminale per servizi di facchinaggio: "Una consulenza nel 2019 da privato cittadino a una società che solo oggi Bocci apprende avesse ottenuto nel 2017 un appalto del ministero di cui non si è mai occupato", replica l'ex pm Alessandro Cannavale, difensore del politico, condannato tre giorni fa a Perugia in primo grado a 2 anni e 7 mesi per associazione a delinquere riguardante concorsi truccati nella sanità.